Da "Umanità Nova" n.34 del 7 ottobre 2001
Dibattito/guerra2
Un'insopportabile pace
Più che la guerra (che ancora non è stata dichiarata) è la pace
(che subito è stata imposta) ad impedirci di vivere come prima vivevamo.
Prima dell'attentato alle Twin Towers dello scorso 11 settembre. Prima della
proclamazione della "giustizia infinita" da parte di tutti gli
"americani". Prima di dover nuovamente conquistare altri popoli
perché - come confermano i sondaggi - la civiltà occidentale è
superiore a tutte le altre civiltà. Specie quella islamica.
Il dramma che oggi viviamo consiste nel fatto che la pax americana -
imposta in modo unilaterale in tutto il globo terracqueo - ci ha paralizzato il
futuro, sequestrando i nostri desideri e imponendo i più nefasti scenari
in cui non sarà più possibile essere ciò che si è sempre
stati: rivoluzionari della e nella vita quotidiana.
Temere la guerra è più spontaneo ed immediato che temere la pace, ma
è proprio la pace ad imporre un perenne stato di pre-guerra in cui noi
tutti siamo paralitici catatonici ai quali è stato sequestrata la
felicità in un mondo migliore. A meno di non prospettarla in un
qualche paradiso futuro, così; come in una qualche rivoluzione catartica.
La felicità in un mondo migliore deve invece tradursi in una
pratica di libertà contro qualsiasi simbolismo escatologico (religioso o
laico che sia), e divenire concretezza piena e reale di un agire collettivo
capace di sperimentare forme di vita quotidiana in cui organizzare la nostra
rivoluzione. Quella che non ha bisogno del tanto peggio tanto meglio; quella
che si attua tutti i giorni contro i "rivoluzionari di professione"; quella che
supera il momento più opportuno perché ogni istante è necessario.
Non sarà più come prima, questo è certo. Perché la nostra voglia di vivere meglio di prima non accetterà più proclami, né chiamate alle armi da qualunque parte essi provengano. Saremo liberi di agire soltanto se non ci sentiremo in guerra con nessuno, né imporremo la pace a nessuno, ma continueremo a giudicare i nemici nemici e gli amici amici non da meri calcoli politici, bensì; da quanta più libertà sapremo insieme realizzare per far indietreggiare l'infelicità di questo mondo. Qui e ora. Contro quella che - volendoci terrorizzare - sarà una
"lunga guerra". Ma soprattutto contro quella che - volendoci addomesticare -
è già una "insopportabile pace".
Jules Èlysard
|