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Da "Umanità Nova" n.09 dell'11 marzo 2001
inform@zione
Acqui Terme: corteo antirazzista
Circa mille persone hanno partecipato al corteo antirazzista svoltosi ad
Acqui Terme sabato 24 febbraio. La città governata dal sindaco "padano"
Bernardino Bosio vede ogni giorno crescere le manifestazioni di razzismo ed
intolleranza da parte della giunta leghista. Emblema dell'atteggiamento di
Bosio è stata la decisione di rimuovere dalla piazza centrale del paese
il monumento al partigiano. Acqui è città medaglia d'argento per
la resistenza e le memorie della lotta al nazifascismo sono patrimonio della
memoria e della storia popolare. Ma le iniziative di Bosio sono a tutto campo:
si va dalla chiusura della moschea in nome dei "valori cristiani e occidentali"
all'istituzione dei "vigili rambo". Il corteo, promosso dal Comitato
"Città aperta" con l'adesione di Rifondazione, Verdi e Centri sociali
era presente una folta delegazione di partigiani dell'Anpi ed i compagni del
gruppo Sciarpanera e del Forte Guercio di Alessandria. Nei giorni precedenti
quello che un cronista de "Il Piccolo" ha definito il "Giorno del Giudizio" il
sindaco Bosio ha creato un clima di allarme intorno alle paventate violenze
degli "squatter", inducendo numerosi commercianti a tenere abbassate le
saracinesche. La risposta dei manifestanti è stata improntata alla
derisione ed all'ironia. In sberleffo alla giunta gli slogan contro il sindaco
dei compagni del Guercio erano accompagnati da lancio di coriandoli. Il corteo,
costantemente accompagnato da ben due elicotteri della polizia, si è
concluso con un'assemblea di piazza.
Euf.
Pietrasanta: contro l'inceneritore
"Il primo cittadino è sempre il più cretino... E se viene
al corteo è pure il più babbeo". Con questo slogan scritto su uno
striscione e gridato dai compagni; con la determinazione e la volontà
espressa da tutti i presenti in piazza, il primo cittadino di Pietrasanta o
sindaco Mallegni che dir si voglia è stato respinto e allontanato dalla
manifestazione del 3 marzo promossa dal Coordinamento contro gli inceneritori e
la repressione.
Nei giorni precedenti la manifestazione dal palazzo comunale era tutto un
susseguirsi di inviti, più o meno velati, al boicottaggio della protesta
organizzata da chi intende continuare la lotta contro l'inceneritore del
Pollino di Pietrasanta e contro tutti gli inceneritori.
L'amato sindaco, sulla stampa e sulle televisioni locali, aveva invitato la
gente (vecchi e bambini in particolare) a rimanere a casa, cercando di far
passare tra la popolazione la paura che la manifestazione del 3 marzo sarebbe
degenerata a causa della presenza dei centri sociali: da ricordare che un anno
fa, alla manifestazione del 12 febbraio 2000, il signor Mallegni, candidato in
cerca di voti e non ancora eletto sindaco, si accodò al corteo per nulla
preoccupato delle "onde barbariche e devastatrici" dei centri sociali.
Sempre nei giorni precedenti al corteo, due compagni, uno del Coordinamento e
l'altro ad esso vicino, giustamente incazzati e risentiti erano andati di
persona dal sindaco rimediando da costui una denuncia per minacce ed
aggressione.
La misura era colma, non si poteva accettare una tale presenza oltremodo
squallida e provocatoria (con il sindaco forzaitaliota c'erano anche il
vicesindaco di AN ed altri esponenti di destra, tutti inceneritoristi
convinti), la piazza doveva rispondere. Ed ha risposto alla grande!
Il tentativo della giunta comunale di non far partecipare la popolazione alla
manifestazione e di isolare e criminalizzare i compagni del Coordinamento
è miseramente fallito. E l'intelligenza, l'ironia, la rabbia
collettivamente espressa hanno liberato la piazza ed il corteo da presenze
provocatorie ed arroganti.
Il 3 marzo in più di 600 - giovani e meno giovani, vecchi e bambini,
compagni di realtà di movimento (anarchici, comunisti, centri sociali,
etc.), compagni che non si vedevano da anni e che sono tornati, gente del posto
e gente lontana che lotta anch'essa in difesa della salute e dell'ambiente -
abbiamo urlato per diverse ore il no fermo e deciso all'inceneritore del
Pollino, ad una fabbrica di diossina e veleni che viene imposta con la forza e
sta per essere ultimata. In una città militarizzata e blindata come da
queste parti non si era mai visto, la manifestazione si è caratterizzata
dall'inizio alla fine per i contenuti di lotta improntati all'azione diretta,
al rifiuto della delega, all'assumersi in prima persona il compito di
soddisfare i propri bisogni. Giunti davanti all'inceneritore, presidiato in
maniera imponente e minacciosa, il corteo si sarebbe dovuto sciogliere; ma
nessuno era di questo parere e così siamo andati avanti, prendendoci la
strada passo dopo passo, metro dopo metro. Fino di nuovo a Pietrasanta in
centro, davanti al Comune, gridando ancora che non sarà la repressione a
fermare la lotta, ma la demolizione dell'inceneritore.
Giros
Mestre: consiglio di quartiere occupato dagli immigrati
Venerdì 2 marzo, di notte, la Guardia di Finanza ha fatto
irruzione in una casa, regolarmente affittata, situata in via Miranese;
all'interno dell'abitazione sono stati trovati 12 lavoratori immigrati
senegalesi, di cui sei "irregolari". Non senza insulti, percosse e minacce a
mano armata, la Guardia di Finanza ha posto sotto sequestro l'immobile, in
quanto vi sono state trovate una cinquantina di borse contraffatte. Così
12 persone si sono trovate sbattute per strada, tutto ovviamente nel rispetto
delle leggi vigenti. La risposta però è stata immediata e in
solidarietà sono subito accorsi circa un centinaio di immigrati e i
compagni della Rete Antirazzista di Venezia; sabato mattina è nata
così l'idea di occupare la sede del Consiglio di quartiere Mestre-Centro
per rivendicare il diritto alla casa. L'occupazione, siamo a lunedì
sera, continua ormai da tre giorni e tre notti e qualcosa, sia a livello
politico che legale, sembra muoversi; la polizia ha minacciato lo sgombero ma
il presidente del Consiglio di quartiere (Rifondazione Comunista) si è
dichiarato solidale con gli occupanti. Intanto la Lega Nord non ha perso
l'occasione per protestare contro la presenza nel Centro Civico di "soggetti
dediti ad attività illecite".
Marco
Brascia: caricati e pestati gli antirazzisti
Il 2 marzo un corteo antirazzista organizzato da Magazzino 47, Radio
Onda D'Urto, Rifondazione Comunista, Sindacati, studenti e esponenti delle
comunità straniere di Brescia è stato violentemente caricato
dalla polizia. Il bilancio è di 8 feriti gravi ricoverati in ospedale,
25 curati in pronto soccorso, 3 arresti e due denunce a piede libero.
Il corteo era stato promosso contro l'iniziativa xenofofa della Lega Nord: una
rete metallica doveva essere posta sulla strada che avrebbe visto il passaggio
dei leghisti per rappresentare simbolicamente un argine al razzismo e il
rifiuto della presenza della marmaglia bossiana.
La carica è partita all'improvviso e senza alcuna motivazione: i
poliziotti hanno colpito sia la testa che la coda del corteo, accanendosi con
ferocia contro persone disarmate. Sono stati pestati a lungo anche quelli che
cadevano in un crescendo di insulti, minacce e manganellate. La caccia all'uomo
è proseguita anche nei vicoli. Carabinieri e poliziotti urlavano il
grido fascista "Boia chi molla!"
Il Coordinamento Antirazzista della FAI ha emesso un comunicato che riportiamo
di seguito: "Esprimiamo la nostra solidarietà militante ai compagni e
agli immigrati bresciani brutalmente caricati dalla polizia. Il potere ancora
una volta ha mostrato il suo vero volto, quello della repressione. Contro il
razzismo di stato la lotta non può che continuare."
Eufelia
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