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Da "Umanità Nova" n.22 del 17 giugno 2001

G8: verso lo sciopero generale

Lo sciopero generale nazionale del 20 luglio - già proclamato dalla Confederazione Unitaria di Base e a cui aderiscono (o presumibilmente aderiranno) altre organizzazioni sindacali di base - si presta a varie considerazioni:

* la prima è che aver proclamato sciopero su una questione (la cosiddetta globalizzazione) di cui appare più immediata la lettura politica e/o ideologica rispetto alla considerazione degli effetti materiali sulle condizioni di vita e di lavoro, è stato un atto di grande coraggio e di responsabilità. Si sa che, al di là delle dichiarazioni di principio degli statuti o delle posizioni politiche dei dirigenti o dei quadri sindacali più attivi, la gran massa degli iscritti ai sindacati di base non manifesta una particolare propensione per le questioni politiche di quadro. È invece fortemente concentrata sulle proprie condizioni immediate di lavoro e di retribuzione. In altre parole, la deriva micro-corporativa è sempre in agguato. Paradossalmente, ma non tanto, l'indizione di scioperi "politici" era molto più consustanziale alla natura della vecchia CGIL, ancorché ciò fosse determinato prevalentemente dallo stretto inquadramento della maggior parte degli iscritti nei partiti di sinistra e dalla relativa disciplina di organizzazione.

* Questo atto di responsabilità da parte della CUB e dei suoi dirigenti è stato (più o meno esplicitamente) stigmatizzato, da parte delle leadership di alcuni altri sindacati di base, come anti-unitario e da altre parti, come poco democratico in mancanza di un'appropriata consultazione di base. Mentre la prima accusa tende solamente a coprire la propria mancanza di intelligenza politica (perché ad oltre un mese dall'indizione dello sciopero queste altre organizzazioni non si sono ancora associate?), la seconda ha qualche fondamento in più - almeno dal punto di vista formale - ma prescinde totalmente dalle considerazioni fatte sopra sulla natura e le propensioni tipiche dell'iscritto medio ai sindacati di base.

* La CUB aderisce - insieme ad altri sindacati di base - al Genoa Social Forum, rete assolutamente moderata e propensa al dialogo con le istituzioni egemonizzata dall'associazionismo diessino, che concentra la maggior parte delle forze che si oppongono al G8. Si tratta di un atto di realismo e di opportunità politica che di per sé non fa gridare allo scandalo: il sindacalismo di base ha bisogno di visibilità, i mezzi e i rapporti massmediatici del GSF potrebbero dargliela. I nodi vengono al pettine quando la teoria si traduce in pratica: mentre la CUB ha proclamato ai quattro venti di aver indetto lo sciopero generale del 20 su richiesta di un'assise del GSF, quest'ultimo si rifiuta ostinatamente di dar perfino notizia di questo sciopero nei comunicati che quasi quotidianamente emette. Sulle ragioni di ciò (sebbene abbastanza trasparenti) tornerò dopo, quello che ora mi preme mettere in rilievo è che l'eccesso di realismo politico - se praticato maldestramente - si ritorce contro chi lo pratica.

* La sinistra sindacale della CGIL ritorna in gioco per assumere quel ruolo di disturbo che le è consueto. Dopo aver sperperato per anni la disponibilità alla lotta di tanti lavoratori nell'assoluta invisibilità e subalternità ai vertici confederali, gli esponenti di questa area sindacale riscoprono una vocazione antagonista e radicale, sfruttando anche il palcoscenico del GSF. Mentre i motivi soggettivi di questa scelta sono - almeno nell'ambito del ragionamento che si sta portando avanti - poco interessanti (protagonismo velleitario, difesa della propria poltrona e quant'altro) più importante è il ruolo oggettivo che questi personaggi vengono ad assumere. Di riferimento, cioè, privilegiato per vaste aree del GSF. Da qui la caduta di interesse - se mai ce n'è stato - per la CUB e il sindacalismo di base in genere. A questo bisogna poi aggiungere che alcune delle aree del sindacalismo di base - per eccessivo tatticismo, per inguaribile politicantismo o per carenza di prospettive strategiche - guardano alla sinistra sindacale CGIL con un'attenzione maniacale.

* La nostra area politica - l'area libertaria o almeno la parte di essa che si è impegnata contro il G8 con la manifestazione del 9 giugno - è stata la prima a chiedere che il sindacalismo di base proclamasse uno sciopero generale per venerdì 20 luglio. Ciò non ci è stato riconosciuto, ma non piangeremo per questo, capiamo i motivi della realpolitik, anche se a me e credo a tutti gli altri compagni non ci passerebbe neanche per la testa di condividerli. La nostra area politica è l'unica che si è espressa per favorire con ogni mezzo lo sciopero e per partecipare al corteo sindacale di quel giorno. Questo non ci è ancora stato riconosciuto e non sappiamo se lo sarà. Non piangeremo neanche per questo. Il giorno 20, io credo, saremo in piazza e in corteo con i lavoratori in sciopero, saremo in tanti (molti di più di quanti eravamo a Genova il 9 giugno), saremo visibili e saremo chiari con i nostri contenuti. Altri si cimenteranno in proteste spettacolari ai confini della zona rossa: a ciascuno il suo. Tutti potranno giudicare chi sta dalla parte giusta. Per noi è irrinunciabile, oggi come sempre, stare tra i lavoratori in lotta, tra gli sfruttati, in un potenziale movimento di antagonismo radicale al capitalismo globale, al capitalismo in tutte le sue manifestazioni.

Pedro Medina



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