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Da "Umanità Nova" n.24 del 1 luglio 2001
Riflessioni sul movimento di antiglobalizzazione
Mi sento decisamente bene in vista del G8!
Mi sento decisamente bene in vista del G8. Ora che so che sono arrivati 3
miliardi dal governo mi sento proprio bene. È giusto! un po' di grana di
qua e moltissima di là: la cosa importante è che sia passato il
principio. Infatti, in questo modo il G8 è pienamente legittimo. La
legittimità è garantita dal fatto che ne viene sancita una
corresponsabilità monetaria: in termini concreti siamo tornati
all'antica divisione democratica della colpa di memoria democristiana. È
la prima volta che un movimento di contestazione si fa pagare da quelli contro
cui si vuole battere. E' come se durante la guerra di due anni fa in
Jugoslavia, la Nato avesse finanziato i presidi pacifisti antibellici. Siamo al
nuovo miracolo: il compromesso storico del vecchio PCI è roba da
dilettanti. Complimenti al GSF.
Mi sento decisamente bene in vista del G8: mi hanno lasciato a casa nel caldo
mese di maggio. Mi hanno detto: "lei non ha i titoli per partecipare alla
selezione pubblica per ricoprire il posto in cui ha lavorato sino ad ora!" "Ma
come", gli ho risposto (io ed altri cinque) "se avevo i titoli prima
perché non li dovrei avere ora?!!". "Ci spiace", hanno replicato quelli
"ma ci sono altri che hanno più esperienza di lei". Mobilitazioni?
Nulla, tante pacche sulle spalle. Sindacalisti assenti, colleghi impauriti
della propria ombra. E così mi hanno lasciato a casa nel giro di due
giorni, tanto non conto nulla, sono un prestatore d'opera occasionale, un
supporter della ritenuta d'acconto. Gli amministratori sinistri della prima
provincia di ponente mi hanno dato il ben servito: sono quelli che vogliono
dialogare con la componente etnica di Seattle; sono quelli che, una volta perse
le elezioni, rincorrono affannosamente i movimenti; sono quelli che hanno
armato e finanziato la città di Genova perché ospiti la banda
degli otto; sono quelli che, se fossero stati al governo, uno degli otto
sarebbe stato il loro; sono quelli che hanno scaricato il barile
dell'accoglienza agli oppositori dialoganti sino all'ultimo...
E c'è pure qualcuno che è felice di questa mutazione
opportunistica: arci, rifondatori, pacifisti qua e là sono contenti di
poter parlare, come fossero vicini di casa e compagni di lotta, di queste donne
e di questi uomini al dessert di un percorso politico guerrafondaio, padronale,
nazional-confusionario ed insopportabilmente ipocrita. Non recupereranno
sicuramente i crediti che non hanno mai avuto.
Comunque io mi sento bello carico in vista del G8 e sono pronto a scendere in
piazza contro il nemico comune. Ciò che non riusciamo a fare nel nostro
piccolo, nel nostro quotidiano, ovvero il produrre conflittualità sul
lavoro, sull'ambiente, sulle questioni di genere, sulle modalità di
vita...lo trasferiamo in alto, scarichiamo tutta la nostra rabbia sugli "unici"
ed inequivocabili responsabili del nostro ed altrui malessere: gli Otto.
Prima poco, dopo pure: investiamo enormi energie nel discutere le tattiche
geo-strategiche da tenere nei fatidici giorni dell'Evento. I contenuti, beh che
vadano a farsi fottere! Riunioni politiche, convegni e dibattiti di
approfondimento pressoché vuoti o scarsamente partecipati, mobilitazioni
di solidarietà ad esclusivo appannaggio del ceto politico-militante
(quello che è successo a Goteborg avrebbe dovuto spostare le montagne ed
invece si è risolto in piccole presenze militanti davanti ai consolati
svedesi). Ma i meeting dove c'è la stampa, dove bisogna contarsi, dove
qualche liderino di movimento la spara più grossa degli altri e dove
ogni volta che compare nel piccolo schermo deve smentire la conferma della
smentita in attesa di rilanciare più in alto, quelle riunioni lì
sono sovraffollate.
Mi sento davvero bene in vista del G8: la società civile si trova di
lunedì: è chiaro! Quelli che rappresentano oltre 500 associazioni
e parlano a nome di tutti, il GSF, lavorano per noi, esclusi i festivi! Ai
semplici militanti possono bastare le kermesse della domenica, le repliche sui
giornali, le tv o le copertine dei settimanali e qualche intervista, a cui,
purtroppo, nemmeno alcuni di noi sono sfuggiti.
Mi sento davvero bene in vista del G8: è da un po' di tempo che leggo
riferimenti insistenti di unità politico-sindacale della Cub/RdB nei
confronti sia del GSF che delle Tute Bianche. Niente di male se non che, venne
già detto da altri, sarebbe stato bene anche un accenno a chi per primo
chiese l'indizione dello sciopero generale e a chi, per primo, diede adesione
allo sciopero generale ed al corteo, ovvero il movimento anarchico. Ma, come mi
ha ricordato un caro compagno più vecchio ed esperto di cose sindacali,
è inutile chiedere a qualcuno di essere e fare ciò che non
è né potrebbe essere. D'altronde il sindacalismo di base, in
genere, è un coacervo di lotte promosse da lavoratrici e lavoratori che
si portano dietro esperienze, prassi o magari anche inesperienze frutto di anni
di storie collettive ed individuali. Non è un caso che gli apparati
siano, a volte, molto più radicali della base lavoratrice. Chiedo
però una cosa soltanto a lui ed a coloro che vi vorranno riflettere
sopra. Se parte della dirigenza sindacale di una organizzazione come la CUB
vuole rapportarsi "strutturalmente" ad un'area politica, operazione in
sé del tutto legittima, quella proveniente dai centri della carta di
Milano (tute bianche, ma anche altro per intenderci), vorrà dire pure
qualcosa? Intendiamoci, non è che un sindacato possa cambiare
identità da un giorno all'altro né costringere a sua volta dei
militanti ad essere ciò che non sono, ma avviare un processo di
trasformazione, quello sì che lo può. Se il rapporto non è
puramente casuale, cosa che non credo che non sia, allora conviene pensarci
già da oggi: ho letto domenica 24 giugno su "il manifesto" che
l'Associazione per la difesa delle lavoratrici ed i lavoratori, aderente
CUB/RdB, intende lo sciopero del 20 luglio come uno sciopero di cittadinanza e
si rivolge a questo proposito a tutti i fratelli e le sorelle (compagni/e non
si usa più?) a parteciparvi. Ho letto ancora sul settimanale Carta che
le RdB/CUB di Roma organizzano un convegno sullo sciopero del 20 con le Tute
Bianche. Ho letto ancora sul Corriere Mercantile che la CUB/RdB partecipa
esclusivamente alle manifestazioni indette dal GSF. Se il linguaggio e le
prassi sono indicative di un percorso di trasformazione occorre che chi vi
aderisce (è iscritto) inizi a parlarne un po' celermente e chi partecipa
alle manifestazioni (come noi) ne discuta politicamente.
Mi sento davvero bene in vista del G8 perché nessuno, pure noi, scampa
alla logica dello spettacolo: sono gli altri che ci dettano i tempi e le
modalità della protesta e sono gli altri che si aspettano che facciamo
ciò che un buon anarchico dovrebbe fare: il terrorista!
Criminalizzazioni stupefacenti, giornalisti dopati che la sparano sempre
più grossa in attesa che altri sparino con quelle vere e giù
movimentisti buoni che gli vanno dietro: sono rimasto esterrefatto dalle
dichiarazioni criminogene di una rappresentante di "Mani Tese", riportate dal
manifesto del 21 giugno, che ha lanciato lo slogan "Né con i G8
né con le tute bianche". I potenti vogliono spaccare il movimento, per
avere mano libera nella repressione contro i non allineati, anche se fossero
non violenti, dato che l'equivalenza anarchici=criminali è già
stata data, e guarda un po' chi gli va incontro!!?
Mi sento davvero bene in vista del G8: e a noi che ci tocca? La divisa nera? So
che sono gli altri ad avercela attribuita, ma ci sono delle prassi che giocano
sul ruolo delle aspettative altrui: leggendo di Goteborg in rete, sono venuto a
sapere che lassù ci fu un'unità di intenti e di coordinamento tra
blocco nero e tute bianche locali, da cui la repressione e tutto il resto.
Affinità di prassi in mancanza di contenuti comuni? È
l'esteriorità del guerriero rude che conta? Non ho il fisico e se pure
lo avessi ci terrei a preservarlo; non porto divise e soprattutto mi batto se
ho qualche possibilità di vincere, altrimenti recedo, cambio, faccio
altro.
Qualcuno poi ha pensato al dopo? Finita la festa, rimarranno i soliti quattro a
leccarsi le ferite, a contattare gli avvocati ad ingoiare denunce... Il mondo
andrà in vacanza ed il movimento si preparerà ad un altro
bellissimo incontro intercontinentale, magari in India, a costituire Il
Calcutta Social Forum ed a preparare il prossimo intervento della Banca
Mondiale.
Pietro Stara
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