Da "Umanità Nova" n.32 del 23 settembre 2001
Attentato incendiario a Genova
Bruciato il Csoa Pinelli
Il centro sociale "Pinelli" di Genova non c'è
più. Nella notte tra il 15 e il 16 settembre un incendio doloso l'ha
mandato in fumo. Nelle stesse ore mani ignote incenerivano le lettere, i fiori,
le testimonianze che svariati compagni avevano lasciato in piazza Alimonda,
dove il 20 luglio un carabiniere aveva assassinato Carlo Giuliani, uno dei
tanti che quel giorno erano in piazza per contestare la presenza in
città degli 8 criminali che governano il mondo.
Nei giorni del G8, giorni in cui la ferocia repressiva dello Stato si è
abbattuta sui corpi e sui sogni di migliaia di persone, il Centro sociale
"Pinelli" è stato il punto di incontro per il coordinamento "Anarchici
contro il G8" e per tanti altri anarchici e libertari giunti a Genova per le
manifestazioni di fine luglio.
Sin dal 17 luglio subì un'irruzione della polizia, che pretestuosamente
perquisì e tentò di intimorire i compagni immersi nel sonno,
mentre ogni giorno, ossessivamente, elicotteri e camionette stazionavano dei
pressi. All'alba del 20 luglio gli uomini in divisa bloccarono a lungo il
Centro, minacciando un'irruzione: solo dopo un paio d'ore i numerosi compagni
accorsi consentirono la liberazione del "Pinelli".
Nelle convulse settimane dopo il G8 i compagni del "Pinelli" sono stati in
prima fila nel sostegno materiale e politico ai manifestanti finiti in carcere,
dando vita a numerose iniziative.
Il tentativo di criminalizzare il movimento No-global ed in particolare chi,
come gli anarchici, ha costruito un percorso capace di coniugare, fuori da ogni
logica spettacolare, la radicalità dei contenuti con il radicamento
sociale è fallito di fronte all'evidenza della criminalità del
potere. Le testimonianze delle decine di migliaia di uomini e donne gassati,
pestati, torturati da polizia e carabinieri sono state le vere "commissioni di
inchiesta" che il movimento ha presentato di fronte al mondo. Per quanto
abbiano tentato di riscrivere la storia di quelle giornate non hanno potuto
cancellare la memoria ed il racconto dei tanti che c'erano.
L'incendio del Pinelli è indicativo del clima di intimidazione e
violenza di questi mesi, un clima reso ancor più pesante dalle minacce
di guerra.
Non conosciamo quali squadracce, vilmente, nella notte abbiano distrutto la
sede del centro ma sappiamo che il "Pinelli" è ben altro e ben
più delle mura di un vecchio capannone in Val Bisagno. Il "Pinelli" sono
i compagni e le compagne che ogni giorno nel loro quartiere sono impegnati a
vivere e lottare per un mondo diverso. Tutto questo non può essere
cancellato.
Max Pietroguido
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