Da "Umanità Nova" n.35 del 14 ottobre 2001
Informazioni di guerra
Rendere virtuale il nemico per celare i veri obiettivi
La gestione delle informazioni di guerra è simile in tutti i paesi
occidentali, con scarse varianti derivanti dalla situazione specifica del
singolo paese.
Questa similitudine deriva dalla centralizzazione negli USA dei 3 principali
news provider (fornitori di notizie) del mondo: la CNN, la Reuters e la AP
(Associated Press).
Questo è anche il motivo per cui, in tempo di pace, c'è una
sovraesposizione di notizie provenienti da questo paese rispetto al resto del
mondo: il Bangladesh fa notizia solo se ci sono almeno 10.000 morti, mentre in
alcuni casi finisce sui media anche un solo ferito negli USA.
Il modo con cui vengono fornite queste informazioni è ormai ampiamente
collaudato e standardizzato per motivare presso l'opinione pubblica la
necessità della guerra.
Per giustificare l'inizio del conflitto non risulta, infatti, sufficiente la
giustezza del "casus belli", il motivo etico, politico o umanitario per cui si
combatte (invasione del Kuwait, salvataggio della popolazione albanese o
bosniaca, repressione del terrorismo). Né basta accompagnarlo con
l'accorta censura della parola "guerra", sostituita con "intervento
umanitario", "operazione di polizia internazionale", "missione antiterrorismo",
"peace keeping", "peace enforcing".
Risulta molto utile perciò creare e demonizzare una persona nel ruolo
del "cattivo".
Innanzi tutto si assolve così alla funzione di far dimenticare la
popolazione civile del paese da combattere (che sarà colpita dalla
guerra ben più del "cattivo"), a tal fine le uniche immagini che si
mandano dell'altra parte sono solo quelle dell'esercito nemico (magari di
repertorio) o quelle dei profughi che fuggono (per dimostrare sia la cattiveria
dell'altrui dominio, sia la corresponsabilità di chi è rimasto,
visto che anche chi non ha nulla può fuggire).
Inoltre si fanno scaricare sulla persona del "cattivo" la rabbia creata da
sacrifici, lutti e privazioni imposti alla propria opinione pubblica.
Oltretutto anni di lavaggio del cervello con la trasfigurazione della guerra
realizzata da Hollywood, creano la reazione inconscia della presenza del
"buono" (il proprio governante) che combatte il "cattivo", aumentando il
consenso per i personaggi al potere.
Perché si possa creare questa figura va negato qualsiasi legame, passato
o presente, con lui.
Tutti i preesistenti rapporti economici e commerciali, che spesso hanno
consentito la permanenza al potere di tiranni invisi alle popolazioni locali
(esemplare fu la visita di Dini a Belgrado durante le manifestazioni
studentesche di protesta contro Milosevic), sono state condannati all'oblio
quando ci sono state azioni militari. Durante i bombardamenti in Irak quasi
nessuno si è ricordato che, per anni, Saddam era stato finanziato dalla
filiale di Atlanta della Banca Nazionale del Lavoro su ordine del Dipartimento
di Stato statunitense. In tutto il periodo della querelle con la Libia,
culminata con i bombardamenti di Tripoli e Bengasi, ci si era dimenticati che
Gheddafi è stato per un lungo periodo azionista di maggioranza in FIAT,
nonché uno dei maggiori fornitori di petrolio in Italia.
Con Bin Laden siamo arrivati all'esasperazione di questo atteggiamento: nessun
riferimento agli investimenti azionari di Salem Bin Laden (fratello maggiore di
Osama) nella compagnia petrolifera Arbusto Energy (poi divenuta Bush
Exploration Oil) di proprietà dell'attuale presidente USA George W.
Bush, o alla costituzione ad Austin, Texas, della compagnia aerea Bin Laden
Aviation, nome che oggi sembra una presa in giro. Osama, proprio per le sue
frequentazioni americane, fu considerato, dalla CIA, l'uomo giusto in
Afghanistan per guidare la resistenza contro l'invasione sovietica.
Paradossalmente il ruolo "guerrigliero" di Osama Bin Laden nacque proprio con
le forniture americane di armi che gli consentirono di acquisire posizioni di
prestigio nella resistenza afghana.
Una volta cancellata la vera storia del "cattivo", bisogna costruirgli addosso
l'immagine virtuale voluta: per fare questo gli si crea intorno un'aura di
potere assoluto (i suoi seguaci disposti ad uccidersi per lui) e si dà
un falso senso di informazione facendo una cronaca dettagliatissima, costituita
però di particolari insignificanti, sul personaggio Con il risultato che
tutti sanno del cognato italiano di Osama, ma nessuno sa che le basi americane
in Arabia Saudita sono state costruite proprio dai Bin Laden. Questo serve
anche a far sembrare che i media svolgano indagini e che si sappia tutto quello
che c'è da sapere sulla vicenda.
Importante sono anche i filmati che si trasmetto sul "cattivo", va mostrato
preferibilmente in divisa o armato, mai con bambini o con civili intorno. Con
Bin Laden si è giunti al parossismo di modificarne l'immagine fisica
attraverso un programma computerizzato di elaborazione delle fotografie,
facendolo vedere come sarebbe senza barba e senza turbante. Questo serve ad
accentuare la sensazione che non sia neanche di una persona, ma il protagonista
negativo di un videogioco.
L'ultima cosa da gestire sul "cattivo" è il fatto che probabilmente,
finita la guerra, resterà al potere: nessuno dei "cattivi" finora creati
dai media e combattuti dagli eserciti, ha perso il potere in seguito alla
guerra. Saddam e Gheddafi sono ancora lì e Milosevic è stato
cacciato dal popolo serbo e non dai bombardamenti americani.
Mentre è in corso la guerra l'attenzione sarà spostata su altri
obiettivi per poter enfatizzare la vittoria finale, la sconfitta nemica e il
ristabilimento della pace del mondo grazie alla guerra appena conclusa.
D'altro canto, dall'inizio della storia moderna, ci sono stati circa 80.000
pacificazioni al termine di altrettante guerre: chi è più
pacifista dei generali?
Fricche
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