![]() Da "Umanità Nova" n.19 del 27 maggio 2001 La chiesa presenta il contoUna volta solevano essere etichettati con ben poco lusinghieri epiteti quali blocco reazionario, cricca clerico-fascista, strumenti della conservazione, beceri oscurantisti, nostalgici, maggioranza silenziosa e benpensante, ecc. ecc., ma i tempi sono cambiati e non è più politically correct definirli in questo modo. Ormai dovremo abituarci a non considerarli in termini così sprezzanti ma, più signorilmente, come i nuovi e legittimi governanti di questo imprevedibile paese. Che lo si voglia o no, questa è la realtà che ci aspetta nei prossimi anni, quindi prendiamone atto e bona lè!
Non si sono ancora chiuse le urne della più surreale giornata elettorale della nostra storia, che immediatamente i preti, senza nemmeno preoccuparsi di salvare le forme, prendono a reclamare a gran voce il pagamento della cambiale in bianco rilasciata a Berlusconi. Conoscendo però l'affidabilità, l'onestà intellettuale e la proverbiale solerzia nel pagare i debiti del futuro presidente del consiglio, ecco risuonare, subito dopo l'autorevole invito della conferenza episcopale, addirittura il controcanto del papa che ricorda, con voce tremolante ma ben determinata, quali siano i desiderata vaticani: parità della scuola (quindi finanziamenti pubblici alle scuole private dei preti), revisione della legge sull'aborto (che si voglia tornare alle mammane e alle cliniche compiacenti magari gestite da ordini religiosi?), riconoscimento della famiglia fondata sul matrimonio cattolico (e al diavolo, quindi, convivenze, unioni di fatto, libero amore e quel che segue). E se gli organi di informazione si premurano di far notare la sospetta tempestività di questi richiami, i vescovi, per bocca del loro capobanda Ruini, si affrettano a dichiarare, con l'improntitudine propria dell'impunito, che loro non avevano affatto avanzato delle richieste al futuro governo (suvvia, certe cose non si fanno!), ma avevano semplicemente fatto sapere, caso mai qualcuno non l'avesse ancora capito, quali erano i legittimi obiettivi e le priorità di Santa Romana Chiesa. Che la chiesa sia abituata a far sentire la propria "autorevole" voce, e a far pesare tutta la sua soffocante influenza sulle vicende interne dello stato italiano non è certo un mistero. È prassi antica, che si è istituzionalizzata con il concordato del 1929 firmato da Mussolini, e si è perpetuata negli interminabili decenni contrassegnati dalla massiccia presenza, all'interno delle istituzioni, della "cricca clerico-fascista". Proprio quella di cui parlavamo all'inizio. Del resto, e non poteva darsi diversamente, anche i governi di sinistra centro che si sono avvicendati in questi ultimi anni non hanno lasciato dubbi al proposito, tutti impegnati, come sono stati, nell'indecente rincorsa all'acquisizione di benemerenze terrene e spirituali. Mi pare che tutte, ma proprio tutte, le continue sollecitazioni clericali abbiano trovato in questi anni adeguata udienza nelle sale di Palazzo Chigi.
Credo comunque che, dietro questa sconcertante sceneggiata appena andata in scena, non ci sia solo l'abituale richiamo all'ordine avanzato dalle gerarchie ecclesiastiche o la riscossione di una preziosa cambiale, ma anche qualche cosa di più, qualche cosa che potrebbe essere la prefigurazione in sedicesimo di quel che ci aspetta. Il nuovo esecutivo infatti, in qualunque modo potrà essere formato, non ha ancora, a mio parere, una fisionomia, o meglio, una connotazione programmatica ben definita: il contratto firmato davanti al notaio, i cinque punti, il patto con gli italiani, i cento giorni, ecc., tutte queste belle balle inventate dal caporal maggiore delle forze forziste e mediaticamente reiterate fino alla nausea, sono, appunto, balle, che mascherano dietro una cascata di parole una sostanziale inconsistenza programmatica. O perlomeno una situazione ancora tutta da chiarire e da definire. Senza dubbio l'insistenza con la quale Rutelli, in campagna elettorale, accusava il polo di non avere un programma ben definito era soprattutto strumentale, però, nella sostanza, era anche ampiamente giustificata. L'alleanza di ferro stipulata fra le "forze della reazione" è nata fondamentalmente con lo scopo, dichiarato del resto, di arrivare al potere a qualsiasi costo, e pertanto al suo interno si sono privilegiati gli aspetti tattici mano a mano che si presentavano e si sono accantonate le affinità e le diversità programmatiche fra i singoli schieramenti. Mi pare sia stata del tutto evidente l'assenza di discussione e di confronto all'interno della casa delle libertà, completamente appiattita come era nella necessità di parlare soltanto delle doti soprannaturali del suo mister. E se a questo si aggiunge la pressoché totale inesperienza di amministrazione e di governo di questi "strumenti della conservazione" non mi pare azzardato paragonare la futura compagine governativa a una barca in balia delle onde, come tale destinata, per un po', a non avere una rotta precisa. E quindi esposta, inevitabilmente, alle pressioni e alle sollecitazioni di tutte le lobby e i gruppi d potere del nostro paese. Ed ecco dove va ad infilarsi il prete! Con la padronanza delle situazione che ne contraddistingue la millenaria esperienza, la chiesa si è proposta come la prima interlocutrice dei vincitori, consapevole che questa sua ammirevole tempestività nel dare credito ai futuri governanti potrà metterla al riparo da contestazioni sul diritto di primogenitura. Come quando si giocava a muretto: chi si chiamava "Primo!" aveva diritto a tirare le figurine in aria prima degli altri. E quindi, fregandoli, di fare la parte del leone. Non c'è che dire, bisogna rendergliene atto, bravi come loro, a far la parte del leone, non c'è proprio nessuno. Che sia per questo che Rifondazione ha fatto eleggere il famoso domatore Darix Togni? Massimo Ortalli
|
fat@inrete.it
Web: uenne@ecn.org