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Da "Umanità Nova" n.09 dell'11 marzo 2001

Letture

Francesco Germinario, Estranei alla democrazia. Negazionismo e antisemitismo nella destra radicale italiana, BFS Edizioni, Pisa 2001, pagg. 112, Lire 20.000.

La democrazia è un'infezione dello spirito.
(Pino Rauti, 1954)

Se è vero che il metodo della permanente revisione dei risultati raggiunti appartiene alla stessa ricerca storica e che le polemiche attorno al revisionismo storico risalgono almeno al dibattito che vide Gramsci contrapporsi a Croce, è pur vero che da alcuni decenni per "revisionismo storico" s'intende quella corrente di giornalisti, intellettuali e politici che, seppure con argomentazioni ed accenti diversi, mettono in discussione la storia dei fascismi europei e della Seconda Guerra Mondiale giungendo, in taluni casi, a negare l'esistenza dei campi di sterminio nazisti o a minimizzare la tragedia dell'Olocausto avvalorando la tesi degli 80 milioni di vittime del "comunismo".

Una parte di questa corrente "di pensiero" ha indubbiamente le proprie matrici ideologiche nella destra liberale e talvolta persino in circoscritti ambiti di sinistra, ma nella maggioranza dei casi si tratta di tendenze che hanno trovato la possibilità di affermarsi e diffondersi grazie soprattutto all'accoglienza e al sostegno, tutt'altro che disinteressati, incontrati in quell'estrema destra che si dichiara erede delle teorie naziste e fasciste.

Francesco Germinario, attento studioso delle idee e dei movimenti di destra e ricercatore presso la Fondazione L. Micheletti di Brescia, è l'autore di una serie di saggi, dedicati appunto al tema del negazionismo e dell'antisemitismo nella "destra radicale", raccolti nel volume "Estranei alla democrazia"; apparentemente tale titolo sembrerebbe voler accreditare una presunta estraneità del neofascismo alla democrazia politica, ma in realtà intende sottolineare il rifiuto "spirituale" da parte dei più estremi sostenitori della gerarchia e dell'oligarchia nei confronti di tutto ciò che presuppone l'uguaglianza tra gli esseri umani e tra i popoli, a partire dai principi universali sanciti dalla Rivoluzione Francese.

A differenza degli "storici revisionisti" Germinario non si proclama mai osservatore neutrale, ma le sue analisi sono svolte con metodo scientifico e costantemente documentate da riferimenti alle elaborazioni prodotte e divulgate dalla stessa destra radicale attraverso la sua pubblicistica, comprendente una notevole quantità di iniziative editoriali che vanno dalla fanzine dei cosiddetti "naziskin" alla rivista patinata al libro di successo di un Marcello Veneziani.

Questo ultimo lavoro di Germinario si articola in un primo saggio dedicato alla "Critica del mondialismo" con cui la cultura politica del radicalismo di destra individua una presunta cospirazione mondiale che, riecheggiando il "complotto plutocratico-giudaico-massonico" di mussoliniana memoria, metterebbe in pericolo le tradizioni, l'identità culturale e la purezza razziale dei popoli europei; tale teoria, che oggi cerca e talvolta trova sponde dei movimenti di sinistra anti-globalizzazione, ha avuto come padri il belga J. Thiriart ed il francese A. de Benoist, ma anche in Italia ha diversi epigoni quali, ad esempio, Gozzoli, Mattogno e Sella; il secondo capitolo è invece dedicato al filosofo J. Evola che dal giovanile dadaismo sarebbe in seguito passato al tradizionalismo e al "razzismo spirituale", diventando uno dei principali punti di riferimento culturale del neofascismo, mentre i successivi capitoli, rispettivamente, mettono a fuoco le vicende della pubblicistica negazionista in Italia e fanno il punto sull'accettazione e l'inserimento del revisionismo storico nel dibattito politico e nella polemica giornalistica anche all'interno della dialettica democratica.

Il volume si conclude quindi con un'appendice che fornisce una preziosa panoramica delle principali testate, case editrici e formazioni dell'estrema destra italiana, utile anche per meglio comprendere ed inquadrare gli avvenimenti attuali che dimostrano quanto sia pericoloso ed illusorio parlare di "pacificazione" quando c'è ancora chi evoca impunemente il ritorno all'ordine dei lager.

emmerre



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