Da "Umanità Nova" n.12 del 1 aprile 2001
17 marzo cronache napoletane 2
Manganelli e lacrimogeni
L'uso della forza non è segno di un governo forte.
L'uso della forza non è espressione di un governo di destra.
Ogni governo, a qualunque matrice ideologica si rifaccia, qualunque classe
sociale lo sostenga, si esprime con la violenza non appena diviene incapace di
dare risposte politiche.
Ben lo sanno quelli che hanno vissuto gli anni dell'omologazione, dove interi
governi hanno dominato interi movimenti semplicemente controllandoli ed
assoggettandoli, senza perdere il controllo degli eventi.
Ben lo sanno quelli che ricordano i fatti di Napoli del 4 novembre 1994, quando
la violenza poliziesca ci fece comprendere di essere di fronte ad un governo
che mostrava tutta la sua debolezza di idee e di capacità di controllo
politico, manchevolezze tali da costringere il ministro dell'interno a
rispolverare le armi classiche dello stato: manganelli e lacrimogeni.
Napoli, 17 marzo 2001: il giorno conclusivo del terzo global forum, sono andato
alla manifestazione assieme all'inseparabile Margot.
Napoli, 17 marzo 2001: tornano protagonisti manganelli e lacrimogeni.
Tornano a causa di un potere che non si dichiara di destra, ma che nei fatti
è sempre un potere.
Tornano a causa di un potere che non sa cosa rispondere politicamente ad un
movimento di piazza. Non si può neanche dire che fosse inatteso, il
movimento. A Seattle si poteva addurre la scusante - peraltro debole - di
un'inattesa risposta popolare (cfr. Shevek, "La gerarchia elettronica",
Umanità Nova n. 9 dell'11/3/2001), ma a Nizza no, a Praga neanche.
Figuriamoci a Napoli.
Assenza di risposte politiche, assenza di contenuti: povero governo italiano...
così malridotto da rimpiangere Craxi ed Andreotti, incapace di inventare
qualcosa per spiegare che la globalizzazione sia buona e giusta. Così
malridotto da dover scendere in piazza anche lui. Scendere in piazza con
manganelli e lacrimogeni.
La prova è evidente: da sempre succedono scontri alle manifestazioni,
abbiamo sempre visto le forze del disordine, solo così le si può
chiamare, attaccare con ferocia i "dissidenti", per lasciare le piazze nelle
mani di partiti e partitini di area parlamentare, pertanto facilmente
controllabili dai loro capi gerarchici; si veda a tale proposito analisi svolta
da Shevek nell'articolo "Le giornate del global forum a Napoli" pubblicato sul
n. 11 di UN".
Sabato 17 abbiamo visto disperdere completamente un'intera manifestazione
internazionale, impedire fisicamente assembramenti di più di tre
persone.
Disperdere, non CARICARE. È questo il punto cruciale.
La manifestazione doveva essere DISPERSA, sciolta, cancellata, eliminata
definitivamente.
Non siamo poi così ingenui, pertanto siamo certi che l'ordine di
dispersione totale sia arrivato al questore almeno due o tre giorni prima,
forse addirittura prima dell'inizio del global forum.
Disperdere.
Disperdere con manganelli e lacrimogeni anche i bambini vestiti da mucca pazza,
in lacrime, stretti tra i loro genitori. Disperdere tutto e tutti: antagonisti,
manifestanti, studenti con i loro insegnanti, fotografi e vigili urbani.
Disperdere violentemente nel nome di una "buona immagine" da difendere ad ogni
costo. Da difendere perché Piazza Plebiscito era troppo vicina e qualche
slogan, o peggio ancora un comizio improvvisato, avrebbero rovinato l'immagine
del banchetto finale del global forum, con i 100 Kg di cozze sbafati alla
faccia del terzo mondo da colonizzare informaticamente.
Per favore, Questori d'Italia, non raccontateci più di attacchi da parte
dei manifestanti volti ad entrare in Piazza del Plebiscito, perché non
ci crediamo più. Ci hanno stretto, caricato e picchiato tutti i cordoni
di polizia, di carabinieri e di baschi verdi, i più violenti ed accaniti
di tutti. Anche quelli situati dal lato del Porto, dalla parte opposta rispetto
ai luoghi del global forum, dove nessuno stava facendo nulla, si veda a tale
proposito ancora il citato articolo di Shevek, che ringrazio per avermi dato
l'acqua dopo il sesto lacrimogeno e per avermi tirato via sotto l'incalzare
delle cariche, mentre mi ostinavo a cercare la dispersa Margot.
Non raccontateci più frottole. Non avevate paura degli sfondamenti, cari
servi del potere, ma di slogan, megafoni e parole. Chi vi comanda ha avuto
paura del messaggio politico del movimento anti-globalizzazione e, non avendo
trovato risposte politiche da dare, ha preferito disperdere, tanto poi la colpa
è sempre dei centri sociali e dei soliti anarchici.
Disperdere tutti, prendendovi tutta la responsabilità politica di quanto
avvenuto: avete vinto la battaglia fisica, ma poiché è stata
lampante la premeditazione, avete contemporaneamente firmato una sonora
sconfitta politica.
Anni fa, durante gli anni della mia formazione, ho studiato a lungo Max Weber.
Non dimenticherò mai la sua lunga teorizzazione sulla "necessità
da parte dello Stato di esercitare la coercizione fisica sui propri sudditi".
Necessità che Weber, calato nel suo tempo (fine '800), eleva a dovere.
Ripulite pure la vostra vecchia maschera, chiamandola magari "democrazia
moderna" ma - cari signori del potere italiano, europeo e mondiale -
ideologicamente siete rimasti fermi a 110 anni fa.
In una cosa sola siete cambiati: il generale Bava si esprimeva nell'Italia
umbertina usando il cannone sul popolo milanese che chiedeva pane; voi oggi
reputate il cannone pesante, ingombrante e lento negli spostamenti, per cui -
solo per motivi di praticità - lo avete sostituito con qualcosa di
più maneggevole: manganelli e lacrimogeni.
Legrand
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