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Da "Umanità Nova" n.27 del 22 luglio 2001

Un pianeta assetato

Pubblichiamo il documento sull'acqua espresso dal Forum sociale siciliano svoltosi a Palermo il 7 e 8 luglio 2001.

È a tutti noto come l'acqua sia un bene primario e insostituibile per l'organismo degli esseri viventi senza cui non è possibile addirittura la vita. La sua distribuzione, pertanto, non dovrebbe essere soggetta ad alcuna forma di organizzazione socio-economica che non sia meramente rispondente al criterio della soddisfazione di tale esigenza vitale. Eppure, sempre più frequentemente assistiamo alla sua integrazione nei meccanismi di mercato, alla stregua di un bene di consumo qualsiasi, sul quale effettuare operazioni di prelievo selettivo, di distribuzione discriminante, di mercificazione mercantile, di appropriazione elitaria, di produzione di profitti per una ristretta oligarchia. L'oro blu sostituirà l'importanza del petrolio non tanto per l'energia funzionale all'industrializzazione forzata delle società agganciate ai circuiti globali, quanto per il controllo sulle esistenze di intere popolazioni, sulle quali attivare processi di bio-potere. Non è irrealistico pensare che dopo lo sfruttamento neoliberale dell'acqua, la successiva frontiera potrà essere l'ossigeno, rinnovato attraverso la conquista dell'egemonia dell'atmosfera extraterrestre.

I processi sempre più sospinti e accelerati di mercificazione e di privatizzazione non sono disgiunti, neanche a livello dell'immaginario collettivo a ciò addestrato, dalla intenzionale produzione della scarsità come senso ineluttabile e anticipato della sua integrazione nel mercato come bene di consumo soggetto alla legge del profitto. Nella marea di dati scientifici contrastanti, sulla cui plausibilità vale la regola di una stima incrociata non sempre slegata dalla pseudo-neutralità degli organismi scientifici, accademici, politici ed economici di ricerca, emerge la sensazione netta come la penuria di acqua che giustifica la pretesa di una sua appropriazione privata per meglio metterla a "profitto" dell'umanità, e "successivamente" degli azionisti e manager delle imprese transnazionali coinvolte in tale business (due società su tutte: Lyonnaise des Eaux e Vivendi, per non tacere della Coca Cola in Chiapas o dell'Acea in Italia), sia artificiosamente prodotta anche grazie ai disservizi procurati ad hoc di una insana gestione da parte di enti statali a livello centrale e periferico, sempre oggetto di conquista da parte di cordate partitiche e affaristiche.

Il cattivo uso dell'acqua ad uso civile, senza adeguate tecnologie di riciclo e di riuso a basso impatto ambientale, il suo spreco per uso agricolo che non rende certamente in gettito dei prodotti agricoli vista l'organizzazione di sussistenza della sfera primaria rispetto alla ricchezza mondiale espressa in Pil (l'agricoltura è ancora il comparto che assorbe la maggioranza della popolazione in età di lavoro sulla terra, pur producendo una ricchezza complessiva pari a circa l'1% del Pil mondiale), le cointeressenze tra enti gestori e imprese che forniscono tipologie ben precise di infrastrutture a rete o di servizi al consumo la cui attività si lega non alle esigenze delle popolazioni, ma alla conquista di appalti pubblici più o meno regolari, sono le premesse rese ideologiche affinché possa meglio affermarsi una politica neoliberale e globale che si esprime quindi attraverso tre linee direttrici: la produzione di scarsità, la mercificazione e la privatizzazione.

Le politiche che si sintonizzano su tale linea d'onda, realmente bipartisan quanto a espressione delle parti che le sorreggono con entusiasmo neanche tanto celato, obbediscono in tutto il mondo a una ferrea logica di esautoramento del controllo da parte non solo di enti preposti, ma anche e soprattutto ad ogni possibilità di responsabilizzazione collettiva. Infatti il meccanismo di alimentazione del consumo e della dissipazione passa anche attraverso lo smantellamento di ogni rete comunitaria e di solidarietà che subisce una cattiva metamorfosi nella individualizzazione sospinta con cui il singolo individuo si trova isolato e in solitudine ad affrontare una condizione pretestuosamente definita di penuria a cui contrapporre una risposta individualistica e desolidale fatta di incentivi monetari, di corsa alla soluzione tecnologica tutta per sé, di accaparramento inconsulto e di spreco consumistico, senza prendere in considerazione ipotesi alternative di uso, senza prendere in considerazione tecniche sostenibili, pure esistenti, ma la cui diffusione extra-mercato è relegata ad una nicchia non ancora divulgata appieno dai canali informativi di massa.

A tutto ciò, le partecipanti e i partecipanti al Forum Sociale Siciliano 2001 oppongono un percorso pubblico che conduca verso una alternativa di autogoverno del territorio in cui preliminarmente la posta della gestione diretta, partecipata e di base delle risorse idriche disponibili e utilizzabili con tecnologie intelligenti e sostenibili, venga assunta come impegno collettivo calibrato sulla specificità dei bacini idrografici coinvolgenti gli individui in essi residenti, al di là della competenza territoriale tipica della struttura amministrativa dello stato, sia nella gestione accentrata, sia in quella decentrata affidata agli Enti locali o ad appositi apparati pubblici e consorzi misti.

Individuiamo cioè nei soggetti tutti inseriti nel ciclo della risorsa idrica, ora sotto forma di consumatori responsabilizzati, ora sotto forma di lavoratori del settore, ora sotto forma di agricoltori, gli unici titolari irriducibili del potere di gestione di ogni problema attinente alla raccolta, alla distribuzione, al controllo qualitativo, all'apprendimento del sapere relativo, alle scelte strategiche in merito alle soluzioni di ordine tecnico (invasi, dighe, laghi collegati, depuratori, potabilizzatori, desalinizzatori, infrastrutture a rete, piani distributivi, ecc.), nello sforzo collettivo di subordinare il pur irrinunciabile momento della competenza tecnica al momento altamente politico della partecipazione responsabile di base che condiziona altresì l'uso e la scelta di tecnologie appropriate e sostenibili.

In tale ottica, il Forum Sociale Siciliano 2001 istituisce un Osservatorio permanente e diffuso sul territorio isolano che offra elementi di connessione tra la dimensione globale - politiche, strategie, risultati, conflitti, soggetti resistenti, progettualità alternative - e la condizione locale relativamente non solo alla presenza dei soggetti forti, dei poteri legali, delle forze illegali, ma anche dei programmi comunitari legati ai Piani Operativi Regionali di Agenda 2000 ed ai Piani Integrati Territoriali della linea 1 dei Fondi Sociali Europei, per meglio conoscere mosse e opportunità imminenti.

L'Osservatorio avrà il compito di fornire documentazione di ricerca, dati analitici, progettualità alternativa anche nelle problematiche di tipo tecnologico, nonché apprestare strumenti di sensibilizzazione e di diffusione dei temi e dei valori apportati dal conflitto mondiale e locale sul tema della risorsa idrica.

A tale aspetto progettuale, anche indirizzato a individuare strumenti specifici per ciascuna sfera di sensibilizzazione culturale (mondo del lavoro, comparto agricolo, scuole, ecc.), va infatti coniugato un impegno, questa volta collettivo, da parte di ogni presenza organizzata e di ogni persona che lotti contro questa globalizzazione neoliberale e per l'estensione delle libertà globali. L'assunzione del tema acqua nell'agenda dell'impegno quotidiano, ad ogni livello (di ricerca, di indagine, di inchiesta locale, di monitoraggio, di sostegno alle lotte in atto, ecc.) potrà attivare un ciclo di conflittualità diffusa che non veda protagonisti solo alcune realtà isolate pure esistenti da tempo (si veda il caso della comunità di San Biagio Platani nell'agrigentino) oppure solo segmenti del mondo del lavoro (si veda il caso dei lavoratori dell'Eas organizzati nei Cobas).

In tal senso, il Forum Sociale Siciliano 2001 intende promuovere ove possibile e sostenere attivamente le lotte in corso, anche sulla scia delle lotte contro le dighe nella Narmada Valley in India o nel Kurdistan turco, contro la deportazione di milioni di cinesi per la costruzione di alcuni invasi che cancelleranno intere comunità dalla loro terra, contro l'assetamento della popolazione palestinese da parte delle autorità israeliane, contro la privatizzazione dell'acqua in Bolivia e nel Ghana, tanto per fare alcuni esempi, in maniera da saldare nord e sud in una pratica conflittuale che sappia coniugare sincronicamente momento di resistenza politica e momento di progettualità sociale alternativa. Con tale scelta condivisa, il Forum Sociale Siciliano 2001 si impegna a collaborare con le attività proposte dall'Osservatorio e decise in sede collettiva al fine di sostenere con cognizione di causa le ragioni di un conflitto globale che anche a livello locale vedrà attivati gruppi, associazioni e individui, sino a innescare nuovi cicli di lotta che troveranno nel prossimo Forum Sociale Siciliano 2002 e nei momenti intermedi che si rendessero necessari per la prosecuzione delle molteplici attività funzionali alla elaborazione sempre maggiormente affinata degli strumenti di lotta, la sede idonea per una prima verifica che rilancerà, anche sul tema dell'acqua, il nesso globale-locale di cui intendiamo farci carico nel rapporto sud-nord nell'epoca della globalizzazione.

Mozione sull'acqua del Forum sociale siciliano, svoltosi a Palermo il 7 e 8 luglio 2001



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