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Da "Umanità Nova" n.33 del 30 settembre 2001

Inform@zione

Milano: contro la repressione
La manifestazione contro l'arresto di tre militanti antifascisti si è svolta a Milano sabato 15 settembre con partenza dalle Colonne di San Lorenzo diretta al carcere di San Vittore.
"Antonio, Elio, Mario, l'antifascismo non è reato" era la scritta del grande striscione che apriva il corteo. Sono i nomi dei tre compagni, ben conosciuti e rappresentativi dell'area dei centri sociali antagonisti di Milano, arrestati nelle prime ore della mattinata del 12 settembre. Per l'occasione sono stati perquisiti, oltre le rispettive abitazioni, i luoghi della loro militanza, il centro Sociale Vittoria e la casa occupata di Via Gola. Si legge nel comunicato dell'assemblea riunita al CSA Vittoria il 13 settembre: "Risultato della perquisizione qualche bandiera rossa ed una piantina di canapa. Agli arrestati viene imputata l'accusa di lesioni aggravate per fatti risalenti al 25 aprile del 2001 e viene immediatamente disposta nei loro confronti la misura di custodia cautelare per la loro presunta pericolosità sociale ed il rischio di reiterazioni del reato.
La giornata dl 25 aprile scorso fu caratterizzata da un clima di grande tensione e provocazione.
I tentativi di visibilità che da tempo manifestavano i neofascisti di Forza Nuova a partire dalla giornata dell'11 novembre 2000, culminarono nell'annunciato proposito di recarsi nella giornata della commemorazione della liberazione a deporre una corona di fiori in p.zzale Loreto dove Mussolini venne appeso nel '45. Venne subito indetto dalle forze antifasciste un presidio per impedire un insulto politico di questo livello, ma questo non bastò a dissuadere i provocatori che si presentarono mentre il presidio era ancora in corso.
Nonostante la protezione delle forze del disordine la risposta della piazza fu immediata ma contenuta. Le provocazioni continuarono nel pomeriggio quando, dopo la fine del corteo, un tram che trasportava un gruppo di compagni venne assaltato a bottigliate da un folto gruppo di naziskin i quali, mentre i manifestanti si apprestavano a scendere, li colpirono con coltelli, ferendone gravemente uno."
Tutto ciò sta accadendo in un paese che, mentre permette ai neofascisti di svolgere tranquillamente la loro provocazione di "apologia del fascismo", si arresta chi vuole impedire quello che la stessa costituzione considera reato. È molto preoccupante che gli arresti siano avvenuti per episodi avvenuti quattro mesi addietro, con il pretesto della "pericolosità sociale". Un grave precedente che non fa ben sperare. Non a caso la richiesta di arresto è del 26 luglio, quattro giorni dopo il G8, come chiara conseguenza del clima di quei giorni in cui le forze di governo si erano distinte a Genova in fatti di durissima repressione della contestazione di piazza con cariche indiscriminate, un omicidio, pestaggi, torture, intimidazioni e vessazioni di ogni genere. Evidentemente la richiesta era rimasta bloccata nei "cassetti" grazie all'energica risposta con cui l'intero movimento aveva reagito (solo in una delle manifestazioni a Milano ci si era ritrovati in 100 mila in piazza del Duomo).
Non è certo un caso che gli arresti siano stati eseguiti esattamente il giorno successivo al gravissimo atto terroristico avvenuto nell'America di Bush. Tutto ciò sembra evidenziare che l'era della globalizzazione della repressione del mondo è già in atto.
Importante è stata la risposta che già nella giornata stessa degli arresti circa 500 compagni hanno saputo dare davanti a San Vittore.
Importantissima la manifestazione di sabato 15 con molte migliaia di partecipanti in una presenza unitaria del movimento in tutte le sue componenti: centri sociali, sindacalismo di base, anarchici.
"Fuori i compagni, dentro i fascisti", gridava un migliaio di compagni ancora oltre le 20 davanti San Vittore, applaudendo e salutando dall'esterno del carcere gli arrestati.
Fondamentale sarà la continuazione della mobilitazione per fare uscire i compagni il più presto possibile e per far capire con chiarezza al "regime della repressione" che non sarà facile fermare chi lotta per l'emancipazione sociale.
E.M

Sette mesi per nonsottomissione
Solo ora veniamo a conoscenza che Gianluca Bellini, nonsottomesso di Bari, è stato condannato lo scorso 24 aprile a sette mesi di carcere senza la sospensione condizionale della pena. Aveva deciso di rifiutare il servizio civile e quello militare nel luglio 1998, quando gli era arrivata la cartolina che lo destinava al Maricentro di Taranto.
Aveva scritto allora: "Non voglio essere minimamente riconoscente a chi distrugge i miei sogni, la nostra terra, a chi ci sfrutta, opprime, mortifica, a chi nel quasi totale silenzio assassina in carcere i miei compagni." Erano da poco scomparsi Baleno e Soledad: la loro morte "mi ha molto colpito, e molto ha contribuito alla mia scelta. Come anarchico credo fortemente nell'altissimo valore della vita ed è perché a questa ci tengo, che lotto per cambiarla".
Gianluca non si è presentato al processo e non ha nominato un avvocato di fiducia. È probabile che questo abbia influito sull'andamento del processo e l'entità della condanna. Sembra inoltre che l'avvocato d'ufficio si stia rifiutando di fargli vedere il suo incartamento fino a che Gianluca non gli abbia pagato la parcella, cosa che non ha fatto, precludendogli nei fatti la possibilità di presentare ricorso.
Gianluca non è stato per il momento arrestato.
Per messaggi di solidarietà: Cassa di solidarietà antimilitarista, C/o Kronstadt, C. P. 516, 37100 Verona; www.ecn.org/cassasolidarietantimilitarista
A. D.

Solidarietà al Pinelli
Sabato 22 settembre a partire dalle ore 15 si è svolta a Genova la manifestazione di solidarietà e sostegno ai compagni del Centro Sociale Pinelli, distrutto da un attentato incendiario nella notte tra il 15 e 16 settembre.
Un migliaio di persone ha preso parte ad un corteo che si è snodato per le vie cittadine, partendo da Piazza Verdi per arrivare al Porto Antico. Un'atmosfera sostanzialmente tranquilla, poca polizia in vista, molti slogan contro la repressione e la volontà dei compagni del Pinelli di ricostruire al più presto il Centro. La testa del corteo è stata caratterizzata dalla presenza di molti compagni anarchici: Pinelli, Coordinamento Anarchico Genovese, compagni di Torino, Alessandria, Vercelli, Chiavari e altre località del nord Italia, alcuni compagni tedeschi, molti anche i compagni genovesi che i giorni del G8 e il clima repressivo che si è instaurato hanno riportato in piazza.
Nel resto del corteo c'erano i C.S. Zapata e Terra di Nessuno, Socialismo Rivoluzionario, Città Aperta, compagni dei COBAS e della CUB e chiudere Rifondazione Comunista.
Nel complesso una manifestazione riuscita, anche se non grandemente partecipata. Un segnale, comunque, che nel clima generale di attacco poliziesco, politico e sociale che si sta profilando, incoraggia pensare ad un minimo risveglio delle coscienze.
V.S.

Jesi: contro la guerra
Venerdì 21 settembre scorso i compagni della FAI di Jesi hanno distribuito un volantino contro la guerra dal titolo: "Guerra, un grande affare". La distribuzione è stata fatta sia la mattina durante lo sciopero organizzato dagli studenti (adesione praticamente totale allo sciopero con una partecipazione al corteo studentesco contro la guerra di circa duemila studenti), sia la sera nelle vie centrali della città.
Nuove iniziative contro la guerra sono previste per i prossimi giorni, specie in concomitanza con il vertice Nato.

Torino: N.A.T.O. per uccidere
Venerdì 21, nella sede della FAI torinese si è svolta un'assemblea sui temi dell'allargamento ad est della Nato, della guerra in Macedonia e sul conflitto imminente dopo le azioni terroristiche negli Stati Uniti. La serata ha visto un buona partecipazione di compagni, nonostante la contemporanea manifestazione contro la guerra del Torino social forum, cui comunque alcuni compagni hanno distribuito un volantino. Vivo l'interesse ed il dibattito suscitato dalle precise ed approfondite relazioni di Pietro Stara e Stefano Capello.
Il giorno successivo si è svolto in piazza Vittorio un presidio contro la guerra. L'iniziativa avrebbe dovuto svolgersi nella più centrale piazza Castello ma la questura ha vietato agli anarchici di manifestare in quella piazza perché "nelle immediate vicinanze dell'area interessata alla manifestazione sono presenti numerose sedi istituzionali ed altri obiettivi ritenuti 'a rischio" e per "emergenti esigenze di contemperare la sicurezza di detti luoghi e vista anche la delicata situazione internazionale a cui la manifestazione fa esplicitamente riferimento". Un provvedimento repressivo della libertà di manifestare che ha chiuso agli anarchici della FAI una piazza che invece è stata in quei giorni aperta alle manifestazioni di tutti. Il fatto è stato denunciato in città con comunicati e volantinaggi.
Sabato, dopo un pomeriggio trascorso in piazza Vittorio sotto un grande striscione contro tutte le guerre e contro tutti gli eserciti con buona distribuzione di stampa, libri e volantini, un gruppo di compagni si è diretto ugualmente in piazza Castello dove ha effettuato un volantinaggio. Un piccolo gesto di disobbedienza contro chi voleva tapparci la bocca.
Red. To



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