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Da "Umanità Nova" n.30 del 9 settembre 2001
La campagna d'autunno del Cavaliere
Una facile cavalcata?
"Il segretario confederale della Cisl, Raffaele Bonanni propone di dare al
lavoratore la facoltà di poter scegliere fra risarcimento e reintegro.
'Si potrebbe sperimentare per 3 anni - spiega - un regime contrattato
localmente o aziendalmente da imprese e sindacato (senza modificare l'art.18)
che abbia i seguenti requisiti: la trasformazione di tutti i contratti di
lavoro non stabili a tempo indeterminato; l'affidamento ad una commissione di
conciliazione ed arbitrato formata dalle parti di ogni controversia riguardo al
licenziamento; e l'inasprimento delle sanzioni pecuniarie nel caso di
licenziamenti ingiustificati ed infondati del lavoratore e decisione del
reintegro al lavoro o pagamento della sanzione da parte dell'impresa'."
In "Liberazione" del 30 agosto 2001
Quando, nelle scorse settimane, è partita, fra le altre, la campagna per
l'abolizione dell'articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori è stato
immediatamente chiaro che si potevano formulare alcune ipotesi non
necessariamente in contrasto fra di loro:
* Ci si trova di fronte al classico polverone estivo consistente nel sollevare
diverse questioni (libertà sindacali, diritto di sciopero, situazione
previdenziale, finanziamento alla scuola privata ecc.) che saranno
effettivamente affrontate dopo le necessarie mediazioni fra governo (e
all'interno delle frazioni che costituiscono la maggioranza), azionisti di
riferimento (Confindustria, Chiesa ecc.), opposizione parlamentare, sindacati
istituzionali (e all'interno delle frazioni che costituiscono l'apparato
sindacale). Da questo punto di vista, si tratta di provocazioni volte a
valorizzare gli esternatori che, volta volta, si esibiscono e a saggiare le
reazioni nella società;
* Il padronato, aprendo diversi fronti, pone le condizioni per ottenere il
massimo risultato possibile simulando un cedimento su alcuni punti anche al
fine di coinvolgere la sinistra istituzionale politica e sindacale e
realizzando l'obiettivo su tutti quelli che gli riesce di realizzare;
* Si definisce una mediazione con le frazioni disponibili dell'apparato
sindacale (in questo caso CISL e UIL) mettendo in angolo, almeno a breve, la
CGIL costretta al ruolo di opposizione tanto putiferiante quanto inefficace e,
per molti versi, implausibile a causa dei suoi passati ed attuali cedimenti
sulle stesse materie che oggi la vedono, diciamo così, sulle
barricate.
Per ricordare ai settori della sinistra non istituzionale e semistituzionale
che oggi corrono al soccorso della CGIL e che vaneggiano di unità della
sinistra quale è il percorso che porta all'attuale situazione,
pubblichiamo una breve scheda sul dibattito passato nel merito dell'articolo
18.
Nello stesso articolo si scrive: "La proposta di Bonanni solleva un'obiezione:
se si percorresse tale strada si verrebbero a creare 2 categorie di lavoratori,
quelli di serie A (i vecchi assunti con l'art.18) e quelli di serie B (quelli
senza art.18). 'Chi sostiene questo - replica il segretario confederale Cisl -
rifletta sul fatto che intanto oggi è già cosi'.". Qualcuno
direbbe che il nostro Bonanni è un mentecatto ma dobbiamo riconoscere
che vi è, in tesi del genere, una sorta di oscena verità.
È, infatti, innegabile che già oggi gran parte dei lavoratori
sono esclusi dal sistema di garanzie residuali che riguarda le medie e grandi
imprese ma la crescita di questo settore del lavoro salariato non è il
prodotto di un destino cinico e baro ma il portato di precise scelte dei
sindacati di stato e dei partiti della sinistra o, a rigore, della loro scelta
di "governare" in funzione subalterna i processi di destrutturazione della
composizione di classe messi in atto dal grande capitale internazionale.
Lo spazio che il sindacato di stato si è ritagliato su questo terreno
è quello della gestione delle relazioni industriali e, da questo punto
di vista, la logica CISL è inappuntabile visto che la "commissione di
conciliazione e arbitrato" alla quale fa riferimento sarebbe l'ennesimo
apparato da occupare e nel quale ritagliarsi reddito e potere.
Può essere interessante, a questo punto, leggere alcune considerazioni
di Bruno Trentin, ex segretario della CGIL e padre nobile della sinistra, sullo
stesso argomento in un'intervista pubblicata su "Il Manifesto" del 1
settembre:
"Domanda D'altra parte il governo al tema licenziamenti sembra sensibile,
sol che trovi le forme più 'felici'
Sì, possono esserci accenti diversi ma sulla sostanza,
cioè la rimessa in questione dell'art.18 nei fatti se non addirittura
nella forma, vedo una sostanziale unità nel Polo della libertà.
Le varianti di Maroni, o la formula sostenuta da Marzano non cambiano
assolutamente la natura del problema. E si badi, si sta parlando di
licenziamenti individuali. Perché i licenziamenti collettivi non
sembrano presentare un vero problema per il sistema delle imprese: c'è
libertà di licenziare in Italia, rispettando determinate regole,
procedure, che sono oggi assai meno vincolanti per le imprese che non ad
esempio in Germania, in Francia, in Svezia.
Ma si insiste sui licenziamenti individuali: l'art.18, che tutela le persone
dall'essere licenziate illegittimamente, senza "giusta causa", riceve un
rilievo ossessivo, rimanda a una valenza cruciale, non puramente simbolica
Non è affatto simbolico. C'è una realtà pregnante,
è il bisogno di riprendere tutte le redini del potere nel luogo di
lavoro. In questa trasformazione dell'economia, il mondo dell'impresa è
in una contraddizione profonda: chiede responsabilità del lavoro, il suo
uso flessibile nel tempo e nelle modalità di esercizio, ...e dall'altra
parte prospetta come unica certezza l'instabilità del rapporto di
lavoro, e quindi la sostanziale insicurezza sul futuro. ...L'abbiamo già
sperimentato con i contratti a termine, il clima di paura nei posti di lavoro:
e di questo hanno bisogno molte imprese per risolvere la contraddizione in
essere. Ritrovarsi mano libera, come dice Berlusconi, "essere padrone a
casa sua", diventa l'obiettivo in una comunità estremamente complessa e
conflittuale come è l'impresa.
La precarietà, l'insicurezza, abitano già da tempo nei luoghi di
lavoro, e fuori, nelle nuove forme "atipiche": eppure si è consentito al
crescere di rapporti che disarmavano di fronte al dominio dell'impresa.
Io credo che abbiamo sottovalutato tutti la portata di questo disegno, come
segnale di una nuova ondata di autoritarismo nei luoghi e nei rapporti di
lavoro. Che può avere implicazioni sociali e sindacali enormi: ci
incomberebbe una situazione anni '50-'60, con la libertà di sciopero
minacciata dalla spada di Damocle sulla sicurezza del contratto, del posto, del
rapporto di lavoro. Perciò si dovrebbe invece estendere l'art.18 alle
piccole imprese, ai lavori a termine, a collaborazione.
Domanda Ma non vediamo forse invece, sui licenziamenti, disponibilità
anche sindacali a fronte delle proposte governative, "soluzioni" da casa Ds?
Grosse ambiguità, sì. Il fatto è che su queste
questioni la sinistra è da parecchio tempo latitante, e quindi
più facilmente esposta al recepimento acritico di questa ideologia della
flessibilità. E il movimento sindacale è arroccato in difesa. Per
riprendere un controllo sulle condizioni di lavoro, si devono compiere scelte
alternative a un'occupazione fatta di precarizzazione"
Chi non conoscesse Trentin potrebbe pensare di trovarsi di fronte se non ad un
rivoluzionario almeno a un sindacalista classista duro. Più banalmente,
a fronte di un tentativo di mettere la CGIL in un angolo, uno dei principali
responsabili della deriva corporativa del sindacalismo italiano è spinto
a porre l'accento, quantomeno, sui limiti che un riformista coerente deve porre
alla deriva attuale.
D'altro canto, nella stessa CGIL, su temi di rilevanza strategica come
l'esercizio del diritto di sciopero si ripetono concessioni importanti della
CGIL al padronato ed al governo. Sempre su "Liberazione" del 30 agosto, Guido
Abadessa, segretario generale della FILT CGIL (trasporti), ipotizza la
possibilità di riservare il diritto di sciopero ai sindacati
"rappresentativi" . Dopo le recenti misure antisciopero nella scuola è
il turno dei trasporti, ben più rilevanti dal punto di vista sociale.
La questione del diritto di sciopero richiederà una riflessione a parte
sulle pagine di UN, per ora basta rilevare che vi è una sostanziale
convergenza fra il cigiellino Abadessa ed il cislino Bonanni su un punto
preciso: i diritti dei sindacati sono pensati e praticati come altri, e sovente
alternativi, rispetto a quelli dei lavoratori al punto che è possibile
uno scambio fra gli uni e gli altri. Bonanni vuole la partecipazione alla
commissione di conciliazione e, quindi, un potere monopolistico subaterno sul
diritto al posto di lavoro, Abadessa vuole il monopolio del diritto di sciopero
a scapito dei lavoratori dei trasporti sottoposti allo smantellamento del
settore.
Si tratta, allora, di cogliere il legame forte fra difesa delle libertà
sindacali e sociali e possibilità di sviluppo di lotte efficaci e
vincenti sulle questioni immediate che ci riguardano in quanto lavoratori. E,
soprattutto, questo legame va portato alla discussione dei lavoratori e va
sviluppato in tutte le sedi nelle quali è possibile operare in tal
senso.
Cosimo Scarinzi
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