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Da "Umanità Nova" n.30 del 9 settembre 2001
La NATO in Macedonia
Il rumore di fondo
La guerra sorda tra Germania e USA
La partenza venerdì 24 agosto dei primi 70 soldati italiani per la
missione "Essential Harvest" (chi da i nomi alle missioni della NATO deve
essere lo sceneggiatore dei film di guerra americani, la traduzione è,
infatti, raccolto essenziale), ai quali ne seguiranno altri 630 nei prossimi
giorni, ci da l'occasione dopo la pausa estiva di tornare a parlare di
Macedonia.
L'esperienza di dieci anni di guerre balcaniche ci fa pensare che l'articolo di
oggi non sarà l'ultima appendice della "strana guerra" macedone, ma
l'inizio di una nuova serie che dovrà commentare l'escalation futura del
conflitto. Escalation che verrà sicuramente permessa e promossa dalla
presenza di truppe NATO, i cui paesi di provenienza non sono assolutamente
estranei a quanto avvenuto da febbraio a oggi.
Ma facciamo un po' d'ordine:
- In primo luogo la missione di 3.500 uomini è formalmente incaricata di
raccogliere le armi consegnate volontariamente dall'UCK in salsa macedone.
Chiunque non sia scemo capisce che l'UCK si guarderà bene dal consegnare
le armi automatiche delle quali è in possesso e consegnerà
invece, fucili da caccia, vecchi moschetti e coltellacci. Inoltre sono
già intercorsi accordi sul numero delle armi che l'UCK consegnerà
: 3000, non una di più, non una di meno. Questo, in presenza di stime
ragionevoli che fissano a 60.000 il numero di armi in possesso della guerriglia
macedone. In pratica il contingente NATO dovrà dar vita a una farsa,
utile per legittimare il proprio ruolo in Macedonia.
Se, teoricamente, la missione dovrebbe durare 30 giorni, in realtà siamo
convinti che durerà ben di più , essendo il suo scopo quello di
porsi come forza di d'interposizione tra esercito macedone e guerriglia
albanese allo scopo di permettere a quest'ultima di avviare il governo dei
territori conquistati e sancire di fatto la secessione del nord-ovest del
paese. Ancora una volta la NATO a direzione anglo-americana si fa alfiere
dell'espansionismo alabanese sul quale da tempo ha puntato le carte, per
assicurarsi il predominio sull'area balcanica.
- In secondo luogo è evidente la messa fuori gioco dei due protagonisti
istituzionali: il governo macedone e, soprattutto, i partiti albanesi. Mentre
questi due soggetti negoziavano un accordo di revisione della costituzione per
apportare modifiche nel senso della binazionalità e delle pari
opportunità per la popolazione albanofona di Macedonia, NATO e UCK
costruivano un accordo blindato da imporre al governo macedone, mai coinvolto
nelle trattative di pace con i guerriglieri.
Come si vede una totale delegittimazione utile a due cose: radicalizzare la
popolazione macedone messa di fronte alla assoluta impotenza dei propri
rappresentanti e disporre così del pretesto per prolungare la propria
permanenza nella terra che fu di Filippo e Alessandro. In seconda battuta
squalificare i partiti albanesi rappresentati nel Parlamento mecdone, allo
scopo di in dicare agli albanesi di Macedonia l'UCK come unico rappresentante
riconosciuto.
- In terzo luogo trovano molte conferme le tesi avanzate su UN del diretto
coinvolgimento dei paesi NATO a direzione anglo-americana nell'invasione
albanese della Macedonia, e del sottofondo di guerra sorda tra USA e GB da un
lato e Francia e Germania dall'altro che, come un rumore di fondo, domina lo
scenario balcanico dal '95 ad oggi.
Riassumendo in breve:
Servizi segreti tedeschi e americani (BND e USA) finanziano congiuntamente e
addestrano i militari dell'UCK tra il '96 e il '99. La guerra nel Kosovo rompe
l'alleanza tra i due paesi che sin dai primi anni Novanta erano entrati in gara
per il controllo dell'area balcanica. Gli USA e, in seconda battuta, il Regno
Unito, divengono gli unici referenti dell'UCK e, nell'accordo di pace con la
Jugoslavia ottengono di poter costruire la più grande base in Europa
(Bendsteel) nel sud della regione, ai confini della Macedonia.
Nel marzo del 2001 la Macedonia deve firmare l'accordo di associazione con
l'Unione Europea e, caso strano l'UCK avvia l'offensiva in Macedonia e attacca
ripetutamente le truppe tedesche in missione nel paese balcanico. I
responsabili di questi attacchi sono due comandanti dell'UCK addestrati dalle
SAS, le teste di cuoio britanniche. Solo una casualità?
Nel frattempo i tedeschi si guadagnano l'odio UCK fermando i guerriglieri e
ostacolando il traffico d'armi americane dalla Croazia alla Macedonia albanese
via Kosovo (dalla zona americana, of course!).
Si arriva così al paradosso di metà giugno, quando i due alleati
USA e Germania riforniscono a piene mani di armi moderne i due contendenti.
Ovviamente le truppe tedesche stanziate vicino a Tetovo subiscono l'offensiva
UCK, coordinata da esperti americani.
Il cuore di questo scontro è racchiuso in tre questioni intrecciate tra
loro.
In primo luogo il tentativo di Bonn, attuato prima con il riconoscimento di
Croazia e Slovenia, e pi dopo gli accordi di Dayton, con un'accorta politica di
penetrazione, di imporre il marco (e dal primo gennaio 2002 l'euro) come moneta
dei Balcani, viene duramente contrastato dagli USA. Questo perché un
evento di tal genere vorrebbe dire che la Germania prenderebbe il cotrollo dei
sistemi monetari Balcanici e, in prospettiva dell'intera Europa
centro-orientale.
Gli USA hanno interesse a impedire questa prospettiva, cercando, invece, di
imporre la loro penetrazione nell'area, stroncando sul nascere un protagonismo
mondiale europeo che possa un domani mettere in questione il predominio delle
loro multinazionali nel mondo.
A questo fine si è creata un'alleanza tra l'amministrazione americana,
quella inglese, i colossi petroliferi e quelli del complesso
militare-industriale anglo-americani, che mira ad imporre il dominio del
dollaro (e quindi della Federal Reserve e delle multinazionali collegate alla
banca centrale americana) nell'area europea, relegando l'euro a moneta interna
di un mercato unificato ma, permeabile dall'esterno (cioè dagli USA),
mantenere il controllo dei principali corridoi petroliferi (su UN ho già
spesso parlato dei vari corridoi petroliferi e commerciali che si intrecciano
nella regione balcanica e, in particolare in Macedonia) e, infine, imporre nel
mondo la supremazia del proprio complesso militare-industriale, oggi
strettamente legato a quello inglese (Loockeed Martin e Boeing in alleanza con
British Aerospace Systems), evitando la possibile concorrenza del consorzio
franco-tedesco-spagnolo Eads (France's Aerospatiale Matra, Deutsche Aerospace -
gruppo Daimler - e Casa).
- Infine, per quanto riguarda l'Italia, è evidente che, malgrado
l'internità al gruppo dell'Euro, i segnali di una mai sopita sudditanza
americana non mancano. Il coinvolgimento del governo D'Alema nella guerra del
Kosovo è stato assolutamente subordinato agli USA (e gira voce che la
sostituzione di Prodi con D'Alema sia stata voluta anche dagli USA che
consideravano il professore bolognese troppo filo-tedesco), i soldati italiani
in Kosovo hanno sempre agito in mdo quanto meno dubbio, fermando carichi di
armi e corrieri, ma rilasciandoli immediatamente su caldo invito americano...
D'altra parte il capitalismo italiano non ha mai smesso di essere dipendente
dagli USA. Se guardiamo agli ultimi anni, infatti, la privatizzazione Telecom
è sostanzialmente andata a vantaggio della lussemburghese di residenza
ma americana di capitali Bell, la Fiat auto è finita in pasto alla GM e
non alla Daimler-Benz tedesca, il tentativo francese di acquisire Montedison
è stato prima stoppato dal governo Amato (e non dall'amerikano
Berlusconi, con buona pace del cretinismo di sinistra) e poi ridimensionato.
Un quadro dive si deduce che l'Italia è, di fatto la seconda gamba degli
USA in Europa e un problema per l'alleanza franco-tedesca.
In questo quadro il patetico Berlusconi che cerca di legittimarsi facendo
l'americano a Roma con Bush (e strappando appena qualche contratto per
l'aerospaziale italiano nell'affare-bufala dello Scudo Spaziale), non è
altro che il continuatore della politica ulivista in campo internazionale.
A cosa servano le truppe italiane in Macedonia sarà, a questo punto,
abbastanza chiaro.
Post scriptum (tre di settembre)
Nella settimana intercorsa tra la redazione di quest'articolo e la sua
pubblicazione, gli avvenimenti macedoni hanno subito un'ulteriore accelerazione
nel senso della progressiva scissione del paese tra l'area slava e quella
controllata dall'UCK.
In primo luogo l'area politica del nazionalismo radicale macedone (della quale,
ricordiamolo, fa parte la maggioranza del principale partito di governo, il
VRMO), ha conquistato un'importanza politica e una capacità di azione
finora sconosciute.
Per due giorni i manifestanti hanno stretto d'assedio la sede del Parlamento
macedone al fine di filtrare l'ingresso dei deputati, e, quindi, ritardare il
voto che dovrebbe deliberare i mutamenti costituzionali previsti dal "patto di
Ohrid". Questi mutamenti costituzionali, aprirebbero, di fatto, alla
binazionalizzazione del paese, instaurando un sistema di quote per l'accesso
agl'impieghi pubblici e, riconoscerebbero l'esistenza di due popoli come
costitutivi della Macedonia (come è ovvio, Macedoni e Albanesi). Troppo
per i nazionalisti macedoni, troppo poco per l'UCK che, senza mezzi termini
vuole la secessione dell'area albanofona del paese e, a questo scopo ha
già avviato la pulizia etnica delle aree sotto il suo controllo. L'UCK,
però, è consapevole che questi mutamenti costituzionali aprono la
strada alla futura secessione del paese; la sua tattica, quindi, è oggi
quella di fingere di disarmare con la complicità della NATO e, in
specifico dei militari anglo-americani (alla ridicola cifra di 3300 armi
raccolte dalle truppe NATO presso l'UCK, si deve aggiungere che queste sono
costituite esclusivamente da fucili da caccia e simili), mantenere le posizioni
acquisite e riprendere presto l'offensiva, accusando il governo macedone di
aver rotto gli accordi. A quel punto le truppe NATO favoriranno l'avanzata
dell'UCK (tranne, ovviamente, i tedeschi di stanza presso Tetovo), per
posizionarsi, in seguito, come "truppe di interposizione", avallando
così la secessione del paese.
Il nazionalismo macedone, compagno opposto ma speculare di quello albanese,
mira anch'esso alla rottura degli accordi, progettando una Macedonia "libera
dagli albanesi", e sperando di ottenere quanta più parte del territorio
nazionale per lo sviluppo di questo progetto.
I nazionalisti, inoltre, hanno ora una formidabile arma in più dalla
loro parte, ossia i profughi cacciati dall'UCK dalle zone delle quali ha preso
il controllo. Oramai in tutto il paese si segnalano blocchi stradali,
manifestazioni e presidi. Costoro, come è ovvio, hanno un unico
desiderio, ossia quello di tornare a casa; la situazione, però, è
a tal punto deteriorata che esiste ormai una loro disponibilità a
svolgere il ruolo di avanguardia del fronte nazionalista.
Ultime due annotazioni: le truppe NATO vengono fatte segno di manifestazioni
ostili, sassaiole e insulti. Nel corso di un agguato un soldato inglese
è stato ucciso a pietrate. Inizia a delinearsi una situazione dove
l'Occidente perde le caratteristiche di mito positivo alle quali è stato
associato a Est per tutto il decennio. Purtroppo le perde a favore di un
modello di nazionalismo esasperato e esclusivista e questo, con buona pace dei
teorici "di sinistra" del nazionalismo degli oppressi, non potrà che
portare al moltiplicarsi di stragi e massacri e all'affermazione dell'ordine
NATO nei Balcani, tramite l'uso dei nazionalismi gli uni contro gli altri.
La seconda annotazione riguarda il mutamento deciso di impostazione nei
commenti televisivi italiani riguardo agli avvenimenti. Domenica due settembre
Ennio Remondino (noto ai tempi dell'aggressione NATO alla Jugoslavia per essere
il più credibile e il meno militante tra i giornalisti Rai), ha
commentato il prossimo avvio delle votazioni sull'accordo di Ohrid,
sentenziando "...qualcuno in Macedonia vuole ricoprire il ruolo di Milosevic
locale". Fino a ieri i media italiani avevano tutto sommato cercato di
mantenere una certa sobria professionalità (per quanto gli è
possibile) sulla situazione. Dopo gli accordi e il dispiegamento delle truppe
NATO è già arrivata la velina sulla preparazione alla prossima
offensiva UCK?
Giacomo Catrame
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