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Da "Umanità Nova" n.11 del 25 marzo 2001

Università
Uno Zecchino di piombo

La settimana che è appena trascorsa ha visto rinascere lotte studentesche a Firenze e a Roma. Antifascismo contro manganelli della polizia, nel primo caso, occupazioni contro fucili dei reparti speciali nell'altro. A Firenze i collettivi studenteschi sono stati aggrediti durante un presidio che si opponeva ad un'iniziativa del Fuan dentro l'Università, nelle stesse ore, due facoltà di Roma entravano in lotta contro la riforma Zecchino, scegliendo la strada dell'azione diretta, dell'occupazione e dell'autogestione. Il governo di centro sinistra ha risposto con la repressione, con i reparti speciali, con l'irruzione a fucili spianati dentro le facoltà occupate. L'opposizione alla riforma dell'università prende di mira due elementi strategici della politica di classe portata avanti dai governi dell'ultimo decennio: l'aumento vertiginoso delle tasse (più 70% per chi ha redditi più bassi) e il riordino del percorso di studi su due livelli, la famosa riforma del 3 più 2, in virtù della quale ad una fase di studi di tre anni sarà garantita una fuoriuscita con laurea di primo livello che non troverà alcuno sbocco lavorativo, mentre i successivi due anni di studi, a numero chiuso e a costo ancora più salato, permetteranno di ottenere quella laurea di specializzazione a cui viene riconosciuto valore legale. In questo modo le tradizionali lauree quinquennali rischiano di vedersi equiparate alle lauree del primo ciclo di studi con conseguente declassamento e espulsione dal mercato del lavoro di migliaia di laureandi. Si tratta quindi di uno Zecchino d'oro solo per coloro che appartengono alla fasce sociali alte, figlie di una borghesia sempre più aggressiva, impegnata a estendere i meccanismi di flessibilità e precarizzazione anche a quella che è l'organizzazione del sapere in Italia. Per i proletari, per le studentesse e gli studenti minacciati di espulsione, al contrario, si tratta di uno Zecchino di piombo, come dimostra il ricorso a forme durissime di repressione poliziesca dentro le facoltà occupate. Sabato mattina, alle prime luci dell'alba, un ingente spiegamento di forze dell'ordine fa irruzione dentro la facoltà di Lettere della Sapienza, schedando e fotografando gli occupanti tenuti sotto la minaccia dei fucili. La stessa operazione è realizzata alla facoltà di Psicologia. Ma la repressione non sembra sufficiente ad arrestare la protesta degli studenti romani che convocano assemblee straordinarie a cui partecipano centinaia di studenti. L'assemblea della facoltà di lettere, a cui partecipano cinquecento persone, delibera di continuare la lotte e di rafforzare i legami con le altre realtà che si oppongono alla riforma. Questo protagonismo studentesco permette alle anarchiche e agli anarchici di spingere la lotta su piani più avanzati, collegando l'offensiva di classe all'organizzazione del sapere al più generale processo di attacco alle condizioni materiali delle classi subalterne. Ecco definirsi tre possibili linee da seguire: 1) rafforzamento dell'iniziativa politica dei collettivi studenteschi anche qualora questi fossero posti sotto l'egemonia di militanti di rifondazione comunista; 2) campagna astensionista sia rispetto alle prossime elezioni universitarie sia rispetto a quelle generali, facendo emergere le contraddizioni dello schieramento riformista; 3) creazione di un coordinamento nazionale degli studenti anarchici che funga da raccordo e megafono delle lotte.

Luca Papini



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