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Da "Umanità Nova" n.21 del 10 giugno 2001

Inform@zione

Bologna: licenziamenti alla Bonfiglioli
Un gruppo di operai della Bonfiglioli ha diffuso un comunicato relativo ai licenziamenti avvenuti nella loro fabbrica. Nel comunicato leggiamo che: "il 31 maggio 6 lavoratori della Bonfiglioli non vedranno rinnovato il contratto di lavoro. Il fatto è stato liquidato durante l'assemblea grazie al sindacato, che in quanto porta voce dell'azienda ha comunicato "en passant" che i magnifici 6 non hanno i requisiti, requisiti su cui ci si è ben guardati dall'indagare per non dover svelare le vere motivazioni dei licenziamenti." Pare che tra le motivazioni addotte vi siano le troppe mutue e il calo della produzione. Ma "in realtà l'azienda sta aumentando il livello di selezione. I nuovi interinali devono effettuare un corso non retribuito di una settimana per lavorare su una linea dove l'operazione più complessa consiste nel mettere otto viti in otto buchi tutti uguali." Ed il loro aspetto deve risultare gradito ai capi per cui "niente orecchini in luoghi vistosi o capelli colorati".
"Tutto si riduce a una maggiore ricerca di profitti da parte dell'azienda, che si traduce in una serie di modificazioni dell'organizzazione del lavoro e dell'intensificazione dello sfruttamento. L'introduzione del lavoro interinale, l'esternalizzazione, la diminuzione del personale e gli aumenti dei carichi di lavoro, il lavoro in linea, le turnazioni sono solo alcuni aspetti di come l'azienda risparmi sempre di più sul costo del lavoro peggiorando la vita di noi lavoratori. (...) Complici di tutto questo sono coloro che cercano di far passare la flessibilità e la precarietà come 'comunicazione di servizio'. Il sindacato comunica come inattaccabili le decisioni dei padroni, in realtà il sentimento di sconfitta che diffonde gli permette di portare avanti una politica concertativa che va riempiendo le tasche dei burocrati grazie alla gestione di agenzie di lavoro interinale (vedi Obiettivo Lavoro) e fondi pensionistici privati (vedi Fondo Cometa, Previlabour...).
La diffusione del giornale Zona Industriale, che manifesta un dissenso descrivendo le condizioni oggettive sui posti di lavoro ha portato al licenziamento di alcuni lavoratori da parte dell'azienda, che si è informata tramite la Digos (polizia politica) sui nomi e cognomi di chi appartenesse a Zona Industriale e lavorasse in Bonfiglioli."
Risulta evidente la volontà di espellere dalla fabbrica i lavoratori più combattivi per tentare di infrangere la resistenza operaia alle scelte del padronato e del sindacato di stato.
Mort.

Melfi: elezioni sindacali truccate
Il Coordinamento Nazionale Slai Cobas in un comunicato del 1 giugno relativo alle elezioni sindacali alla Fiat-Sata di Melfi denuncia in Tribunale "minacce di licenziamento a lavoratori e candidati e 'combine' di Fiat e sindacati confederali per escludere le proprie liste di candidati dalle elezioni dei delegati sindacali previste la prossima settimana."
I legali dello Slai Cobas hanno fatto ricorso alla Sezione Lavoro del Tribunale di Melfi contro i componenti la commissione elettorale di Fim-Fiom-Uilm-Fismic-Ugl e la Fiat-Sata SPA, richiedendo l'ammissione della lista dei candidati RSU e RLS (rappresentanti sindacali unitari e rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza) e la cessazione di tutte le ingerenze e le minacce ai lavoratori relativamente alla presentazione delle liste Slai Cobas.
È interessante notare come CGIL-CISL-UIL non abbiano alcun problema ad operare assieme al sindacato fascista UGL e al sindacato giallo FISMIC. Se c'è da garantirsi il monopolio della rappresentanza, i burocrati sindacali sono serenamente 'unitari' tra loro.
Ma veniamo ai fatti: "Lo scorso 7 maggio Fiom, Fim, Uilm e Fismic avviano le procedure elettorali per le elezioni sindacali alla Sata di Melfi. Lo Slai Cobas presenta proprie liste di candidati con moduli compilati e sottoscritti da ben 547 lavoratori (oltre il 10% in relazione agli organici), tutti ben leggibili e verificabili, come avviene di prassi in occasione delle elezioni sindacali in ogni fabbrica Fiat.
La Sata, in violazione degli obblighi contrattuali, non ha rilasciato l'elenco nominativo dei dipendenti bensì il solo tabulato dei numeri di matricola dei lavoratori aventi diritto al voto fornendo così - non casualmente - alla commissione elettorale un risibile e strumentale pretesto per escludere illecitamente dal voto le liste Slai Cobas per 'la mancanza di riconducibilità delle firme rispetto agli elenchi dei soli numeri di matricola forniti dall'azienda'.
Non paga dell'operazione sporca tentata sul piano delle procedure "la SPA Sata ha attivato per mezzo dei capisquadra e dei capireparto, un'operazione di diffusa pressione nei confronti dei 547 lavoratori sottoscrittori della lista, (il cui elenco peraltro non dovrebbe essere in possesso dell'azienda ma della sola commissione elettorale). Molti di loro, ed alcuni candidati, sono stati inoltre minacciati esplicitamente di licenziamento, minaccia 'estesa' anche a parenti e congiunti dei sottoscrittori occupati nello stabilimento.
Con la gravissima ingerenza aziendale nella sfera dell'esercizio delle libertà e delle attribuzioni sindacali proprie dei lavoratori e la decisione della commissione elettorale la Sata e i suoi sindacati di comodo stanno tentando un 'golpe' contro la democrazia sindacale in fabbrica per impedire la costituzione dello Slai Cobas richiesta a dai lavoratori per poter finalmente cominciare a vedere tutelati i propri diritti.
Sul ricorso dello Slai Cobas il Servizio Politiche del Lavoro di Potenza ha convocato per lunedì il Comitato dei Garanti in merito all'esclusione delle liste di candidati.
Intanto è attesa la decisione del Tribunale di Melfi relativa al ricorso contro la 'combine' tra Fiat e sindacati confederali per l'esclusione della lista Slai Cobas dalle prossime elezioni dei delegati."
Il fatto che i compagni dello SLAI Cobas di Melfi siano costretti a rivolgersi alla magistratura per vedere riconosciuti alcuni diritti elementari è un sintomo della debolezza attuale del movimento di classe. D'altro canto, la difesa, anche sul terreno legale, delle libertà sindacali e la denuncia della pratica corporativa e concertativa del sindacato di Stato è una condizione necessaria se non sufficiente per lo sviluppo dell'organizzazione indipendente dei lavoratori salariati.
A cura di C. S. & Mort.

Intimidazioni ai sindacalisti di Base
La repressione e le intimidazioni nei confronti dei lavoratori impegnati nel sindacalismo di base divengono sempre più frequenti e pressanti. L'ultima trovata è l'utilizzo della minaccia di applicazione della misura di sorveglianza speciale (ossia l'articolo 1 della legge 1423 del '56). Vi sono stati numerosi casi soprattutto nel centro e nel sud Italia: a Roma, ad Acerra ed a Taranto ne sono stati vittime esponenti della Confederazione Cobas. In particolare a Taranto è stato colpito il coordinatore del settore precari/disoccupati impegnato da anni nella lotta al lavoro nero, contro l'inquinamento e l'elettrosmog. A Sarno è toccato ad un militante dell'Unione Sindacale Italiana, Sabatino Capatano, un compagno noto per il suo lungo e costante impegno politico e sindacale. Nel verbale consegnato dal Commissariato di Sarno si legge che il compagno "viene oralmente avvisato a tenere una condotta conforme alla legge" e che "se nonostante l'avviso non cambierà condotta potrà essere proposto all'Autorità Giudiziaria competente per l'applicazione della sorveglianza speciale della P.S.". Si tratta, in modo del tutto palese, di un tentativo grossolano di intimidazione che è stato respinto con decisione dall'USI che il 2 giugno, assieme ad altre forze politiche e sociali, ha dato vita a Sarno ad un convegno/dibattito sulle nuove strategie repressive.
Mortisia

Parma: manifestazione per la casa
Sabato 2 giugno si è svolta a Parma una manifestazione per il diritto alla casa organizzata dal comitato cittadino antirazzista.
Il percorso era lungo e toccava i punti principali della "nuova Parma", ossia i quartieri dove risiedono più migranti, oltre che la prefettura e la piazza principale della città.
La data del 2 giugno non è stata scelta casualmente, infatti ci si voleva contrapporre, almeno idealmente, alla indegna parata militare che attraversa il cuore della città la mattina della festa della repubblica.
Si volevano contrapporre i problemi reali e le persone reali alla loro vanagloria insanguinata.
E ci siamo riusciti.
Al corteo per la casa , nonostante il tempo incerto, hanno partecipato, nei punti di maggiore affluenza, più di duecento persone, di cui più della metà immigrati, ( per Parma non è poco: al corteo " ufficiale" del primo maggio c'erano in tutto 700 persone).
Immigrati e proletari italiani, c'era la presenza anche degli abitanti disabili dell'iraia a cui è stato triplicato l'affitto, hanno dato vita ad un corteo festoso ma deciso, ho scritto "dato vita" perché la loro partecipazione è stata tutt'altro che passiva.
Ci sono stati molti interventi in varie lingue lungo tutto il corteo, sono stati scanditi slogan in tutte le lingue e si è ballato al ritmo di musiche arabe mentre tutti i manifestanti battevano ritmicamente le mani.
La cosa più bella è stata vedere che al corteo si aggiungevano persone lungo il tragitto che poi volevano portare il loro contributo e la loro esperienza.
i temi sono stati i più vari dal diritto alla casa, all'assurdità dell'esistenza delle frontiere (questo è stato l'intervento più applaudito!), al bisogno di prendersi i propri diritti senza delegare. Del resto di "istituzionali" c'erano solo i giovani comunisti di Rifondazione: sindacati altri "sinistri illuminati" e la stessa Rifondazione comunista erano assenti.
La conclusione è stata chiara come uno degli slogan lanciati: "ogni casa vuota sarà occupata, ogni sgombero una barricata".
Per questo l'appuntamento è per sabato prossimo alle 17 in via Piacenza 6, dove si cominceranno a formare le liste per una prossima occupazione, cosa che è stata chiesta ad alta voce dai migranti presenti.
Italiani e migranti hanno capito chi è il nemico comune, hanno abbattuto le differenze di nazionalità, hanno deciso che insieme si vince! E mo' per i padroni so' cazzi.
Info: Katia 03470502008 - Irene 03402442536 - Filippo 03494511826
Comitato cittadino antirazzista



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