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Da "Umanità Nova" n.15 del 29 aprile 2001
Inquinamento elettromagnetico
Imbrogli "scientifici" e lucrosi affari
Lo scandalo dell'inquinamento provocato dalle antenne di
Radio vaticana ha riproposto la questione della pericolosità dei Campi
Elettro Magnetici (CEM), riaprendo il dibattito fra chi li considera un aspetto
essenziale della battaglia per la tutela dell'ambiente e della salute e chi
minimizza in nome del progresso o di presunte "priorità" nella lotta
all'inquinamento.
È evidente che dietro i CEM ci sono interessi precisi come quello del
business della telefonia mobile o come quello di una potente multinazionale
pubblico-privata come l'ENEL che sta occupando sia il settore della telefonia
mobile che quello della produzione e distribuzione dell'elettricità.
È quindi evidente che il dibattito è tutt'altro che teorico: chi
ha investito o intende investire migliaia di miliardi nel settore non ha certo
problemi a "stornare" parte dei suoi investimenti in campagne di
disinformazione sostenute da scienziati, diciamo così, "amici". Tanto
per fare un esempio concreto: l'ENEL finanzia numerose associazioni, fra queste
l'Associazione italiana per la ricerca sul cancro, di cui è presidente
l'attuale ministro della sanità Veronesi, che ha duramente polemizzato
con il collega all'ambiente Bordon sulla questione della pericolosità
dei CEM. Naturalmente è solo un caso. O no?
GLI STUDI EPIDEMIOLOGICI SUGLI EFFETTI DELLE BASSE FREQUENZE
Lasciando da parte questo aspetto, mi pare interessante affrontare brevemente
lo "stato dell'arte" degli studi sugli effetti dei CEM a basse frequenze,
cioè quelli prodotti da elettrodotti, cabine di trasformazione,
sottostazioni, ecc. Per questa rassegna sono largamente debitore all'articolo
di Gennaro Di Giovannantonio, apparso su "Gaia", n. 6/2001. Il primo studio fu
quello realizzato nel 1976 da una ricercatrice dell'Università di Denver
(USA), Nancy Wertheimer che nel 1979 pubblicò insieme ad un ingegnere
elettrico, Ed Leeper, i risultati della sua ricerca: per esposizioni prolungate
a CEM a bassa frequenza i bambini presentavano un rischio di sviluppare un
cancro quasi doppio dei bambini non esposti. Lo studio analizzava 344 casi di
bambini e adolescenti deceduti per cancro dal 1950 al 1973. Successivamente
altri studi epidemiologici hanno affrontato l'argomento CEM, alcuni hanno
dimostrato la correlazione tra esposizione ai CEM e effetti patogeni e altri
no. Fra i primi ricorderò quello realizzato sempre dal duo
Wertheimer-Leeper nel 1982 che stimava un fattore di rischio per gli esposti
adulti ai CEM pari a 1,4 volte rispetto ai non esposti; quello di alcuni
ricercatori inglesi (Meyers ed altri) che nel 1985 stimava per i bambini
esposti a CEM pari a 1 micro tesla un rischio pari a 1,3 rispetto ai coetanei
non esposti; quello dello svedese Tomenius che nel 1986 studiò un
campione di persone giovani concludendo che quelli esposti ad almeno 0,3 micro
tesla avevano un rischio di contrarre un cancro generico di un fattore 2,3
volte superiore ai loro coetanei non esposti; quelli realizzati nel 1988 da due
gruppi di ricercatori americani (Savitz ed altri e Sevenson ed altri) che
concludevano che il rischio di contrarre leucemia da parte di bambini, i primi,
e di adulti, i secondi, esposti a 0,2 micro tesla circa era pari per i primi ad
un fattore variabile fra 1,4 e 3.3 e per i secondi a un fattore 1,5. Per la sua
ampiezza e accuratezza uno degli studi più citati è quello
pubblicato nel 1993 dagli svedesi Ahlbom e Feychting che studiarono tutta la
popolazione svedese che dal 1960 al 1985 aveva vissuto ad una distanza massima
di 300 metri da linee elettriche da 220-400 Kv. Nel complesso furono studiate
2339 persone, con ricostruzione della loro vita sanitaria e misurazione del
campi presenti nelle loro case. Le conclusioni sono piuttosto note: per i
bambini esposti a CEM superiori a 0,2 micro tesla il rischio era pari a 2,7;
per esposizioni pari a 0,3 micro tesla il fattore di rischio saliva a 3,8. Per
gli adulti fu riscontrato un aumento di leucemia mieloide cronica pari a 1,7
rispetto ai non esposti. Lo studio individuava una soglia minima in 0.2 micro
tesla. Infine bisogna ricordare il recentissimo studio - settembre 2000 -
realizzato per conto dell'Unione Europea, che raggruppa nove singoli studi
realizzati in Europa, Nord America e Nuova Zelanda. Lo studio pubblicato dal
"British Journal of Cancer" prende in considerazione la popolazione infantile
(3203 bambini con leucemia e 10338 controlli) e conclude che ad esposizioni
superiori o pari a 0,4 micro tesla il rischio leucemico raddoppia.
I DANNI DELLE ALTE FREQUENZE
Negli ultimi anni si sono moltiplicate anche le ricerche sugli effetti delle
alte frequenze, cioè onde radiotelevisive, antenne radio-tv e telefonia
mobile, forni a microonde, radar, ecc. Ricorderò a questo proposito
quello realizzato nel 1996 da Szmigieski e altri sugli addetti ai ponti radio
della polizia militare americana che concludeva con fattori di rischio di
contrarre leucemie che andavano da 3 a 13 o le polemiche che hanno coinvolto
recentemente l'esercito tedesco a causa dell'alto numero di tumori riscontrati
fra i militari addetti alle postazioni radar. Da quello che so studi
approfonditi su popolazioni residenti in zone limitrofe a ripetitori radio-tv
sono stati effettuati alle Hawai, in Australia e in Gran Bretagna. Con tutte le
cautele del caso, si può dire che un po' ovunque è stata rilevato
un aumento del rischio di leucemia infantile, con incremento tanto dei casi
registrati che della mortalità. Segnalo anche lo studio effettuato su
alcuni quartieri nord di Roma, storicamente interessati da una forte presenza
di antenne TV. Lo studio però ha fornito risultati contraddittori ed
è stato fortemente criticato da coloro che non condividono le
preoccupazioni degli ecologisti. In definitiva si può senza dubbio
affermare che pur non essendoci pareri unanimi sull'aumento del rischio per
tumori, alcuni risultati fanno pensare che un aumento di rischio ci sia.
Riguardo la tanto controversa questione degli effetti delle antenne per
telefonia mobile e dei telefonini è evidente che gli effetti
epidemiologici si potranno verificare solo fra qualche anno anche se sin da ora
le previsioni non paiono rassicuranti. Sull'uso dei cellulari gli inviti alla
cautela si moltiplicano anche da parte di istituzioni ufficiali: nel maggio
2000 l'Ente inglese per la tutela sanitaria invitò ad usare i cellulari
con molta prudenza ed è di questi giorni l'allarme lanciato da uno
studio commissionato dall'UE che evidenzia un "preoccupante rapporto" tra uso
dei telefonini e "problemi di salute quali mal di testa, turbe del sonno,
riduzione della memoria, emorragie nasali e aumento del numero di attacchi di
epilessia nei bambini". Il ricercatore tedesco che ha curato lo studio, Gerard
Hyland, ha anche denunciato la più elevata incidenza fra chi fa uso dei
telefonini di un raro tumore al cervello, il "neuroma epitetiale". Hyland
ricorda anche che nel 1976 la DIA americana aveva studiato la
possibilità di usare onde elettromagnetiche e frequenze come vere e
proprie armi.
LE INCERTEZZE SCIENTIFICHE E IL "RISCHIO ZERO"
Nella "comunità scientifica" oggi prevale la tesi dell'incertezza,
cioè la tesi che il nesso causale fra CEM e patologie non è
certo. Naturalmente la questione non è scientifica ma politica. In
realtà coloro che minimizzano i danni provocati dai CEM cercano di
dimostrare che non è conveniente impiegare grandi risorse per mettere in
sicurezza impianti che provocano "poche decine di morti". È questo,
tanto per capirci, il ragionamento che sta dietro alle "priorità"
richiamate da Veronesi nella sua polemica contro coloro che chiedono il
ridimensionamento degli impianti di Radio Vaticana. Per questi signori la
tutela della salute e dell'ambiente è una questione di convenienza
economica. Sulla stessa posizione c'è anche l'Agenzia Internazionale per
la Ricerca sul cancro (IARC) che considera i CEM solo come "possibili"
cancerogeni per l'uomo, ma così facendo essa risponde a precisi
interessi economici e politici non ad una effettiva tutela della salute delle
popolazioni.
Sedici anni dopo il disastro di Chernobyl, occorre smascherare questo imbroglio
pseudo-scientifico, come occorre smascherare un altro imbroglio, quello fondato
sull'esistenza di presunte soglie di rischio al di sotto delle quali gli agenti
cancerogeni non sarebbero pericolosi. Noi dobbiamo invece ribadire che esiste
un solo rischio accettabile, il rischio ZERO.
Indagator
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