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Da "Umanità Nova" n.27 del 22 luglio 2001

Affari di morte
Armi: i floridi affari del Belpaese

L'aver speso troppo tempo nell'aggiornamento delle faccende legate al G8, mi ha costretto a tralasciare l'approfondimento e la scrittura di altri temi per me rilevanti, legati alla "galassia" antimilitarista. Anche su questo bisognerebbe rifletterci un po', se non per il fatto che quando si parla della famigerata globalizzazione capitalistica, come se ne è parlato in questi mesi, si discute di tattiche, di strategie, di percorsi, di servizi d'ordine e non, ma non dei temi che la caratterizzano.

O meglio, i temi emergono come un corollario vago e nebuloso necessario a giustificare le azioni di piazza, quasi come fosse essenziale "indennizzare" il proprio operare. Allo stesso modo, anche l'Evento, il G8, deve, a forza, essere sopravvalutato, sia nella sua portata che nei suoi esiti, ragione senza la quale anche l'agire politico del movimento non troverebbe ragione del suo dispendio di forze. Un piccolo esempio valga per tutti: due (solo due) settimane prima del G8 si tenne a Roma una riunione del G7 (senza Russia), per discutere in specifico uno dei temi più cari al movimento anti-globazzione, ovvero del rapporto finanziario tra nord e sud del mondo, quindi dei debiti/crediti, della circolazione monetaria e dei relativi tassi di interesse eccetera, eccetera: ebbene, non si è udita volare una mosca (qualcuno se ne è accorto?). Preferisco fermarmi qui e ripartire da dove avevo iniziato.

Per rendere conto di ciò che è successo negli ultimi tempi nel settore militare - mi limiterò a dare alcune informazioni solo sul Bel Paese - occorrerà costruire un quadro d'insieme complessivo. È da considerare, poi, che la gran parte degli interventi a favore del processo riorganizzativo dell'esercito, di cui abbiamo parlato a lungo, sono frutto di decisioni politico-strategiche avviate, sostenute e finanziate (compresa la guerra in Jugoslavia, la professionalizzazione delle forze armate e la costruzione finanziaria e materiale del nuovo esercito europeo) dai precedenti governi di centro-sinistra, in accordo pieno con i colleghi del centro-destra. L'evoluzione politica delle strategie militari andrà nell'unica direzione in cui si può muovere un governo allineato, ovvero nell'implementazione delle spese militari (scudo spaziale compreso?) e nella efficacia del posizionamento militare nelle prossime missioni "umanitarie".

In ragione di ciò si può affermare, ad esempio, che il calo di export italiano in armamenti [1], pari a 1.658 miliardi del 2000, in diminuzione del 36% rispetto all'anno precedente (2.596 miliardi), sia imputabile all'eccezionalità della maxi-operazione effettuata nel 1999 con gli Emirati Arabi Uniti, che ammontava alla cifra esorbitante di 1.247 miliardi. Il dato significativo dell'esportazione di armamenti del 2000 è l'area di interesse a cui si è rivolta: l'Africa Sub-sahariana, che conquista il primo posto grazie alla commessa del Sud-Africa di 30 elicotteri A109 Agusta [2] (gruppo Finmeccanica), per una somma di 498,672 miliardi di lire. La transazione monetaria è avvenuta tramite il Banco di Sicilia, che, per l'anno 2000, si è trovato al primo posto della top ten delle banche-armate. La joint-venture italiana con il Sud-Africa ha determinato che, ad una corresponsione di know-how e di licenze nel settore militare, venisse affiancata la possibilità di intervenire, per il Bel Paese, nel comparto civile (50% del valore dello scambio), e con più precisione nei settori tessile, dell'oro, della biomedicina e delle lavorazioni delle ceramiche.

La Nigeria balza al secondo posto dei partner commerciali africani, nel settore armamenti, ed al sesto posto nella graduatoria generale, dopo il già citato Sud-Africa, la Romania, gli Usa, l'India e la Turchia. La Nigeria è stata "prosciolta", con una sentenza dell'Unione Europea (la 95/515/CFSP), dalla condanna di violazione dei diritti umani e pertanto l'Italia ha ripreso il seguito delle operazioni interdette nel 1990. Ora la vendita di "accessori" riguarda gli obici semoventi 55/41 Palmaria dell'Otobreda e l'assistenza tecnica militare, il tutto tramite l'appoggio bancario del Credito Italiano (76,295 miliardi di lire). Anche Egitto (15,176 miliardi), Algeria (8,901 miliardi), Mauritania (6,547 miliardi) e Ghana (466 milioni di lire) fanno parte del novero dei paesi interessati all'importazione di armi italiane. In Asia i maggiori importatori di armi sono paesi in conflitto tra loro o con notevoli tensioni interne: India e Pakistan, Malaysia, Bangladesh e Singapore. Lo stato del Vaticano, in coda a tutti, per il valore di 14 milioni di lire, ha acquistato 20 pistole mitragliatrici PM12 S2 della Beretta. A proposito della Beretta, una ultima nuova: la polizia del Chiapas sarà dotata di 675 armi corte, a cui se ne aggiungeranno altre settanta calibro nove millimetri, di produzione italiana, il tutto per un valore di 1,2 miliardi di lire. Gli stati ed i produttori d'armi sanno sempre da che parte stare. Per continuare nell'orgoglio patriottico l'Alenia Marconi Systems, una joint venture paritetica tra Finmeccanica e BAE Systems (Industria Aerospaziale Britannica), annunciò, nel maggio di questo anno, che il governo britannico, in accordo con i Governi di Francia, Germania, Italia, Spagna e Svezia, aveva selezionato il sistema missilistico Meteor per equipaggiare i velivoli Eurofighter Typhoon, Rafale e Gripen Jas 39. Il Meteor è risultato vincitore dalla competizione con la società statunitense Raytheon. Il progetto missilistico Meteor durerà 15 anni impiegando oltre 2500 tecnici italiani ed inglesi... ed anche l'occupazione è salva!

Dal lato delle importazioni l'Italia, memore delle gloriose battaglie balcaniche, ha optato per l'acquisto, per 40 miliardi di lire, di bombe Lizard, quelle "intelligenti" si intende, dalla Elibit System, produttore d'armi statunitense-israeliano. L'Aeronautica militare italiana sarà orgogliosa di dotare gli aerei da combattimento AMX delle suddette bombe. L'unica domanda che ci si può porre è: dove vuole utilizzarle?

Per concludere, il ricordo di due normali archiviazioni: il 13 agosto del 1999 un parà della Folgore, Emanuele Scieri, viene trovato morto ai piedi della scala della torre di prosciugamento della caserma. Scieri riporta i segni di un colpo inferto sul dorso del piede e le scarpe slacciate. La corte militare ha accertato che si è trattato di un omicidio, ma non incrimina i quattro militari accusati di omissione di soccorso. Il processo ora prosegue contro ignoti, ovvero viene archiviato (20 novembre 2000). Dalle stragi di stato (piazza Fontana, Italicus, Bologna...), a quelle di stato-militari (Ustica), alle morti dei singoli militari un solo motto accompagna l'Esercito: eia, eia, iallallà, omertà!

La seconda archiviazione: i marines abbandonano l'uranio impoverito. I loro proiettili verranno democratizzati al tungsteno. Si sono accorti che l'uranio impoverito può far male anche ai propri oltre che agli altri e quindi meglio abbandonarlo.

Pietro Stara


Note

[1] Chiara Bonaiuti e Francesco Terreri, Italia - armi / Export 2000, Nigrizia, mese di giugno, pag. 22

[2] Ricostruzione ad opera d Oscar, Osservatorio sul commercio delle armi dell'Ires Toscana



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