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Da "Umanità Nova" n.22 del 17 giugno 2001
Gay Pride a Verona
Tutto l'orgoglio della libertà
Per una volta anche la forza dei numeri appoggia quella delle convinzioni.
Verona ha vissuto sabato scorso un piacevole pomeriggio, attraversata dal primo
Gay Pride dell'anno. Più una vera e propria manifestazione che un Pride:
l'aspetto spettacolare, pur non assente, è rimasto in secondo piano
rispetto alla volontà di manifestare contro le discriminazioni di cui
sono oggetto gay-lesbo-bisex e transgender ma non solo. "La cittadinanza va
scritta", questo il lemma della giornata, ha avuto l'intenzione di porre in un
unico contesto anche le rivendicazioni di ogni minoranza discriminata. Ecco
perché si è voluta caratterizzare come manifestazione
antirazzista ed antifascista, contro ogni "clandestinizzazione". é la
prima grande manifestazione di questo tipo all'ombra del balcone di Giulietta
dal 1995, quando un corteo ancora più partecipato aveva risposto
all'approvazione in Consiglio comunale di una mozione contraria alle
raccomandazioni del Parlamento europeo contro le discriminazioni basate sulle
preferenze sessuali e le identità di genere.
I più di 5000 manifestanti sono stati accolti, come previsto, da una
città sostanzialmente indifferente ma che a tratti ha risposto anche con
interesse, dettato da una curiosità non sempre da spettatori del
circo.
Non poteva mancare un presidio di Forza Nuova (150 persone) e una messa
riparatrice degli integralisti cattolici (50 persone), che hanno per l'ennesima
volta messo in evidenza ciò che la manifestazione voleva denunciare,
ovvero il legame esistente a Verona fra destra istituzionale ed
extraistituzionale: da Forza Nuova sono intervenuti gli integralisti cattolici
mentre alla messa si potevano trovare assieme i forzanovisti, il colonnello
Amos Spiazzi, un neodeputato leghista, un rappresentante di An in Consiglio
comunale. Da segnalare le dichiarazioni di Nicola Cavedini, esponente
dell'integralismo cattolico locale, il quale ha affermato, riferendosi ai
partecipanti al Pride, che un "simile comportamento" fa da "parafulmine" sulla
città per attirare le punizioni divine, aggiungendo: "Con questa messa
cerchiamo di salvaguardare la città dagli effetti della manifestazione,
non solo per gli abitanti ma anche per coloro che vi hanno preso parte".
Nonostante le minacce telefoniche e scritte a firma "Supremazia fascista"
ricevute dai circoli Pink e Pianeta Urano, organizzatori locali, e da altri
circoli gay e lesbo, è stato registrato solamente un momento di tensione
alla fine del corteo, quando una decina di fascisti ha tentato di infiltrarsi
fra la gente ma, inseguiti, si sono gettati nelle braccia degli uomini in
divisa che li hanno poi denunciati per istigazione all'odio razziale e
manifestazione di carattere fascista.
Sulla stampa locale non cessano di essere tessute le lodi delle forze
dell'ordine che, con strategie da "partita difficile", hanno evitato il
contatto fra le due tifoserie. Questa "par condicio" di sapore calcistico
dimostra ancora quanta strada ci sia da fare perché venga riconosciuta
ai portatori di idee di libertà una sostanziale differenza rispetto a
chi anela solamente alla soppressione di ogni libertà. E forse,
nonostante sia stato detto pure dal palco, anche nei manifestanti occorrerebbe
che si facesse strada la considerazione che le cittadinanze andrebbero scritte
soprattutto nella società e nelle convinzioni delle persone, prima
ancora che nelle leggi di uno Stato che continua a dimostrarsi come censore
delle libertà sociali e individuali nonostante nei suoi testi ne declami
l'inviolabilità.
Dile
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