unlogopiccolo

Da "Umanità Nova" n.12 del 1 aprile 2001

Uranio impoverito e Commissione Mandelli
"Scienziati" di Stato

Nei giorni scorsi la "commissione scientifica" incaricata dal Ministero della difesa di studiare i possibili nessi fra i casi di mortalità verificatisi fra i militari italiani reduci dalla Bosnia e dal Kosovo e l'uso di proiettili all'uranio impoverito (Du) ha divulgato le sue prime ("parziali") conclusioni. Per inciso notiamo che nella commissione, presieduta dall'epidemiologo Mandelli, si nota la presenza di Giuseppe Onufrio, ex-pacifista, ex-Legambiente, ex-Greenpeace e ora felicemente sistematosi presso il Ministero dell'Ambiente. Naturalmente il risultato del lavoro di questi "scienziati" era quello ampiamente previsto: l'uranio impoverito non è pericoloso. Solo un pazzo avrebbe potuto prevedere un risultato diverso.

Una lettura attenta del documento - costituito appena da una decina di paginette - lascia però interdetti. Cominciamo dal numero dei tumori rilevati, considerato dai commissari inferiore a quello "atteso". L'argomento è che i casi accertati sarebbero 28 (su 64 cartelle pervenute) mentre i casi attesi sarebbero 52. Ora sembrerebbe che i casi attesi siano stati calcolati sulla base di alcuni registri tumori, provinciali e regionali, e considerando la fascia di età che va fra i 20 e i 49 anni che poi è la fascia di età dei militari colpiti da tumore. Se così fosse ci troveremmo di fronte a dati falsati poiché, come naturale, i militari colpiti sono in gran parte molto giovani: 18 dei 28 casi accettati riguardano militari nella fascia che va dai 20 ai 29 anni. Vogliamo dire che il confronto andava fatto con una porzione di popolazione "giovane". Ma un'altra questione è sfuggita ai "commissari". Su 28 casi, ben 24 riguardano militari provenienti dall'area di Sarajevo. Una commissione seria avrebbe compiuto un approfondimento sul contingente in Bosnia, isolandolo dalla successiva missione in Kosovo. Invece "mischiando" le due missioni si diluiscono i casi su un numero maggiore di militari e si evita, forse, di dover trarre conclusioni non gradite. A proposito delle conseguenze dei bombardamenti americani in Bosnia riportiamo quanto riferito da un gruppo di ricercatori del "Comitato scienziate e scienziati contro la guerra" in uno studio pubblicato il 9 gennaio 2001: "Il ministero della sanità della Federazione Bosniaco-Croata ha dichiarato che l'incidenza di carcinomi fra la popolazione è aumentato da 152 casi su 100.000 nel 1999 a 230 casi su 100.000 nel 2000. Nello stesso periodo, i casi di leucemia sono saliti da 6,2 a 10.4 su 100.000."

Ma andiamo avanti. Dopo aver fornito i dati epidemiologici, i commissari affrontano la questione dei possibili danni provocati potenzialmente dall'uranio impoverito. Non vi aspettate niente di particolare se non un paio di pagine nelle quali vengono passati brevemente in rassegna alcuni studi che dimostrerebbero la non pericolosità del Du. A questo proposito c'è da sottolineare almeno due cose. Innanzitutto che gli "scienziati" della commissione avrebbero dovuto almeno citare i rischi chimici dell'uranio impoverito, ricordandone la tossicità e i rischi per l'uomo. La seconda, di fondamentale importanza, è che le varie agenzie dell'ONU hanno cercato di far calare una cappa di silenzio sulla pericolosità radiologica e chimica dell'uranio impoverito. Su questo argomento, le agenzie dell'ONU non hanno mai prodotto alcun studio approfondito, mentre l'Organizzazione mondiale della sanità solo nel gennaio 2001 ha pubblicato un risicato promemoria di 4 pagine finalizzato a rassicurare l'opinione pubblica, fornendo "informazioni vaghe e spesso in flagrante contraddizione con conoscenze scientifiche attuali" (Robert J. Parsons, Le Monde diplomatique, febbraio 2001). Vogliamo dire che sul Du non esistono studi seri di fonti considerate al di sopra delle parti.

Come ben sappiamo dietro l'uranio impoverito ci sono grandi interessi, quelli degli eserciti occidentali (americani soprattutto) che hanno investito grandi somme su queste armi, quelli della lobby delle industrie belliche e quelli delle società che producono energia nucleare che hanno trovato il modo di smaltire a buon mercato un po' delle scorie nucleari prodotte dai loro impianti. Date queste premesse solo dei dementi avrebbero potuto pensare che una commissione governativa avrebbe voluto scardinare il muro di silenzio artificiosamente creato attorno alle armi all'uranio.

La verità sugli effetti dell'uranio impoverito e della micidiale guerra chimica scatenata dalla NATO verrà, purtroppo, solo dalle statistiche su tumori e malattie che colpiranno le popolazioni balcaniche nei prossimi anni.

Antonio Ruberti



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