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Da "Umanità Nova" n.10 del 18 marzo 2001
Bologna: un convegno sull'estrema destra
I soldati dell'autoritarismo
Il Convegno sull'estrema destra politica e sociale, svoltosi a Bologna domenica
4 marzo su iniziativa di alcune strutture e testate (Archivio Antifascista,
Osservatorio storico di Intermarx, Umanità Nova, Sindacalismo di Base)
che da tempo seguono con attenzione i movimenti neofascisti, ha senz'altro
rappresentato un momento importante e tutt'altro che fine a se stesso, sia sul
piano dell'acquisizione collettiva di una più approfondita conoscenza
delle diverse espressioni organizzate con i loro rispettivi riferimenti storici
ed ideologici, sia sul piano di una riflessione più generale sulle
implicazioni politiche e culturali connesse alla preoccupante ricomparsa sulle
scene sociali europee della destra in tutte le sue varianti, da quella
parlamentare a quella squadrista, da quella etnico-nazionalista a quella
anti-globalizzazione.
La giornata di studi si è aperta con la relazione di Giorgio Sacchetti
della "Rivista Storica dell'Anarchismo" che ha affrontato da un punto di vista
sostanzialmente storiografico le diverse interpretazioni del fascismo nelle sue
diverse fasi, tra rivoluzione e reazione, sottolineando come l'eredità
politica del primo fascismo del '19, antiborghese e socialistico, dopo essere
riemerso durante la Repubblica di Salò ha continuato a vivere nelle
istanze "rivoluzionarie" ed eversive delle nuove formazioni estremiste della
destra cresciute nel secondo dopoguerra all'ombra degli apparati del nuovo
stato democratico nato dalla resistenza. Inoltre la comunicazione di Giorgio
Sacchetti ha messo bene in evidenza come "le paure di fine secolo indotte dagli
irreversibili processi di mondializzazione dell'economia in atto,
dall'insicurezza generalizzata e dallo smarrimento di quel senso di
appartenenza prima "garantito" dalla partecipazione disciplinata al ciclo
produzione/consumo, hanno costituito la principale spinta emozionale per le
più vaste adesioni alla destra antidemocratica di oggi".
Dopo questa relazione, vi è stato l'intervento di Cosimo Scarinzi di
"Sindacalismo di Base" che, approfondendo il rapporto tra l'affermarsi in
politica di tendenze neofasciste, o comunque populiste, e l'emergere nel mondo
del lavoro di derive neocorporative, ha portato la sua testimonianza di
militante sindacale all'interno delle lotte degli insegnanti durante le quali,
solo pochi mesi fa, si è visto il segretario di Alleanza Nazionale
portare il proprio appoggio al sindacato non-confederale Gilda.
Purtroppo poi è mancata la presenza di Mario Coglitore, assente per
gravi e tristi eventi familiari, che avrebbe dovuto soffermarsi sul "filo nero"
che, dalla fine del secondo conflitto mondiale ad oggi, ha visto gli organici
fascisti della Repubblica Sociale Italiana, velocemente amnistiati e
reintegrati all'interno dell'apparato statale, risultare per decenni coinvolti
nelle trame eversive, nei servizi paralleli, nelle strutture segrete della Nato
come Gladio e nella strategia della tensione col suo terrificante corollario di
stragi di Stato.
Comunque tale "continuità" è stata sottolineato da un intervento
di un compagno che ha ricordato il recente caso di Pio Filippani Ronconi,
rispettabile accademico orientalista e scomodo collaboratore "culturale" del
Corriere della Sera, col suo passato nelle SS prima e nei servizi segreti
italiani poi, sino a metà degli anni Settanta, rimanendo inquisito anche
per la strage di Piazza Fontana.
Nel pomeriggio, vi è quindi stata la relazione curata dall'Archivio
Antifascista che ha individuato nelle componenti "nazionalbolsceviche" del
nazismo degli anni '20 e '30 ( Rivoluzione Conservatrice, Fronte Nero,
Widerstand, ecc.) fatte poi liquidare da Hitler durante la Notte dei Lunghi
Coltelli, nei "fascisti rossi" di Salò e nelle teorie di Jean Thiriart,
fondatore negli anni '60 di Jeune Europe, i riferimenti ideologici ed
organizzativi di quei settori fascisti che oggi, rifiutando d'essere collocati
a destra, si dichiarano nazionalcomunisti o nazionalcomunitaristi,
fiancheggiando i movimenti antagonisti e antiglobalizzazione che peraltro hanno
al loro interno posizioni ambigue ed analisi tutt'altro che impermeabili, vedi
l'antiamericanismo viscerale, l'ecologia profonda, il latente interclassismo di
categorie quali la "società civile".
Dopo questo esame del fascismo "sinistrorso", vi è stata la relazione -
molto attesa - riguardante Forza Nuova presentata da Claudia Cernigoi de "La
nuova alabarda", autrice di una contro-inchiesta sul nuovo gruppo emergente
dell'estrema destra, le cui ingenti risorse economiche e gli appoggi politici
da parte della destra parlamentare - Forza Italia in primis, ma anche la Lega
Nord- sono ormai un dato di fatto; in tale relazione uno degli aspetti
più interessanti emersi è quello riguardante la "strategia della
comunicazione" adottata da Forza Nuova che riesce a calamitare l'attenzione dei
media e delle forze politiche anche semplicemente annunciando proprie
iniziative, mentre non esiste analoga attenzione anche da parte degli
antifascisti verso le manifestazioni e la propaganda di altri raggruppamenti e
partiti (Fiamma Tricolore, Fronte Nazionale o la stessa Alleanza Nazionale) che
talvolta portano avanti posizioni persino più razziste, discriminatorie
e liberticide.
Quasi come continuazione della riflessione proposta dalla compagna triestina,
vi è quindi stato l'intervento della Resistenza AntiFascista di Milano
che ha ricordato e rivendicato i risultati delle recenti mobilitazioni di
piazza contro Forza Nuova a Bologna, a Milano e a Verona, dove il questore ha
vietato l'adunata tricolore proprio all'indomani dell'annunciata
contromanifestazione antifascista, ma ha anche precisato che tale pratica
militante rientra in un percorso complessivo di opposizione sociale,
anticapitalista e antirazzista, che oggi non può più permettersi
più disattenzioni e sottovalutazioni verso un fenomeno, quale quello
dell'estrema destra apertamente nazista e fascista, che entra sempre più
nei giochi politici ed istituzionali di questa Europa formalmente democratica.
L'intervento di Oscar Mazzoleni, sui movimenti populisti e fascisti nelle
regioni dell'arco alpino, ha chiuso la presentazione delle relazioni, prendendo
in esame le diverse realtà di quella che sta assumendo sempre più
i caratteri di entità politica ed economica omogenea e separata:
dall'Austria, e soprattutto dalla Carinzia (uno delle otto regioni-stato della
federazione austriaca), dove Jörg Haider è diventato in pratica il
leader del primo partito del paese, alla Baviera del nazionalista regionale
Edmund Stoiber, presidente del Länder; dalla Confederazione elvetica, dove
nel corso degli anni '90 l'Unione democratica di Centro di Christoph Blocher ha
mietuto continui successi all'Italia del Nord, soprattutto la Lombardia
settentrionale e il Nord-Est, dove le Leghe (la Lega Nord di Bossi, anzitutto)
hanno origine e ancora oggi possiedono i loro principali feudi elettorali.
Questa "nuova destra alpina" sembra rappresentare un nuovo modello per
l'estrema destra nell'Europa occidentale; soprattutto dopo che il Front
National di Le Pen ha subito la scissione di Bruno Mégret, perdendo
l'aura internazionale che lo accompagnava negli anni '90, anche se nelle
regioni prealpine dell'Est della Francia (Rodano-Alpi, Provenza, Alsazia) il
F.N. mantiene alcuni dei suoi principali bastioni elettorali. Gli aspetti
ideologici e organizzativi comuni, secondo Oscar Mazzoleni, sono almeno sei:
l'opposizione all'integrazione europea; il neoregionalismo nazionalista; il
federalismo etnico e lotta all'immigrazione; il neoliberismo temperato (contro
la globalizzazione culturale e per un sostegno misurato di quella economica);
la critica antipartitocratica; l'esistenza di un forte leader carismatico,
capace di catalizzare la protesta.
Il dibattito che è seguito è stato ricco di spunti critici e di
riflessioni su come l'ideologia gerarchica e le logiche dell'egoismo sociale
stiano trovando la porta aperta in ogni contesto sociale grazie anche ai
revisionismi storici e alle facili pacificazioni, costituendo un humus
culturale terribilmente fecondo per ogni genere di scelta di governo,
indipendentemente da quale lobby politica vincerà le prossime elezioni:
dalle guerre della Nato ai kampi per gli immigrati previsti dal trattato di
Schengen, dall'attacco al reddito dei lavoratori allo smantellamento della
scuola pubblica, dallo stato di polizia al ritorno in servizio dei "soldati
dell'autoritarismo" .
La riuscita del convegno - peraltro ottimamente organizzato dai compagni
bolognesi - con oltre un centinaio di persone, di diversa provenienza politica,
attente e partecipi con la loro volontà di non delegare al potere
costituito la propria opposizione, dimostra una volta di più che la
pratica sociale incontrandosi con memoria storica può ancora costruire
barricate, culturali e materiali.
In questo senso, ci siamo salutati con l'intenzione di proseguire tale lavoro
di collegamento e inchiesta, a partire dalla pubblicazione e dalla diffusione
dalle relazioni presentate a Bologna e di altri eventuali contributi sulle
questioni affrontate.
Un compagno del gruppo promotore
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