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Da "Umanità Nova" n.11 del 25 marzo 2001

Lo Stato Italiano contro gli zingari

Anche prima dello sgombero e della demolizione del campo di Tor de' Cenci a Roma, con deportazione illegale di un centinaio di profughi rom, lo Stato e il governo italiani, anche se le cronache difficilmente ne riportano notizia, risultavano sotto accusa a livello internazionale per razzismo, violazioni, discriminazioni nei confronti soprattutto di immigrati e nomadi.

Oltre alle segnalazioni riportate annualmente da Amnesty International, da menzionare quelle di due importanti organizzazioni che seguono in particolare la situazione dei nomadi in Italia (circa 110.000 Rom e 20.000 Sinti).

Secondo il Minority Rights Group, organizzazione non governativa con sede a Londra, attiva da quarant'anni, "L'Unione Europea e il Consiglio d'Europa stanno mettendo a punto nuovi strumenti contro la discriminazione razziale, ma questi strumenti non varranno per chi non è europeo" e dopo la guerra in Kossovo "lo svantaggio dei rifugiati nell'Unione Europea è un dato di fatto".

Il CERD (Comitato per l'eliminazione delle discriminazioni razziali), organismo in seno all'ONU, incaricato di esaminare lo stato d'applicazione della Convenzione per l'eliminazione di tutte le forme di discriminazione, firmata anche dall'Italia, ha stilato una relazione tutt'altro che lusinghiera, sottolineando in particolare un serio stato di discriminazione nel sistema carcerario e sotto il profilo abitativo e sanitario, con specifico riferimento alle condizioni di vita esistenti nei campi.

L'ERRC (European Roma Rights Center) con sede a Budapest, in un rapporto di 100 pagine riguardante i Rom presentato in gennaio, oltre a rilevare presso le autorità "l'inerzia di sostenere che il problema non esiste" e che non esiste quasi nessuna differenza tra quanti vivono nei campi abusivi (circa il 40%) e coloro che si trovano nei campi nomadi autorizzati, ha dedicato un intero capitolo a "Violenza e cattiva condotta da parte della polizia"; in tale capitolo si afferma che "la violenza da parte della polizia in Italia è diretta anche contro i non rom e si basa su autoritarismo dei pubblici poteri che è tradizionale nella società italiana e solo lentamente modificato dal regime democratico" e che nei confronti dei rom "l'atteggiamento autoritario è seriamente aggravato da motivazioni razziste", con un sistematico uso delle armi a scopo intimidatorio, come nel corso delle perquisizioni e degli sgomberi nei campi. Durante tali "raid" magari motivati dalla ricerca di refurtiva, secondo questa denuncia, avvengono furti, ricatti, estorsioni e percosse da parte delle forze dell'ordine ed il rapporto illustra anche casi di perquisizioni corporee nei confronti di donne arrestate, compiute anche da agenti maschi e accompagnate spesso da maltrattamenti e molestie sessuali.

R. M.



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