![]() Da "Umanità Nova" n.24 del 1 luglio 2001 Il "caso" CamenischLa vicenda di Marco Camenisch (conosciuto come Martino) irrompe sui media italiani al momento del suo arresto avvenuto il 5 novembre 1991 a Montignoso, vicino a Massa. Essendo cittadino svizzero ed in possesso di documenti di identità piuttosto incerti, tenta di rispondere all'intimazione della pattuglia di carabinieri a colpi di pistola, ne ferisce uno ad un braccio ed è a sua volta ferito e quindi arrestato. Nel successivo processo, celebrato nei vari gradi fra la primavera e l'autunno del 93, e quindi in Cassazione l'aprile seguente, verrà condannato per porto abusivo di armi, lesioni aggravate e per un attentato ad un traliccio Enel, a 12 anni di prigione. Per comprendere meglio la sua situazione ci rivolgiamo all'avvocato Focacci, che ha seguito la sua vicenda fin dall'arresto. D.: Nella situazione carceraria italiana, detenuti che sono stati riconosciuti colpevoli per delitti socialmente molto più gravi di quelli commessi da Martino, sono in semi libertà, in affidamento o godono di benefici; come mai non lui? R.: "Perché, a quanto mi risulta, diversamente dalla maggior parte dei detenuti (anche per reati molto più gravi) Martino non ha finora fatto nemmeno la richiesta per ottenere misure alternative al carcere. Mi risulta invece che ha chiesto in passato la cosiddetta "liberazione anticipata" a norma dell'art. 54 (Legge Penitenziaria), il quale prevede che, in assenza di specifici atti che contrastino con una valutazione di "buona condotta" segnalati al giudice dal personale carcerario, vi sia un "abbuono" di 45 giorni per ogni semestre scontato. Al 1998 aveva ottenuto un abbuono di 135 giorni. I benefici vengono concessi a discrezione del Tribunale di Sorveglianza, che in questo caso è Torino, ed in seguito a domanda del detenuto. Attualmente credo stia tentando di ottenere i benefici dell'art. 21, che consente un periodo di lavoro all'esterno durante il giorno, pur facendo ritorno in carcere la sera, e che è simile ma non è da confondere con la semi-libertà. Sugli ultimi sviluppi sarebbe comunque opportuno sentire l'avvocato La Macchia di Torino." D. Resterebbe comunque aperto il capitolo relativo alla richiesta di estradizione dalla Svizzera... R.: Su Martino infatti pende una richiesta di estradizione dall'autorità giudiziaria elvetica, che intende sottoporlo a processi per vari reati: era precedentemente detenuto nel carcere di Regensdorf vicino a Zurigo ed in occasione dell'evasione di sei detenuti il 17 dicembre 1981, fra cui lui, una guardia carceraria è stata uccisa ed un'altra ferita. Sebbene dalle carte risulti che non è stato lui l'autore di questi due fatti, le autorità svizzere hanno rinviato tutti a giudizio con l'accusa di concorso in omicidio e tentato omicidio. Vi è poi un'altra richiesta per l'omicidio di una guardia di frontiera avvenuto nel periodo in cui Martino risultava latitante. Ed infine vi è il residuo di pena da scontare per la prima condanna, che era stata a 10 anni. D.: Una condanna da molti considerata particolarmente pesante, relativa a furto di materiali e danneggiamenti di cui non solo era stato riconosciuto colpevole ma che aveva rivendicato proprio in tribunale. E l'estradizione risulta concessa? R.: " Sì, in forza di pronuncia da anni definitiva della Corte d'Appello di Genova. Abbiamo seguito, insieme all'avv. Venturino tutto l'iter del procedimento, presentando puntuali ricorsi nei quali, in particolare, abbiamo sostenuto la tesi che almeno per alcuni dei titoli di detenzione che costituivano la domanda di estradizione ci si trova di fronte ad evidenti connotazioni politiche; a nessun livello essi però sono stati accettati, per cui, scontata la pena italiana, bisognerà attendersi l'esecuzione dell'estradizione. Vi è poi da sviluppare la possibilità che venga riconosciuto il meccanismo di "continuato internazionale" fra i reati per cui scontava la pena in Svizzera ed i reati per cui sta scontando in Italia. L'eventuale riconoscimento della continuazione potrebbe in qualche misura consentirgli di ottenere riduzioni di pena. E comunque i processi ancora da celebrare rimangono." D. Ma, al di là dell'estradizione, si potrebbe considerare in via di chiusura il capitolo con il sistema giudiziario italiano? R.: "Mi pare proprio di no. Intanto il suo nome figura in quell'enorme contenitore che è andato sotto il nome di processo Marini, dal P.M. che ha sostenuto la pubblica accusa. La sentenza del 31 maggio 2000 ha assolto un considerevole numero di accusati, fra i quali Martino, però è stato interposto appello, nell'ottobre del 2000. E ancora, nel 1999 l'autorità giudiziaria di Milano ha aperto un procedimento in base all'art. 270 bis che vede fra gli imputati, oltre a Martino, suo fratello ed altri. Il procedimento avrebbe dovuto scadere lo scorso marzo, ma può darsi che sia stato prorogato, cosa che con le norme attualmente in vigore è ben possibile." Concludendo, a parere di chi scrive l'avvicinarsi del "fine pena" può comportare una situazione detentiva diversa dall'attuale. In caso di altri mandati di cattura potrebbe essere eventualmente trattenuto in un istituto non necessariamente totale, mentre le condizioni di arresto in attesa di nuovo giudizio potrebbero essere altre rispetto a quelle praticate finora. La logica suggerisce che finché ci saranno procedimenti aperti in Italia Martino non dovrebbe incorrere nell'estradizione. Un obiettivo praticabile potrebbe allora essere di ottenere un trattamento almeno pari a quello di altri detenuti in attesa di giudizio. a cura di A. Nicolazzi
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