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Da "Umanità Nova" n.25 dell'8 luglio 2001

Alta Velocità: sequestro di cantieri e discariche
Alta Nocività

Il fatto

Sabato 23 giugno un magistrato del Tribunale di Firenze chiede ed ottiene dal giudice per le indagini preliminari l'autorizzazione ad eseguire un procedimento d'urgenza per il sequestro di quindici cantieri di lavoro per l'alta velocità ferroviaria nel tratto toscano che da Firenze porta a Bologna. Contemporaneamente vengono sequestrate anche sette cave ed otto discariche.

Trentanove persone (nei giorni successivi se ne aggiungeranno altre) sono avvisate di reato ufficialmente: fra di loro vi sono amministratori e dipendenti Cavet - la società principale (il sub-general contractor) al quale la Tav (la società Treno Alta Velocità) ha concesso l'appalto per i lavori di costruzione della nuova linea ferroviaria.

La Cavet è controllata dalla Fiat. La Tav è la società costruita all'uopo ed interamente controllata dalle FS SpA.

I reati che il magistrato ha contestato sono: smaltimento non autorizzato di rifiuti, inquinamento ambientale, danni alle falde acquifere, truffa relativa alla gestione dei rifiuti.

Nei venti cantieri e nove campi base costruiti in varie parti del Mugello (la zona della Toscana che vede i lavori per l'A.V.) sono impiegati circa tremila lavoratori.

I riferimenti

Il progetto alta velocità ferroviaria è la direzione di sviluppo (?) delle ferrovie italiane per risolvere i problemi del trasporto nell'anno duemila.

In realtà utilizzare per trasportare viaggiatori treni che corrono a velocità superiori a 200/220 km orari e, quindi, costruire convogli e nuove linee che possano permettere tali velocità, è la scelta fatta a livello di Comunità Economica Europea, perché è quella che soprattutto permette l'utilizzo di una massiccia quantità di capitali e quindi il loro passaggio dalle mani pubbliche a quelle private delle aziende che lavorano a questi progetti.

Rispetto alle indicazioni del governo europeo l'Italia, con i vari governi che si sono succeduti in questo decennio, non ha mancato di farne una scelta pesante, seguendo una unica regola: spendere il massimo possibile e, soprattutto, spendere il massimo possibile di soldi pubblici.

Le dirigenze FS, fedeli esecutrici delle direttive governative, hanno scelto dunque quei progetti che davano le garanzie di cui sopra, un esempio su tutti: il tratto, che da Bologna S. Ruffillo dovrà collegare in alta velocità Firenze SMN lungo 79 km, sarà per 70 km in galleria.

Le reazioni

Il ministro "tecnico" Pietro Lunardi, in carica da poche settimane, ingegnere, proprietario di una società per la costruzione di grandi infrastrutture, in odore di conflitto d'interessi, ha subito affermato che quella era una manovra contro il governo.

È interessante mettere in evidenza che ora il ministero è delle Infrastrutture e dei Trasporti.

Le forze dell'attuale opposizione, ma al governo o, comunque, in posizione di forte influenza sulle scelte effettuate nei trasporti, quando questi progetti A.V. sono stati approvati, stanno affermando che "loro non c'erano" o, "se c'erano dormivano" (sic).

I Verdi che, quasi tutti, in questi anni hanno fatto una opposizione di facciata all'alta velocità, non ponendo neppure, una volta al governo, il problema del blocco di questi progetti in favore di uno sviluppo più equilibrato e di un adeguamento delle linee ferroviarie già esistenti, e quindi del mantenimento del trasporto ferroviario come servizio sociale.

Addirittura hanno cercato di cogestire (qualcuno direbbe: "di partecipare alla torta") la messa in atto dei progetti stessi: vedi la politica di diversi assessorati in Emilia Romagna che hanno dato impulso, pur con qualche miglioria, all'inizio dei lavori per l'alta velocità nella loro regione, in particolare su quel versante dell'Appennino e l'entrata nel Consiglio di Amministrazione delle FS SpA della presidente del WWF.

Gli amministratori pubblici regionali che non si erano distinti dalle direttive governative, neppure in presenza di forti opposizioni delle popolazioni ed avevano sempre dato la massima copertura alle scelte fatte per l'A.V. (non ci risultano esserci stati in questi anni da parte della regione condizionamenti od obblighi imposti alla Tav ed alle altre società impegnate) mostrano ora una faccia possibilista. In realtà è venuta meno una delle regole dettate dalla regione agli amministratori comunali: accettare le cose più turpi quali rovinare ambienti, prosciugare od inquinare fiumi e falde, costruire "autostrade" al posto dei viottoli, riempire valloni naturali con terra di riporto delle gallerie, in cambio di finanziamenti per opere, spesso di dubbia utilità, nelle località danneggiate.

Nell'accettare questa forma di scambio si sono ben distinti i sindaci del Mugello che, andati alla prima Conferenza dei Servizi (l'insieme dei responsabili governativi e degli amministratori locali interessati al progetto) con una posizione per lo più negativa, ne sono usciti dopo aver accettato tutte le condizioni capestro imposte dalla Tav, anche a seguito delle pressioni dei loro partiti politici.

Il progetto A.V.: il profitto prima di tutto e con tutti i mezzi

Le leggi e le norme che regolamentano il sistema nel quale viviamo sono fatte da chi ha il potere economico e politico, gli stessi che però non hanno alcun problema ad infrangerle e non rispettarle se vanno contro il loro profitto.

Quanto è avvenuto ed avviene nell'alta velocità ne è un chiaro esempio.

A partire da quando furono fatte le assegnazioni dei general contractor, le società di appalto principali che si spartirono tutti i lavori dell'A.V. Furono effettuate senza bandi pubblici di appalto a Fiat, Lega delle Cooperative, Impregilo, Italstrade, ecc...il giorno prima dell'entrata in vigore dell'obbligo, per le grandi opere, del bando d'asta internazionale.

La decisione fu presa dal Parlamento, ma pare che non si trovi traccia di gran parte della documentazione che portò a tale decisione.

Per arrivare ai falsi dati messi in giro, in più occasioni, dalle ferrovie e dalla Tav sugli spostamenti dei viaggiatori in Italia, che costruivano artificiosamente una inesistente massiccia necessità di spostamenti su lunghe tratte.

E alla bufala che al progetto sarebbero stati apportati massicci finanziamenti privati: in realtà, visti i lunghi periodi di ammortamento insiti in queste grandi opere, i privati partecipano per avere i massicci finanziamenti dal pubblico e non viceversa.

Per terminare con i fatti minori ma ugualmente chiari come i lavori di perforazione iniziati anche senza l'autorizzazione dei proprietari dei terreni nei quali avvenivano, o la mancanza dei cartelli obbligatori da esporre quando si apre un cantiere di qualunque grandezza per l'esecuzione di lavori, sanzionati dai vigili urbani, naturalmente dopo le molte proteste della popolazione, ma con i verbali scomparsi dopo qualche giorno.

I danni ambientali

La Tav, non dimentichiamoci che fa parte del Gruppo FS, ha fatto partire i cantieri, i lavori di scavo delle gallerie senza gli studi necessari di impatto ambientale; farli sul serio veniva a costare troppo e soprattutto faceva perdere molto tempo.

Mancavano anche gli studi di sicurezza per le gallerie che devono essere autorizzati dai Vigili del Fuoco, organo competente in materia.

Ed inoltre, parlando di danni ambientali, dobbiamo parlare anche di altri organi pubblici: il servizio di prevenzione e protezione delle ASL e l'Arpat struttura regionale per la salvaguardia dell'ambiente. La funzione fondamentale che da loro poteva essere esercitata nel controllare e nel vigilare sull'andamento di questi grandi lavori è stata invece sostituita nei primi anni da azioni per lo più propagandistiche, forse per non disturbare il controllore.

Solo negli ultimi due anni, a seguito sia della gravità raggiunta dai danni ambientali, dall'inquinamento provocato, dai danni alle condizioni di vita degli abitanti ed alla salute dei lavoratori impiegati nei cantieri sia delle numerosissime denunce di cittadini, associazioni, e di qualche amministratore locale pentito od in attesa di nuova elezione la ASL e l'Arpat non hanno potuto evitare di intervenire, affermando quanto chi si oppone a questi progetti sa da tempo: la ASL è impossibilitata ad intervenire in particolare per i lavori in galleria, in quanto la messa in opera dei procedimenti di sicurezza necessari avrebbe un costo troppo alto per le società che vi stanno lavorando.

E per finire

Quanto avvenuto a Firenze con gli avvisi di reato ed i sequestri dei cantieri, con tutte le contraddizioni del caso, è comunque un ulteriore passo per rimettere in discussione l'utilità di questi progetti.

I lavoratori e gli abitanti che in questi anni hanno lottato contro l'alta velocità - esistono numerosi comitati in tutte le località toccate dai progetti - hanno vissuto in una situazione che pareva chiusa, come una stanza piombata dall'esterno e dalla quale fosse impossibile uscire, una stanza costruita dai poteri forti (Confindustria ed altri centri industrial-finanziari, lobby del cemento e del petrolio, poteri occulti).

In questa situazione bloccata, ad un certo punto un giudice inizia ad aprire uno squarcio.

Che cosa è successo dunque?

Le pressioni di diversi fattori esistenti hanno permesso che ciò avvenisse. Un sistema (quello degli appalti per l'A.V) che sta arrivando al suo limite di gestione da parte degli stessi che l'hanno costruito (un po' come "tangentopoli" è servita per ridimensionare e non per far sparire le tangenti): i prezzi dei lavori stabiliti all'inizio sono già aumentati di cinque volte.

All'interno del medesimo movimento di autolimitazione sta avvenendo un riassestamento dei gruppi che controllano i capitali messi a disposizione dai fondi pubblici, a seguito dell'arrivo al potere del Polo di destra, per cui qualche ditta di appalto e qualche alto responsabile saranno sostituiti.

Non vi è certo un cambiamento di intenzioni nel continuare a costruire l'alta velocità visto che una accelerazione ai lavori è stata data dal governo precedente di "sinistra" e che l'attuale governo di destra ha nominato un ministro direttamente interessato alla costruzione di infrastrutture.

Chi controlla questi lavori ha la necessità di mandare un "messaggio" ai lavoratori che operano nei cantieri A.V. che, in particolare sul versante toscano dell'appennino, si sono fatti più volte sentire nel denunciare le disumane condizioni di lavoro nelle quali operano soprattutto in galleria, e che stanno sviluppando una propria coscienza di difesa e miglioramento di questa situazione, e che potrebbero venire a costare di più alla Cavet ed alle altre ditte.

Non ultime le spinte al blocco dei lavori dell'A.V. che ormai il decennale movimento degli abitanti i luoghi interessati riuniti in comitati vari, di qualche sindacato dei lavoratori, di qualche forza politica per lo più a livello locale sta imprimendo.

Dunque un giudice che, senza volerlo, potrebbe provocare qualcosa di più grande e più definitivo.

Continuiamo la lotta contro l'alta velocità.

Emmebi



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