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Da "Umanità Nova" n.11 del 25 marzo 2001
Lo spettacolo della politica
Quale satira? Quale informazione?
Il trittico "satira-informazione-politica" ha sempre svolto una funzione
maieutica in quanto esprime una critica dell'esistente riuscendo a far
nascere non solo lo sdegno, quanto l'impulso a reagire dinnanzi a
ciò che appare eccessivo e oltre misura. Infatti, etimologicamente
"satira" proviene da satura lanx, piatto ricolmo, appunto saturo.
Quanto è accaduto la scorsa settimana nella trasmissione di stato
"Satyricon", in cui il satiro Luttazzi - presentando il libro di Marco
Travaglio ed Elio Veltri "L'odore dei soldi" - ha messo a nudo il re Berlusconi
è parso ai più un'operazione in cui la satira ha svolto la
funzione civile di denuncia da tempo abdicata da un'informazione servile e
prona ai diversi poteri pubblici e privati. Ma è proprio così?
Sicuramente ciò che ha finito per sconquassare il circo Barnum della
politica-spettacolo, più che essere il presunto processo in diretta nei
confronti del Cavaliere - accusato per l'ennesima volta delle peggiori
malefatte - è stata la messa in luce della mancanza di
indipendenza ed autonomia dell'informazione dai diktat della politica di
Palazzo. Soprattutto se si tiene presente che la Rai, gestendo innanzitutto un
servizio pubblico d'informazione, è letteralmente posta sotto sequestro
da un reiterato veto incrociato fra una maggioranza che gestisce il consiglio
d'amministrazione dell'azienda radiotelevisiva e una minoranza che,
controllando la Commissione di vigilanza, esercita una sorta di contropotere.
Appare dunque scontato che in piena campagna politica, ciò che sempre
è stato una spartizione di potere in seno alla Rai (ricordiamo,
en-passant, che nessun cda è mai arrivato integro alla fine del proprio
mandato) assume ora i contorni arlecchineschi di una difesa della
libertà di satira e d'informazione dalle ingerenze della politica. Come
se solo adesso ci si accorge che "il re è nudo". Che l'informazione
è asservita e vuole essere serva e lottizzata.
I signori Luttazzi e Santoro, fattisi ora paladini del diritto alla satira e
all'informazione, non solo quando erano sul libro paga della Fininvest di
Belusconi ben altri pensieri e preoccupazioni li affliggevano, ma non ci
sembrano abbiano dimostrato spirito critico e soprattutto indipendente nei
confronti dei padroni dello Stato, se è vero - com'è vero - che
nelle rispettive trasmissioni ben si son guardati dal denunciare la
lottizzazione mafiosa in seno all'azienda, e tantomeno hanno cercato di portare
i riflettori al di là degli obiettivi canonici di un'informazione
registrata, corretta e propagandistica. Quando mai hanno indagato attorno ai
poteri forti della finanza, del sindacato, della chiesa, della magistratura,
dell'esercito?
Certo, nessuno mette in dubbio la gradazione di stile che intercorre fra la
trasmissione "Porta a porta" e il "Raggio verde"; sennonchè ci pare
piuttosto un gioco delle parti mutuato dal regime di caserma (il poliziotto
buono e il poliziotto cattivo), che non il segno di distinzione fra
un'informazione asservita ed una no. Invero, non tutti gli zerbini sono
uguali.
Cambierà qualcosa con Berlusconi al potere? Come dire: con un unico
padrone dei media, l'informazione potrà più essere libera? Ma
libera di far che? Se già ora assistiamo all'interscambiabilità
fra i palinsesti radiotelevisi delle rispettive emittenti pubbliche e private,
se non solo la dittatura dell'auditel ed i suoi mandanti pubblicitari
esercitano un livellamento ed un controllo delle trasmissioni d'intrattenimento
in nome delle tre "S" (sesso, sangue, soldi), ma anche i servizi d'informazione
giornalistica sono omogeneizzati in una sorta di mega soap-opera (basti pensare
soltanto alle "productions" dell'arma dei carabinieri che tanto impazzano nei
telegiornali Rai e Fininvest), davvero la temuta ascesa del Cavaliere
obnubilirà le anime belle e le menti critiche dell'informazione
radiotelevisiva?
O forse, come scrisse Mc Luhan, il mezzo non è il messaggio, ma soltanto
una presa per il culo?
Jules Élysard
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