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Da "Umanità Nova" n.32 del 23 settembre 2001
No alla guerra. Tutti a Napoli!
Dalla parte delle vittime. Sempre
Forse quando leggerete l'attesa sarà finita, la parola sarà
passata alle armi. La prima guerra globale, la prima guerra del secolo pare
essere alle porte. Bush annuncia una campagna di lunga durata destinata a
terminare con la sconfitta del nemico. Già il "nemico". Osama, gli
integralisti, gli Stati "canaglia", così chiamati perché non al
servizio degli interessi statunitensi. In realtà, lo sappiamo bene, i
morti, i mutilati, gli affamati saranno tra la popolazione civile, vittima ed
ostaggio di interessi per i quali non valgono nulla, granelli di sabbia sullo
scacchiere del "grande gioco" della politica di potenza. Un "gioco" feroce che
non trova neppure un romanziere dalla buona penna per assumere, se non una
parvenza di decoro, almeno una certa dignità letteraria. Oggi la
politica imperiale può fare a meno di un Kipling: qualsiasi gazzettiere
di provincia è in grado di recitare il lessico rozzo di Bush II, l'uomo
dei petrolieri e dei mercanti d'armi. Quello che parla pomposamente di
civiltà occidentale incitando gli americani a non vendere le proprie
azioni, quello dello stillicidio di bombe sull'Iraq, del sostegno ai predoni
nazionalisti dell'UCK di Macedonia, quello della guerra santa in nome del
dollaro.
Seppelliti i morti delle Twin Towers, è tempo di capitalizzare
l'indignazione popolare, di trasformare la tragedia in business. Il Congresso
ha votato gli stanziamenti, i sondaggi garantiscono il consenso, non resta che
partire. Poco importa che il feroce Saladino di oggi, il successore di Saddam,
in tempi non lontani sia stato al servizio degli USA, della loro Intellicence
d'élite, quella CIA le cui mani sono sporche del sangue dei lavoratori
cileni, argentini, italiani... Ricordate Piazza Fontana? Poco importa che oggi,
dopo due decenni di guerre foraggiate dagli USA, l'Afganistan sia un paese allo
stremo, un paese la cui percentuale di profughi interni ed esterni è,
secondo fonti ONU, superiore a qualsiasi altro. Poco importa che i feroci
talebani fossero meno di un lustro orsono fedeli e buoni alleati: con buona
pace dei "diritti umani" che, notoriamente non riguardano né le donne
né gli oppositori politici. I confini dell'"umano" e del lecito sono
assai labili, soggetti al relativismo cinico degli USA. Da oggi, la "licenza
d'uccidere" non è più argomento letterario per gli amanti di
Fleming, ma diritto sancito dal Congresso americano. Un'ignominia cancellata
dall'indignazione popolare per l'eccesso di zelo degli uomini della CIA in
America Latina è nuovamente ammessa per la nuova crociata contro il
satana del terzo Millennio: l'integralismo islamico. Poco importa che
l'internazionale dell'integralismo di stampo sunnita sia tra i fiori
all'occhiello dell'Agenzia di Intelligence più famigerata al mondo. I
tempi cambiano ed i satanassi pure: morto il comunismo, la guerra, madre di
tutti gli affari più proficui, deve trovare nuovi avversari. Magari tra
gli amici del giorno prima.
In Afganistan la tragedia, ultradecennale, della popolazione civile è
all'alba di un nuovo terribile capitolo: la fuga verso confini ormai sigillati
sta assumendo proporzioni bibliche. Fuggono dalla minaccia delle bombe e
fuggono dalla fame, cui a milioni sono ridotti dopo la ritirata della quasi
totalità delle organizzazioni umanitarie. Per loro la guerra è
già cominciata.
Qui da noi, nel Belpaese di Berlusconi, Bossi e Fini sono in atto le grandi
manovre. La posta in gioco è delle più allettanti: una bella
finanziaria di guerra, leggi liberticide contro i lavoratori, gli immigrati, le
donne. Senza colpo ferire. Magari con il beneplacito delle opposizioni che per
bocca dell'ineffabile D'Alema il 12 settembre in parlamento rivendicavano la
guerra "umanitaria" in Serbia e Kosovo.
La retorica, quella più becera, si spreca. Tornano in auge i mai sopiti
mostri dell'intolleranza, del razzismo, del nazionalismo. La Lega a Venezia
equipara terroristi e immigrati islamici; Gustavo Selva di Alleanza Nazionale
dichiara che: "Il G8 è il massimo concentrato di democrazia che il mondo
abbia mai avuto: chi lo contesta, chi lo ostacola, chi ne mette in dubbio la
legittimità si trova oggi, che sia colpevole o no, alleato di coloro che
hanno portato la morte a New York e a Washington"
Le porte sono aperte alla caccia alle streghe: oppositori e migranti sono
avvertiti. Pretendere per se e per tutti libertà e giustizia sociale
significa rendersi "oggettivamente" complici del terrorismo.
Sotto le macerie delle Torri Gemelle sono stati seppelliti i corpi di migliaia
di lavoratori, bambini, soccorritori. Sotto quelle macerie rischia di perire
ogni speranza di libertà.
È il momento di essere con decisione e fermezza uomini e donne di
parte.
La parte delle vittime. Sempre.
Arrivederci a Napoli.
Maria Matteo
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