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Da "Umanità Nova" n.14 del 15 aprile 2001

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Pulizia etnica a Parma
La giunta comunale di Parma affronta la questione immigrazione con i metodi fascisti.
I fatti: nella mattina di giovedì 29 marzo 2001 la polizia e i vigili urbani sgomberano la ex scuola di Marore, abitata da alcuni mesi da quattro famiglie macedoni di etnia rom, in tutto una ventina di persone, con tanti bambini e quattro donne incinte. Allo sgombero di Marore è immediatamente seguita l'espulsione di una famiglia macedone, mentre ad altri degli occupanti è stato consegnato un decreto di espulsione. Gli uomini espulsi sono stati immediatamente presi in consegna all'arrivo all'aeroporto di Skopije e arruolati nell'esercito macedone, in stato di mobilitazione per i conflitti in corso. Per gli espulsi e per coloro sui quali grava la minaccia di espulsione, è quindi previsto il ritorno in una zona dove si sta combattendo una guerra non dichiarata ma ugualmente devastante, che sta provocando morti, distruzione e lo spostamento di migliaia di profughi e della quale sono gravemente corresponsabili i governi europei.
I responsabili: l'ordine di sgombero proviene direttamente dal sindaco Ubaldi, che aveva già promosso gli sgomberi delle scuole di Eia e di S. Pancrazio, occupate da altre famiglie di senzatetto. Il sindaco soddisfa le richieste razziste e xenofobe dei suoi alleati fascisti e filofascisti, da AN, alla Lega, a Forza Italia.
Di fronte ai problemi posti dai profughi macedoni, che ricordiamolo ancora, provengono da una zona ad altissima tensione etnica oltre che economica, la giunta che ama tanto, in alcune occasioni, richiamare i principi democratici, sceglie non la via della solidarietà internazionale ma quella della deportazione. Le espulsioni vengono messe in atto con il pretesto della clandestinità, ma chi proviene da una zona di guerra non è un clandestino bensì un profugo, così come chi emigra per problemi economici non è un clandestino bensì un essere umano che cerca una vita dignitosa. Le forze politiche della sinistra istituzionale e i sindacati preferiscono tacere sugli episodi di ordinaria sopraffazione ai danni degli immigrati extraeuropei, tanto più se si tratta di stranieri di etnia rom e soprattutto alla vigilia dello show elettorale del 13 maggio 2001. Così facendo alimenta il circolo vizioso delle politiche della sicurezza che hanno già portato all'istituzione dei Centri di Permanenza Temporanea per gli stranieri (veri e propri carceri-lager), all'espansione degli organici e del potere delle polizie, a restringere ulteriormente la libertà di ognuno di noi.
Il problema della casa: il fatto che sempre più spesso gruppi di italiani o di immigrati extraeuropei occupino case di proprietà pubblica o privata è dovuto al fatto che le politiche sulla casa, portate avanti a livello locale e nazionale, anche a Parma hanno di fatto costretto nella precarietà abitativa migliaia di uomini e donne se non ad una vera e propria condizione di senzatetto. L'immobilismo di questa giunta così come di quelle precedenti, ha aggravato la situazione. Ora non esiste più nemmeno un centro di accoglienza per le emergenze, il processo di privatizzazione dello IACP ha portato ad un impoverimento drammatico del patrimonio abitativo pubblico, mentre il mercato privato viene lasciato libero di imporre a tanti proletari le sue speculazioni.
Di fronte all'emergenza questa giunta preferisce nascondere le proprie responsabilità con la repressione: noi non ci stiamo.
Il Comitato cittadino antirazzista ha iniziato una vasta campagna di controinformazione sui fatti accaduti, visto che il giornale locale ha riportato la notizia quasi plaudendo allo sgombero dei "clandestini ladri", andando anche a protestare in consiglio comunale, dove il sindaco ha fatto intervenire senza alcuna ragione polizia, carabinieri, digos e vigili. Giovedì è stata fatta una conferenza stampa davanti all'assessorato alle politiche sociali dopo la quale anche il giornale locale ha dato una versione dei fatti veritiera chiudendo l'articolo riportando l'affermazione che la vera violenza è sbattere delle persone in mezzo alla strada. Sabato 10 aprile si è svolto un presidio in piazza Garibaldi, ultima tappa di una settimana di mobilitazione.
La lotta ovviamente non finisce qui. Lunedì è prevista un'altra mobilitazione ed è molto probabile che ci siano altre iniziative, anche di riappropriazione, per ribadire il fatto che il diritto alla casa e ad una vita serena e dignitosa non si chiede ma si prende.
Sabato 14 ci sarà un presidio in piazzale Picelli alle 16 e sabato 21 uno in piazzale D'Acquisto, quindi domenica 22 alle 16 si terrà un 'assemblea pubblica nella sala Adorni di piazzale Allende.
la lotta per il diritto alla casa continua...
Comitato Cittadino Antirazzista (il comitato si riunisce tutti i sabati dalle 18 in via Piacenza).
per ulteriori informazioni: Katia: 0521 294244; 0347 0502008

Sicilia: assunti 200 preti dalla Regione
Il 3 aprile l'assessore regionale alla sanità Provenzano ha firmato un protocollo con il presidente della Conferenza Episcopale Siciliana, cardinale De Giorgi, in base al quale la regione si impegna ad assumere duecento preti da destinare alle strutture ospedaliere, nella media di uno ogni trecento degenti, "per assicurare l'assistenza spirituale" nelle cliniche pubbliche. La scelta dei preti verrà fatta dalle curie, mentre lo stipendio sarà a carico della Regione; il contratto, manco a dirlo, è a tempo indeterminato, part-time e flessibilità essendo riservati ai comuni disoccupati, e poi ve lo immaginate un prete LSU?
Quindi l'emergenza sanitaria in Sicilia viene ripianificata, e in cima alle priorità troviamo non la mancanza di ausiliari e infermieri, tecnici e medici, non quella di strumentazione ed ambulanze, non la scarsa rete di presidi sanitari, o la vergogna di strutture ospedaliere da venti-trenta anni e mai ultimate, ma l'assistenza spirituale!
Se la cosa non fosse così seria, ci si potrebbe ridere sopra; ma siamo di fronte ad un gesto provocatorio, che la dice lunga sul livello di arroganza raggiunto dalla gestione del potere. Dietro il patto clerico-fascista c'è infatti la chiara determinazione della classe politica siciliana ad accaparrarsi i voti della Curia per le prossime elezioni (in Sicilia si voterà anche a giugno per le regionali), mentre da parte del clero, questo è il tentativo di rafforzare la propria presenza nella sfera pubblica, ed in particolare in quelle strutture, come gli ospedali, dalle quali le suore e i preti hanno subito una continua emarginazione.
Al momento attuale non ci è dato sapere se da parte dei precari della sanità si siano messe in atto azioni ed iniziative per contrastare un patto che suona come uno schiaffo alla disoccupazione ed un inno alla malasanità.
Pippo Gurrieri

Torino occupazione e sgombero a tempo di record
La sera di mercoledì 4 aprile, nonostante le transenne di cemento e ferro sistemate intorno, Frankenstein è tornato nella sua casa, in via Osasco angolo via Rivalta, da dove un mese prima era stato sgomberato con la forza dopo meno di quarantott'ore di occupazione. Allora i denunciati per invasione di edificio e resistenza furono 4.
Il Comune preferisce far marcire i posti piuttosto che consentire a chi lo desidera di utilizzarli, ristrutturandoli a proprie spese e con le proprie mani. L'intenzione degli occupanti, la Federazione Anarchica Torinese - FAI ed il gruppo Zone di Conflitto, era di riprendere immediatamente i lavori di ristrutturazione interrotti dall'intervento della polizia. Quello occupato è un posto che può essere reso agibile a tutti con un po' di lavoro e pochissima spesa. Comune e Circoscrizione parlano di abbattimento e riedificazione e vogliono spendere oltre un miliardo e mezzo. Un bel business non c'è che dire! Un affare per i vari politicanti sempre pronti a sedersi alla ricca tavola della spesa pubblica, ma mai disponibili per le esigenze dei cittadini. Un affare, che specie sotto elezioni, non era opportuno farsi sfuggire: così il mattino successivo all'occupazione è arrivato un nuovo sgombero. D.I.G.O.S., R.O.S. e vigili urbani sono intervenuti con flessibile e palanchino, hanno aperto la porta e rifilato due denunce per invasione d'edificio e resistenza a pubblico ufficiale. Durante la notte alcune teste rasate armate di manici di piccone si erano appostate dietro l'angolo di via Rivalta ma, appena scoperte, si erano date ad una fuga precipitosa. Un copione già visto: i nazisti preparano il terreno, che i poliziotti dissoderanno poche ore dopo. Ma Frankenstein ha la testa dura e continua ad aggirarsi per la città in cerca di una casa.
Eufelia

Letino a 124 anni dalla Banda del Matese
L'8 aprile del 2001 nel 124esimo anniversario del moto insurrezionale del Matese alcuni compagni provenienti da Benevento, dal neonato Laboratorio Libertario di Telese e da Napoli si sono recati a Letino per distribuire un volantino in ricordo dei fatti avvenuti in questo paesino nascosto tra le montagne del Matese. L'iniziativa, in questo villaggio di quattrocento persone, è stata accolta positivamente ed a tratti con entusiasmo. I più anziani, sorpresi nel constatare che c'è ancora chi si ricorda di quei lontani accadimenti, ci hanno confermato la voglia di non dimenticare e l'importanza di "tramandare" ai giovani la memoria storica. Riportiamo alcuni passi del volantino distribuito: "Al curioso che si aggira per Letino può capitare, trovandosi nella piazzetta del paese, di leggere su una lapide commemorativa le seguenti parole: 'Il dì 8 aprile/ un gruppo di internazionalisti/ ispirati dagli ideali imperituri di giustizia sociale e libertà/ tra essi Errico Malatesta di s. Maria C. V./ Carlo Cafiero di Barletta/ annunciava/ popolazioni di questi monti acclamanti/ la fine di ogni sopruso/ l'era nuova della fraternità/ sensi più umani' Letino, Movimento operaio e contadino intellettuali/ nel cuore la non vanità del sacrificio posero/ nel centenario/ 1877 1977. (...)
Cosa accadde l'8 aprile del 1877? 26 anarchici internazionalisti giunsero a Letino, occuparono il Palazzo Municipale, fecero un gran falò nella piazzetta di tutti gli atti di proprietà che riuscirono a raccogliere, distribuirono alla popolazione le armi e i soldi che trovarono, distrussero la macchina che al tempo serviva per calcolare l'odiata tassa sul macinato, dichiararono decaduto il governo e iniziata la Rivoluzione Sociale. La stessa cosa avvenne a Gallo Matese. Quella domenica dell'8 di aprile il popolo di Letino e Gallo Matese udirono per la prima volta che la proprietà privata è un furto compiuto ai danni della collettività, che gli strumenti necessari per procurarsi da vivere appartengono alla società e non possono essere monopolizzati da nessuno, che la terra appartiene a chi la lavora, che la collettività nn ha bisogno né di padroni né di governanti, ma che è possibile costruire una società di eguali che si organizzano per la soddisfazione dei bisogni di tutti e non per il profitto di pochi.
Ma la speranza di libertà si spense ben presto, quando l'11 aprile il gruppo dei 26 anarchici inseguito dall'esercito per le montagne innevate del Matese venne catturato ed arrestato.
In questo giorno, 124 anni dopo lo svolgimento di quei fatti, noi anarchici non potevamo non commemorare chi dedicò la propria vita e la propria libertà in nome dell'uguaglianza, della giustizia e della libertà. A quei 26 uomini va il nostro riconoscimento per avarci dimostrato con il loro gesto che coloro che lottano per la libertà e l'uguaglianza non hanno mai perso."
Laboratorio libertario, Telese



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