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Da "Umanità Nova" n.13 dell'8 aprile 2001

Scuola
Tempo di regime

Chi ha avuto la fortuna di incontrare i vecchi compagni e le anarchiche che si sono opposti al fascismo, si ricordano benissimo di come avevano premura di sottolineare il fatto che la nascita del regime fosse maturata lentamente all'interno delle istituzioni dello stato liberale, attraverso la saldatura di due blocchi sociali ben precisi: il capitale e la chiesa.

Molti dettagli apparentemente marginali che sono successi in questi ultimi anni di governo del centrosinistra lasciano presagire lo stesso tipo di dinamiche. Le politiche di attacco ai diritti dei lavoratori e delle lavoratrici, la riforma delle forze armate e la loro autonomia dal potere politico; i finanziamenti dati alla chiesa nelle più svariate forme (giubileo, scuole confessionali, progetti dell'associazionismo cattolico ecc.) e un sanfedismo di ritorno che minaccia l'autonomia delle donne, le strutture sanitarie di base (consultori), le più elementari acquisizioni laiche; l'attacco di classe all'organizzazione del sapere, sono tutte "vittorie" preparate dal governo di Prodi-D'Alema-Amato. L'indebolimento del movimento operaio e sindacale è avvenuto in questo ultimo decennio per opera delle forze progressiste del paese, tanto è vero che di pari passo a questo processo ne emergeva un altro, che sfruttando la precarizzazione di massa e l'insicurezza delle classi subalterne, rafforzava lo schieramento delle forze reazionarie e fasciste. Le ultime mobilitazioni nelle università si inseriscono perfettamente in questo contesto e assumono rilevanza nazionale.

A Firenze e Pisa lo scontro tra l'area dei collettivi studenteschi e i fascisti ha dimostrato ancora una volta da che parte si schiera il governo in questi casi, mandando nel primo caso la polizia a difendere i giovani di destra e a manganellare gli antifascisti, nel secondo caso proteggendo i protagonisti di un'azione squadrista organizzata a tavolino dalla risposta di chi sa rispondere con l'azione diretta a simili provocazioni. Nello stesso tempo le occupazioni delle facoltà a Roma, e il movimento che ne è nato riportano in primo piamo la possibilità di costruire uno schieramento di opposizione sociale alle politiche di controriforma scolastica. La manifestazione di sabato 31 marzo unisce infatti settori del mondo della scuola che raramente hanno saputo dare vita a significativi momenti di lotta comuni. Ecco quindi che lo sciopero promosso dai Cobas si viene a saldare con i settori più combattivi del movimento studentesco e pongono al centro della contesa la battaglia per affossare la riforma Berlinguer-De Mauro-Zecchino, che a dispetto dei proclami di facciata uccide la scuola pubblica e dà il via alla definitiva subordinazione del sapere al potere economico per un verso, e alla burocrazia statale per l'altro. I collettivi anarchici, le studentesse e gli studenti anarchici presenti nelle lotte avranno il loro daffare a sostenere una coerente linea di astensionismo rispetto a chi vorrà rafforzare la propria egemonia di partito in vista delle prossime elezioni, ma questa è la strada da seguire. Il rafforzamento dei movimenti di lotta nella scuola passa da pratiche ispirate ai metodi dell'azione diretta e della delegittimazione delle istituzioni dominanti.

Luca Papini



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