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Da "Umanità Nova" n.20 del 3 giugno 2001
Offensiva clericale
La chiesa contro la libertà delle donne
La vittoria del centrodestra sembra avere galvanizzato
non poco il delirio di onnipotenza che alberga presso la Santa Sede, che subito
ha presentato il proprio conto al futuro governo, invitando ad abolire la legge
194 sull'interruzione di gravidanza. Il progetto della CdL su questa delicata
questione che investe l'autonomia, la libera disposizione del proprio corpo e
la libertà delle donne è in linea con gli insegnamenti morali
della Chiesa cattolica, dalla quale assume il dogma sanfedista come un culto da
imporre a colpi di maggioranza parlamentare, la sessuofobia come codice di
normalizzazione delle pratiche erotiche e sociali, il fascismo come orizzonte
finale dentro cui far muovere i due cardini teorici della difesa della famiglia
e della razza. È obiettivo dichiarato del nuovo governo: tendere ad
introdurre elementi peggiorativi dentro la 194; annientare la
soggettività della donna, relegandola a ruolo di marginalità e
sottomissione; disporre il reato di istigazione all'aborto per i medici con
pene comprese tra 1 e 3 anni; introdurre nei consultori militanti del
"movimento per la vita" con il compito di dissuadere, indottrinare e
evangelizzare le giovani; usare il ricatto economico come anestetizzante del
dolore della scelta o come leva di sviluppo demografico.
Come si può vedere si tratta di un intervento politico a tutto campo,
che investe la società nel suo complesso, che attacca direttamente la
dimensione delle libertà di ogni singola donna, pone la famiglia come
ponte normalizzante tra Stato e Chiesa, assegnandole il ruolo di veicolatrice
di pratiche autoritarie e al contempo ipotizzando il nucleo familiare come
motore demografico per il rafforzamento della patria, linea strategica,
potremmo concludere, per la difesa della razza. Durante l'ultimo quarto di
secolo, d'altra parte, il blocco clerico-fascista ha sempre tentato una
rivincita sul terreno della libera disposizione dei corpi e dei desideri, ma
mai come questa volta ha avuto la forza di imporre una normalizzazione
legislativa. Già in alcuni avamposti regionali, possiamo indicare la
Lombardia e il Lazio, i governi stanno procedendo a smantellare strutture di
base, o a clericalizzarle, imponendo un modello che probabilmente vorrà
essere esteso a tutto il territorio nazionale. Per la Casa della Libertà
si tratta di radere al suolo le conquiste sociali ottenute del movimento delle
donne, i diritti che maggiormente hanno affermato un processo di emancipazione
nella società, rafforzando le pratiche di autodeterminazione e i punti
di vista laici in un area del pianeta tra le più esposte alla
benedizione oscurantista del cattolicesimo; in discussione vengono posti i
risultati raggiunti, la diminuzione del numero di aborti praticati e del numero
di decessi delle donne, la progressiva scomparsa dell'aborto clandestino, a cui
ricorrono invece prevalentemente le donne migranti costrette alla
clandestinità, l'attenzione alla tutela della propria salute, la
consapevolezza di una sessualità libera, non necessariamente
procreativa.
Per arrestare questo processo di emancipazione, la Chiesa e il governo di
centrodestra faranno leva su due obiettivi in materia di politiche familiari:
da un lato la famiglia dovrà essere irregimentata, dall'altro
andrà aziendalizzata. Dal primo caso discende la funzione repressiva del
nucleo familiare, il suo essere luogo di compromesso morboso, di
depotenziamento delle capacità individuali, di soffocamento delle
aspirazioni ad un utilizzo cosciente dei corpi e della libera disposizione del
pensiero. Luogo dove maturano atti di violenza sia di carattere psicologico sia
di carattere fisico, alimentati nel chiuso delle mura domestiche e
tendenzialmente permeabile a derive di corruzione umana estrema, che possiamo
individuare nella pedofilia e nei soprusi sessuali che sfociano nello stupro
all'interno delle relazioni di coppia. Dal secondo caso prende invece
significato un'altra concezione della famiglia, speculare alla prima e ad essa
essenziale, dato che ad un processo di atomizzazione delle relazioni umane deve
precedere e seguire un processo di distruzione dei tessuti di relazione
sociale. Si tratta della concezione della donna come unità produttiva al
servizio della fabbrica demografica, della concezione della gravidanza, del
parto e della nascita come potenziamento della razza e come antidoto ai flussi
migratori. Dinanzi a questa prospettiva occorre avviare una gigantesca campagna
di mobilitazione, fatta di presidi, di controinformazione, di volantinaggi
davanti ai consultori, tenendo di conto che non possiamo limitarci alla difesa
tout court della legge 194, perché il nostro discorso deve porre al
centro della contesa l'affermazione del corpo inteso come macchina desiderante,
rivendicata indipendentemente dalla triplice morsa di Famiglia, Chiesa e Stato.
Per questo occorre fare un discorso plurale in difesa dell'autodeterminazione
sessuale, indicando nella gratuità degli anticoncezionali una battaglia
di breve periodo, nel rafforzamento dei consultori un piano di più
generale laicizzazione della società, nel legame tra consultori e scuole
di ogni ordine e grado una rete educativa alla progettualità erotica di
ogni corpo.
Mai come oggi ad ogni macchina umana desiderante si contrappongono le volanti a
sirena spiegata dell'oscurantismo statale e religioso.
Luca Papini
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