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Da "Umanità Nova" n.19 del 27 maggio 2001
Parma: clandestini si diventa
Storia di Mohsen
Mohsen Badreddine è un lavoratore tunisino. È uno dei tanti
immigrati che lavorano nella provincia portando ricchezza alla nostra
città. È un immigrato regolare, uno di quelli verso i quali si
sente spesso dire che bisogna attuare una politica della "mano tesa",
riservando il "pugno duro" ai cosiddetti "clandestini". La sua storia, che ora
vi racconteremo, servirà forse a far capire come il mercato e
un'amministrazione "incivili" possono trasformare un lavoratore regolare in un
"clandestino".
Correva l'anno 1998. Mohsen lavorava come agricoltore a Viarolo. Viveva
lì con la moglie e i suoi tre bambini. Viveva in un appartamento di
proprietà del suo datore di lavoro. Un brutto giorno, il datore di
lavoro decide di licenziare Mohsen. Ed è così che Mohsen perde,
in un sol colpo, il lavoro e la casa. Mohsen chiede aiuto. Si rivolge ai
servizi sociali del Comune di Parma: "aiutatemi a trovare una casa in
affitto. Ho tre bambini piccoli". I figli di Mohsen sono davvero
piccoli: la più grande ha 3 anni, il più piccolo pochi mesi. Le
assistenti sociali del Comune di Parma sembrano comprensive. Promettono che il
Comune farà il possibile per trovare a lui e alla sua famiglia una
soluzione alternativa. Convincono Mohsen a lasciare la casa del datore di
lavoro. Convincono Moshen che in una settimana tutto sarà risolto e
avrà una nuova casa. Per spingerlo a lasciare la casa in cui viveva gli
promettono che, per una settimana, avrà l'affitto pagato in un albergo
e, poi, la casa arriverà. Mohsen accetta.
La settimana passa veloce come un fulmine e come un fulmine la promessa del
Comune si trasforma in volgare bugia: "Spiacenti, non possiamo fare
nulla per lei. La donna e i bambini possono stare in un centro d'accoglienza.
Lei però... beh, lei può sempre dormire in macchina... lo fanno
in tanti". Mohsen si trova così senza lavoro, senza casa e senza
famiglia. Passano i mesi. Mohsen trova altri lavori, ma non la casa. La
famiglia continua ad essere divisa: donne e bambini, in un dormitorio, Mohsen
in strada. Così hanno deciso un padrone come tanti altri, un mercato
abitativo come tanti altri e un'Amministrazione incivile come tante altre.
Mohsen non si rassegna: continua a lavorare e cerca disperatamente una casa.
Ma, nella "civilissima" Parma, sono ben pochi quelli disposti ad affittare agli
immigrati.
Nel febbraio del 2001, Mohsen e la sua famiglia sono di nuovo insieme: a
Riccò, un ostello per pellegrini offre loro ospitalità per
qualche giorno. "Solo per qualche giorno". Ma, in breve tempo,
anche la carità cristiana si trasforma spesso in empietà:
"siete venuti dalla strada e alla strada tornerete. Ringraziate Dio che
per due mesi vi ha dato un tetto". Questa la risposta del parroco, di
fronte ai "mesi di troppo" di permanenza nell'ostello.
Oggi Mohsen deve lasciare l'ostello. E proprio mentre riceve l'ultimatum del
parroco, arriva il giorno del rinnovo del permesso di soggiorno. E proprio
mentre arriva la data del fatidico rinnovo, Mohsen riceve una proposta di
lavoro da un'industria metalmeccanica.
Ma per lavorare ci vuole il permesso di soggiorno, e per avere il permesso di
soggiorno ci vuole una casa, una fissa dimora, una residenza. E Mohsen non ce
l'ha.
Dal 6 maggio 2001 Moshen è un "clandestino". Perché?
Perché un brutto giorno il suo padrone l'ha licenziato, il Comune l'ha
imbrogliato e il mercato privato degli alloggi in affitto gli ha detto:
"Ci spiace, non affittiamo agli immigrati".
La storia di Mohsen e della sua famiglia è la storia di un "paradosso
comune": benché a commettere un'ingiustizia siano stati il mercato,
l'amministrazione e la società, a pagare per quella colpa sono le
vittime dell'ingiustizia. Quando gli uomini sanno che viene commessa
un'ingiustizia e non hanno l'interesse, la generosità o il coraggio di
protestare, automaticamente gettano la colpa sulle vittime, ricorrendo
così al più elementare dei mezzi per alleggerire la loro
coscienza. Qualcuno allora potrà dire: "Beh, se è
diventato "clandestino", avrà pur fatto qualcosa di sbagliato".
Nossignori! Questa storia ci insegna che a trasformare Mohsen in un
"clandestino" sono stati il mercato, l'amministrazione, lo Stato e una
società provinciale e razzista come quella di Parma. I veri criminali,
sono quelli che privano intere famiglie dei loro mezzi di sostentamento (anche
se lo chiamano "taglio all'occupazione"), quelli che lucrano sul
bisogno di casa delle fasce più deboli e ricattabili (anche se la
chiamano "liberalizzazione degli affitti"), quelli che trattano
ogni problema sociale come un problema di ordine pubblico, privando gli esseri
umani dei loro diritti fondamentali.
Comitato Cittadino Antirazzista
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