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Da "Umanità Nova" n.10 del 18 marzo 2001
A vivere, in questo mondo, non c'è mai tempo
Un giorno, una notte, uguale a tanti giorni e a tante notti.
Per i bambini della scuola di Wanzai in Cina, costretti a lavorare,
a fabbricare fuochi d'artificio negli scantinati.
In premio matite, quaderni, bauli di libri
e grembiuli con fiocchi colorati.
Per le ragazze del convitto nel borgo di Bwalbwang, Nigeria,
chiuse a chiave nei loro sogni dai missionari
per preservarle dai peccati carnevali,
per difenderle dai giochi d'amore
con i propri coetanei di passione.
Poi un giorno, una notte, uguale a tanti giorni e a tante notti,
il fumo, le fiamme, la paura, l'inferno e poi più.
Dei bambini sfruttati in una scuola di Wanzai,
quarantadue - forse più -
non ce l'hanno fatta a sopravvivere.
Delle ragazze, segregate in una scuola di preti,
trenta -forse più -
non ce l'hanno fatta ad amare.
é successo la scorsa settimana.
Sarebbe successo prima. Succederà poi.
Si cercheranno i colpevoli. Si troveranno le ragioni.
Si forniranno le spiegazioni.
L'incendio e ciò che l'ha causato, ormai circoscritto, spento,
ma soprattutto soffocato.
In Cina, in Nigeria. Sempre.
Stessa tecnica, stessa regia a caratteri cubitali
su alcune pagine dei giornali.
Con pure le foto. Del colpevole.
Perché ci sarà pure un colpevole - no?
Un pazzo, uno squilibrato, un diavolo.
No, non "il povero diavolo". Il diavolo - Lui, no?
Così la scuola potrà riprendere a funzionare, il convitto a
preservare.
Tanto, per chi è rimasto, c'è ancora tanto:
nuovi artifici, nuovi sacrifici.
A vivere, in questo mondo, non c'è mai tempo.
Non frutta. Marcisce.
Jules Élysard
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