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Da "Umanità Nova" n.25 dell'8 luglio 2001

Contro le banche
Rivolta in Bolivia

Lo scontro sociale diviene sempre più aspro in Bolivia, dove disoccupati e lavoratori rovinati dai tassi usurari praticati dalle banche sono in lotta da oltre 95 giorni. Vi sono coinvolte oltre dodicimila persone che negli ultimi tre mesi hanno marciato verso La Paz con proteste inizialmente pacifiche ma via via più dure, arrivando a bruciare numerose banche. Almeno sei debitori si sono suicidati perché non sopportavano più la miseria.

Negli ultimi giorni la situazione pare giunta ad un punto di non ritorno. Le Gioventù Libertarie Boliviane, in un loro comunicato del 2 luglio, riferiscono che oltre un migliaio di persone ha occupato nella mattinata di quel giorno diversi edifici statali e l'arcivescovado, chiedendo la cancellazione dei debiti e minacciando un suicidio di massa.

"Le azioni - scrivono - sono iniziate in mattinata e vi ha preso parte il collettivo anarchico femminista 'Mujeres Creando' che le autorità indicano tra i maggiori responsabili. Una cinquantina di persone hanno occupato la 'Defensoria del Pueblo' ed una decina è entrata nei locali dell'Arcivescovado. Ma l'episodio più importante è avvenuto alla Sovrintendenza delle Banche, la cui sede è stata occupata da un migliaio di piccoli debitori che hanno preso in ostaggio 94 funzionari. I dimostranti hanno dato fuoco al quarto piano dove si trovava l'ufficio del sovrintendente delle banche ed hanno lanciato candelotti di dinamite dall'ultimo piano sull'antistante piazza Isabel la Catolica per impedire l'accerchiamento da parte della polizia che aveva tentato di riprendere l'edificio con agenti locali. Candelotti di dinamite sono stati legati anche ai corpi di alcuni alti funzionari della Sovrintendenza e parecchi dei manifestanti se ne sono a loro volta legati diversi al corpo.

Dai balconi del quinto piano con un megafono gli occupanti hanno spiegato le ragioni della loro protesta e chiesto che le loro richieste trovino ascolto. Tra queste la cancellazione dei debiti, la libertà per i prigionieri e l'impunità per le azioni messe in atto dal movimento."

Il comunicato si conclude con la notizia che nel corso della notte i 94 ostaggi sono stati liberati mentre faceva ingresso nella sovrintendenza un comitato di sei garanti, tra i quali l'anarchica Julieta P. ed un deputato di destra, l'ex paramilitare F. Kieffer. Le trattative vanno avanti e vi prendono parte rappresentanti dei debitori, tra cui una compagna anarchica di Mujeres Creando, Maria Galindo, rappresentanti delle banche, della sovrintendenza, dell'arcivescovado, della Defensoria del Pueblo e di organizzazioni in difesa dei diritti umani.

Per l'intera giornata sono stati bloccati i rifornimenti di acqua e cibo, mentre la polizia e franchi tiratori circondano l'edificio pronti ad intervenire. Si teme un intervento di forza: il governo fascista di Banzer ha segnato con i cadaveri degli oppositori e dei lavoratori in lotta gli ultimi quattro anni della storia boliviana. A metà giugno la repressione violenta aveva colpito i contadini aymaràs che bloccavano le strade sull'altopiano chiedendo la fine del neoliberismo: due di loro sono stati uccisi dallo stato.

I compagni boliviani ritengono che Banzer cerchi il bagno di sangue e fanno appello alla solidarietà internazionale, richiedendo che vengano fatte dimostrazioni di fronte alle rappresentanze consolari ed alle ambasciate boliviane.

Da un comunicato delle Juventudes Libertarias, Bolivia, a cura di Amria

Info: email: jjll_bolivia@hotmail.com; sito Web: www.come.to/jlb



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