unlogopiccolo

Da "Umanità Nova" n.35 del 14 ottobre 2001

Le guerre del XXI secolo
Bersagli in chiaro e ostaggi nel buio

E infine è iniziato il bombardamento dell'Afganistan a quasi un mese dall'attentato terroristico alleTwin Towers di New York. Otto, nove ore (a seconda delle fonti) è durato il primo attacco dal cielo condotto dagli anglomericani con missili Cruise, Potomaah e simile ferraglia di morte. E - come ormai accade dalla guerra irakena del '91 - la CNN ha trasmesso in diretta le fasi del bombardamento in un nero pressoché assoluto bucato da brevi traiettorie fosforescenti, a dimostrazione che "qualcosa" stava accadendo. Un "qualcosa" di indefinito, imprecisato, oscuro: questo ormai è il volto della nuova guerra che è fatta apparire - mostrata - come un'operazione chirurgica contro obiettivi strategici precedentemente scelti e dove il colore del dolore è ottenebrato dal nero dell'immagine televisiva.

L'immagine nera della guerra genera illusioni. Che tutto si risolva in modo "pulito"; che non vi siano drammatiche conseguenze per i civili; che lo schermo nero sia la guerra e non altro. Non gli scheletri fumanti dei palazzi bombardati e neppure lo strazio e la miseria di nuovi profughi, di nuovi sfollati, di nuovi zombi. La nera immagine della guerra copre l'errore/orrore della disgrazia umana. Assolve la coscienza dal calcolo delle conseguenze funeree di qualsiasi attacco armato, liberando chi l'ha commesso dal sentirsi in colpa: di vedersi e farsi vedere terrorista.

L'atto terroristico è in chiaro: appare in tutte le sue conseguenze ed immagini più orrende: più e più volte ripetuto in un lungo ed interminabile spot della paura. Paura di essere in ogni momento della nostra vita quotidiana bersagli prescelti (mentre facciamo la spesa, mentre mangiamo, mentre ci muoviamo) di un possibile attentato, e ostaggi inermi (quando impariamo, quando ragioniamo, quando agiamo) della politica degli schieramenti: o con me o con il terrorismo.

Non è più l'atto terroristico ad essere cieco (semmai può essere imprevedibile), bensì è la risposta all'atto terroristico ad esserlo nella sua prevedibile azione di guerra. Per questo non si ha più paura del buio quanto del chiaro. Una metamorfosi antropologica determinata dalla presente società del controllo che vede ciò che deve mettere sotto stretta sorveglianza (al fine di controllare e immobilizzare qualsiasi azione deviante gli assunti paradigmatici dell'esperimento) ed è cieca e sorda nei riguardi di ciò che invece deve apparire segreto, oscuro, indefinito.

Bersagli in chiaro e ostaggi nel buio di una politica del controllo sociale finalizzata alla distruzione del futuro, paralizzando qualsiasi pensiero e atrofizzando qualsiasi azione che pretenda di osservare il mondo e l'umanità con i colori sgargianti della vita. E non con il bianco e nero della morte, in una civiltà del terrore che, nel mondo occidentale come nel mondo islamico, fomenta terrore per tutto ciò che è civiltà.

Jules Élysard



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