unlogopiccolo

Da "Umanità Nova" n.20 del 3 giugno 2001

Verso il G8

Il giorno 23 maggio sono giunte in redazione alcune e-mail, circolate successivamente in rete, sullo sgombero di uno stabile, situato nella zona "proibita" presso la stazione di Principe a Genova, abitato da 16 immigrati senegalesi. L'operazione di pulizia etnica, motivata da elementi "strutturali" (pericolosità o inadeguatezza degli edifici), in vista del G8 continua imperterrita: questa volta ha però incontrato la resistenza e la solidarietà degli immigrati e di molti cittadini/e e compagni/e (circa 200 in tutto) che hanno bloccato il traffico per tutta la giornata in una zona nevralgica della città nei pressi della stazione centrale. Durante il blocco una delegazione degli sgomberati è andata a trattare in comune, il quale, sinistrosamente e democraticamente ha opposto un no secco "finché fosse durato il blocco stradale", che tradotto significa "l'unica violenza tollerabile deve essere soltanto la nostra". Di fronte alla determinazione degli immigrati, il comune di Genova ha concesso il rientro per 7 persone su 16, però senza luce né gas (!!!). La risposta è stata ancora una volta compatta e dopo aver, rotto le catene, gli sgomberati hanno rioccupato gli appartamenti. Il giorno seguente, si è tenuto un presidio, composto prevalentemente da senegalesi, di fronte al comune di Genova, per rivendicare il diritto ad abitare nelle proprie case. Il comune ha successivamente ritirato le ordinanze di sgombero a patto che vengano svolti lavori di rifacimento delle canne fumarie e degli impianti elettrici. Quanta inaspettata solerzia amministrativa! Chi non è ancora convinto è l'assessore Rossetti, da cui partì l'ordinanza, che ha invitato i cittadini a denunciare i senegalesi in quanto occupanti abusivi e per aver commesso un reato. Istigazione a delinquere?

La zona "rossa" (quella proibita) continua ad allargarsi. Saranno totalmente interdette al pubblico le stazioni centrali dei treni di Genova: piazza Principe e Brignole. Ciò significa che nei giorni del G8, e forse anche prima, non circoleranno treni sulla costa. Anche le uscite delle autostrade in direzione centro, ovvero Genova Est e Genova Ovest saranno interdette: sarà quindi probabile che tutta la circolazione intra-cittadina verrà bloccata. Sembra, per il disappunto espresso dal sindaco della città di Savona, che i treni provenienti dalla Francia e zone del ponente ligure verranno colà stoppati.

A "vigilare" sul G8 piomberanno su Genova, oltre ai 10.000 uomini e donne dei corpi di polizia, oltre alle "intelligence" e servizi segreti di svariati paesi, anche migliaia di soldati e soldatesse dei corpi scelti a cui verrà chiesto di sorvegliare sugli obiettivi strategici e di controllare le vie di mare e le vie di aria. Non vi è alcun dubbio sul fatto che ci troviamo in uno STATO DI GUERRA. Rifondazione Comunista dice che sarebbe incostituzionale usare l'esercito per compiti di polizia: vorrei ricordare a Rifondazione Comunista, a parte la Costituzione, che l'Arma dei Carabinieri è il quarto corpo delle Forze Armate. Il punto, ovviamente, non è capire quale struttura militare e poliziesca debba essere considerata più democratica nella repressione.

Il delirio intorno al G8 prosegue incessante: ora sono i proprietari di imbarcazioni "alloggiate" nel porto di Genova a paventare una perdita finanziaria per mancati introiti turistici di oltre 10 miliardi, a causa del blocco totale degli ingressi e delle uscite dal porto che si protrarrà per almeno 2 settimane. Si iniziano a sentire voci di dissenso, di regime ed affaristico naturalmente, sull'opportunità di tenere il G8 a Genova: i soldi per gli abbellimenti sono arrivati, ora possono farselo anche da un'altra parte.

Anche il Cavaliere insiste, insieme ai suoi pargoli, sull'opportunità di cercare altra sede ove tenere l'Evento.

La sinistra di Stato locale e nazionale (DS in testa), dall'altra parte della stessa medaglia, continua a sostenere di non sprecare l'occasione di avere in città la banda degli Otto e si premura, in ogni modo a rendere sicura la città di Genova. Contemporaneamente vorrebbe comunicare con il popolo anti-G8. Così come durante la guerra nella Jugoslavia, i diessini tentano maldestramente di tenere i piedi in più scarpe (non riuscendoci ovviamente). Noi ribadiamo la volontà di non farci offrire neppure un caffè.

A cura di Pietro Stara



Contenuti UNa storia in edicola archivio comunicati a-links


Redazione: fat@inrete.it Web: uenne@ecn.org