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Da "Umanità Nova" n.31 del 16 settembre 2001

Verso Napoli
Contro il vertice NATO del 26 e 27 settembre

Oggi - Sabato 8 settembre 2001 - la rete napoletana dei diversi e compositi gruppi che compongono il movimento "no-global" ha dato vita ad un'assemblea cittadina sugli spalti del Maschio Angioino, seguita da un corteo di solidarietà nei confronti del popolo palestinese: all'iniziativa hanno partecipato circa un migliaio di persone.

L'assemblea ha visto la presentazione di un documento di convocazione delle iniziative anti-NATO; niente di speciale, ma certamente migliore, e di molto, di altri documenti consimili che ho letto nei tempi che precedettero le giornate genovesi, ed il cui eco si sente ancora, nel plumbeo grigiore delle aule parlamentari, in certe affermazioni di Agnoletto, Casarini & c. Il fallimento politico delle diverse e complessive strategie del GSF - ampiamente analizzato in molti articoli comparsi negli ultimissimi numeri di UN - comincia, forse, a farsi sentire.

Oltre a ciò, si è enunciato il percorso politico ed organizzativo delle future giornate napoletane contro la NATO. Ci sarà un "controvertice", in altre parole una serie di relazioni sui diversi aspetti della distruttiva presenza NATO nel mondo, in Italia e, specificamente, nel meridione della penisola; due manifestazioni di piazza, il 26 ed il 27 di questo mese; il tutto sarà preceduto da una manifestazione cittadina in solidarietà al popolo palestinese il 17, anniversario della strage avvenuta a Sabra e Chatilla. Si è poi comunicato il calendario degli appuntamenti delle varie Commissioni di Lavoro (otto, tre organizzative e cinque di elaborazione di analisi politiche), dichiarandole pienamente aperte e sovrane: in particolare si è insistito spesso sulla volontà di superare il modello centralistico genoano, e di lasciare il massimo spazio possibile di partecipazione. Vedremo...

Per quanto concerne noi dell'O.AC.N.-F.A.I., stiamo, in questa fase, cercando di verificare la fattibilità concreta di tre ipotesi di intervento sul territorio nelle giornate precedenti le manifestazioni.

La prima iniziativa sarebbe una giornata di controinformazione libertaria sulla NATO (non tanto sugli aspetti militari, quanto su quelli di tipo politico, con le sue varie strutture di contrasto politico-spionistico-provocatorio al "comunismo"), da effettuarsi poco dopo la metà del mese.

La seconda iniziativa sarebbe del tipo Food not bombs; si tratterrebbe - per chi non fosse a conoscenza delle specificità di questo genere d'azione, tipica del movimento anarchico nordamericano e da lì diffusasi - di installare, nel centro cittadino o comunque in una zona popolare, un banchetto dove distribuire alimenti gratis ai passanti e cogliere l'occasione di parlare con loro, distribuire materiale scritto, ecc.

La terza iniziativa, invece, consisterebbe in un'azione di teatro di strada, costruita utilizzando il modulo antropologico meridionale della "processione". Si tratterebbe, grosso modo, di portare in giro, come se fosse un oggetto sacro, un fungo atomico o qualcosa del genere. Al posto degli arredi sacri si userebbero gli stendardi NATO, i portantini sarebbero degli esseri demoniaci in divisa militare, ecc., e, seguendo il modulo della Via Crucis, si effettuerebbero alcune "stazioni" con relative azioni teatrali e di controinformazione.

Ho usato spesso, come si sarà notato, il condizionale. In effetti, in questa fase di elaborazione, siamo (8 settembre 2001) ancora in larga misura alle prese con la ricognizione degli aspetti tecnico-organizzativi legati ad ognuno di queste iniziative - per usare dei paroloni, stiamo effettuando degli "studi di fattibilità". Diremo comunque l'ultima parola su tutta faccenda il 15 a Bologna, dove esporremo la situazione che si sarà andata a concretizzare nel frattempo - anche relativamente agli sviluppi dell'organizzazione napoletana degli eventi ed al rapporto da tenere con essi.

Quella che fin d'ora è certa è la nostra volontà di partecipare alle manifestazioni di piazza che sono state preannunciate, per ribadire nei fatti la nostra volontà di mantenere vivo ed operante il diritto a manifestare liberamente le proprie idee politiche e sociali, senza tenere in alcun conto della volontà del governo. Tra l'altro, è da rimarcare come, in occasione delle giornate di Genova, Agnoletto, Casarini & c. si sono lasciati andare ad un vergognoso patteggiamento della libertà di manifestare. Non è che me ne freghi più di tanto, ma è un dato di fatto che in quell'occasione essi - per cui la cosa dovrebbe invece significare qualcosa - mercanteggiarono un diritto costituzionale. Ora, persino per la cultura politica di chi gli stava davanti nella trattativa, sui diritti costituzionali non si mercanteggia: il mercante di schiavi alla base di tutto il pensiero politico liberale cui fa riferimento il Polo delle Libertà - John Locke - dice a chiare lettere che nei casi in cui viene messo in discussione un principio di libertà, il governo è da ritenersi illegittimo ed il popolo è autorizzato finanche all'insurrezione.

Immagino allora cosa dovevano pensare, dal loro punto di vista, gli esponenti del governo dell'animo servile che dimostravano i loro interlocutori portavoce del GSF; probabilmente molto di ciò che è successo a Genova è da ascrivere anche a quello sporco patteggiamento che avvenne in quell'occasione ("Chi fa la pecora, il lupo se lo mangia", dice un proverbio napoletano che traduco per l'occasione). Essere presenti in piazza stavolta deve significare, da parte del movimento, la volontà di non mercanteggiare le pur minime libertà civili che secoli di lotta del movimento operaio e socialista hanno strappato ai figli di un mercante di schiavi.

Shevek dell'O.AC.N./F.A.I.



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