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Da "Umanità Nova" n.24 del 1 luglio 2001

Il dialogo del ministro
Una torta alla crema per Renato Ruggiero

È da qualche giorno che sono in preda ad una profonda crisi di coscienza.

Mi dichiaro anarchico da anni, mi sono dato da fare, con alti e bassi, nel propagandare e diffondere le mie idee, per controinformare circa l'operato dei potenti della terra. L'ho fatto nella convinzione che fosse giusto, nella convinzione che i miei obiettivi di essere umano sono fondamentalmente diversi da quelli delle grandi multinazionali, dei grandi gestori di capitali e dei loro fedeli servi, governi, monarchie e repubbliche.

Come si può non andare in crisi quando dopo anni spesi ad evidenziare tutto ciò, arriva un qualsiasi ministro degli esteri di un governo neo-fascista a dire che "occorre dialogare con il movimento antiglobalizzazione poiché i nostri e i loro obiettivi non sono divergenti"???

La frase precisa è stata: "Dialoghiamo con il popolo di Seattle, le loro esigenze sono giuste, i loro obiettivi sono i nostri".[1]

Ho pensato di avere davvero sbagliato tutto: se il ministro Renato Ruggiero, che condivide con me la città natale, dice che i miei ed i suoi obiettivi non sono divergenti... c'è da riflettere, per non cadere nella tentazione di sentirsi "finalmente" di essere "uno di loro". Meglio condividere solo la città natale: il sole, il mare, il Vesuvio e... non tutto il resto.

Chissà... fatto sta che il ministro certamente di globalizzazione se ne intende, quindi, se lo dice lui...

Oggi si presenta come persona nuova, anche se avendo ormai raggiunto i 70 anni tanto nuovo non è.

Apprezzato senza limiti da tutti, anche il giornale tedesco Frankfurter Allgemeine Zeitung gli regala un articolo, nel quale precisa che "possiede il tipico temperamento della sua città natale, Napoli, e ciò lo aiuta ad affrontare e risolvere i problemi".

Inizia la carriera diplomatica nella Russia di Krusciov, è ambasciatore a Washington nel periodo della grande crisi cubana, poi alla comunità europea. Non male, come inizio.

Rientra in Italia circa due decenni fa, solo temporaneamente: è ministro del commercio estero in tre governi, sotto la presidenza rispettivamente di De Mita, Goria, Andreotti. Poi diviene "consigliere per gli affari esteri" di Craxi.

Con l'inizio di tangentopoli, chissà perché, ripara immediatamente all'estero, di nuovo lontano "dall'amata Italia", e compie il suo grande "salto di qualità". Nel 1995 diviene direttore generale del WTO, l'ex GATT. Sì, proprio il WTO, l'organizzazione mondiale del commercio, quella passata alla storia per i danni che ha fatto al mondo intero e per "gli scontri di Seattle". Nel novembre 1999, nei giorni caldi di Seattle, Ruggiero già si era dimesso, in vista di incarichi più fruttuosi, ma nel periodo dei grandi danni, il direttore generale era proprio lui.

È proprio nel periodo della direzione del WTO che il suo nome inizia ad essere noto al grande pubblico, per essere stato uno dei primi obiettivi dei "lanciatori di torte in faccia", che non hanno poi risparmiato neanche Bill Gates. A proposito: colgo l'occasione di questo articolo per complimentarmi con il sig. Calvin Klein, da qualche giorno entrato anche lui nel club delle torte in faccia.

Ritornando al ministro, è possibile riavvistarlo in Italia nell'estate del 1997, quando interviene al ben noto meeting di Rimini per esporre ad una folta platea i successi della sua organizzazione.[2]

Nel 1999 lascia la direzione del WTO per tornare in Italia ed essere nominato presidente dell'ENI[3], ormai divenuta privata dopo lo scippo fatto a tutti i lavoratori italiani che l'hanno pagata.

L'esperienza all'ENI dura poco: qualche battibecco con Mincato, e Ruggiero lascia la scena.

Si ritira a vita privata? Naturalmente no: diviene consigliere di amministrazione della Fiat e della Salomon Smith Barney e, siccome troppo poco lavoro può far invecchiare precocemente, diviene anche vicepresidente della Rcs.

È il biennio in cui viene definito dalla stampa un "superconsulente internazionale": viene momentaneamente assunto all'amministrazione di aziende, sistema i "problemi interni" e va via.

Non potendo ricoprire troppe cariche in contemporanea, la nomina ad amministratore delegato di Infostrada viene assegnata ad uno dei suoi tre figli.

Finalmente, e siamo nel 2001, Berlusconi vince le elezioni e, prima ancora di poter pensare al come spartire le poltrone, deve fare i conti con la "benedizione" di Giovanni Agnelli che auspica di vedere Renato Ruggiero ministro degli esteri. In seguito ad una nuova "sponsorizzazione" da parte dell'ex segretario di stato americano Henry Kissinger[4], per Ruggiero si schiudono le porte del ministero più delicato, in quest'epoca di globalizzazione e di allargamento ad Est dell'unione europea.

"Molto bene!", direte voi lettori di UN, diranno tutti i militanti antiglobalizzazione, direte voi poliziotti che state correndo a portare questo articolo a chi di dovere, magari allo stesso Ruggiero. Se invece non dovete portarlo a lui, allora fatene una fotocopia e portategliela.

Non dico altrettanto io. Perché se è una persona con tale curriculum a dire che certi obiettivi non sono divergenti dai suoi, se è Renato Ruggiero a dire che "le esigenze del movimento antiglobalizzazione sono giuste", direi che c'è molto di cui preoccuparsi...

Dovremmo preoccuparci tutti per la nostra integrità mentale. Dovremmo preoccuparci perché qui c'è qualcuno che non ha capito nulla: o i poliziotti che hanno caricato e sparato su persone che la pensano come loro, o i manifestanti che si sono difesi lanciando pietre su chi la pensa come loro, o i potenti ed i burattinai che ci sono dietro e che inutilmente si sono fatti proteggere dalla cavalleria, visto che fuori c'erano manifestanti con obiettivi non divergenti.

Proviamo a tirare le somme.

Visto che da un paio di anni a questa parte ogni manifestazione antiglobalizzazione viene repressa così brutalmente che le persone comuni iniziano a simpatizzare per i manifestanti, visto che ogni giorno che passa diviene più larga la fetta di popolazione che inizia a non credere più alle parole dei potenti della terra, è chiaro che un ministro degli esteri deve trovare il modo di farsi del credito. Su questo siamo d'accordo, altrimenti che uomo di potere sarebbe? Se così non fosse, ricoprirebbe male il suo ruolo. Soprattutto in considerazione che è la quarta volta che fa il ministro e - cosa più importante - che è l'ex-direttore del WTO.

Mi scusi se mi rivolgo direttamente a Lei, ma il punto sbagliato del piano è, carissimo dott. Ruggiero, il seguente: Lei è proprio sicuro che siano state molte le persone che Le hanno creduto?

Ha forse dimenticato che l'ultima volta che ha incrociato sulla sua strada un contestatore della globalizzazione, Lei ha ricevuto una ghiotta torta alla crema (con ciliegina, spero) sulla faccia? Forse che la torta in faccia non è bastata a farle comprendere che al mondo non solo esistono persone che cercano ancora di ragionare con la propria testa, ma - forse a causa della commercializzazione selvaggia di cui Lei è fedele sostenitore nonché uno dei principali artefici a livello mondiale - queste persone sono "stranamente" in aumento?

Dopo avere visto in tv la scena del manifestante colpito da proiettile a Goteborg, quanti telespettatori possono aver pensato che quel manifestante ha i Suoi stessi obiettivi? Che tutta la manifestazione e tutto il movimento hanno obiettivi "non divergenti" dai Suoi? Che se ci sono stati scontri è stato solo per "carenza di canali di comunicazione"? Quanti genovesi si sentono in perfetto accordo con la decisione governativa circa il divieto di matrimoni e funerali nelle zone rossa e gialla? E solo perché non si devono fare cortei?

Mi dispiace molto, dott. Ruggiero, ma non tutti ci caschiamo... e il guaio è che, dopo questa Sua poco felice affermazione, sono un po' aumentate le persone che non ci cascheranno più.

Personalmente non ritengo che Lei creda sul serio a quelle frasi, poiché il crederci sul serio sarebbe - da parte Sua - non solo il rinnegare la Sua splendida carriera al servizio delle aziende nazionali e transnazionali, ma soprattutto una precisa manifestazione di arteriosclerosi.

Non ho proprio idea, in tutta sincerità, di cosa vorrebbe dire, nell'auspicato dialogo.

Giusto per salutarLa, se per caso diceva proprio sul serio, sarò ben lieto di mettere a confronto i miei obiettivi con i suoi e di discuterne. In quanto Suo conterraneo di origine sono anche io un buon dialogatore.

Se proprio vuole, potremmo magari darci un appuntamento a Genova il mese prossimo, e parlare con tutta calma delle divergenze e non divergenze tra governo, G8 e movimenti, naturalmente davanti ad una bella torta alla crema, certamente con ciliegina.

Sarà per me un grande onore.

Legrand

Note

[1] : "La Repubblica online", http://www.repubblica.it e tutti i quotidiani italiani del 18 e 19 giugno 2001.

[2] : http://www.meetingrimini.org/meetingrimini/corpobasso.html

[3] : http://www.eni.it/italiano/notizie/comunicati/comunicati99/cs_34.html

[4] : "Farnesina, è arrivato l'ambasciatore. Benedetto da Agnelli", in "Il Mattino", Napoli, 11 giugno 2001, a firma Emanuele Imperiali. La parola "sponsorizzazione" è sua.



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