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Da "Umanità Nova" n.35 del 14 ottobre 2001
Dibattito/guerra
Gli "obiettivi sensibili" del movimento
Assistiamo negli ultimi
giorni al coagularsi di forze di opposizione intorno a due temi che
genericamente indicherei come quelli del lavoro e della pace. Il governo ha
presentato la sua finanziaria e il dato più rilevante è la
richiesta di delega per affrontare le "riforme strutturali", mercato del
lavoro, pensioni, fisco, enti pubblici. La finanziaria è di basso
profilo, pur contenendo, come previsto, aumenti di spesa per il settore
"sicurezza" (polizia e forze armate); per il grosso dell'attacco a quel che
resta dello stato sociale, il governo vuole procedere con il meccanismo dei
decreti legislativi, provvedimenti cioè presi dal governo stesso su
delega del parlamento che sarà chiamato ad approvare solo leggi di
indirizzo: le norme poi le approverà concretamente lo stesso governo.
Sono intanto imminenti il rinnovo delle rsu del pubblico impiego (9-22
novembre), lo sciopero della scuola (sabato 27 ottobre) e dei metalmeccanici
Fiom (venerdì 9 novembre).
L'opposizione alla guerra si sta coagulando intorno alla partecipazione alla
tradizionale marcia pacifista Perugia-Assisi di sabato 14 ottobre, mentre per
sabato 10 novembre è prevista la manifestazione nazionale nei no global
contro il WTO. Cresce in generale la consapevolezza dell'inscindibilità
di problemi quali quello della militarizzazione della società, delle
condizioni di lavoro, dello sfruttamento economico su scala internazionale.
Come essere "radicali e radicati" in questa situazione? Per far circolare idee
radicali bisogna stare lì dove avviene il confronto o bisogna almeno
cercare il confronto. Occorre fare passi per attivare canali di comunicazione
verso coloro che oggi compongono il variegato movimento di opposizione sociale
e contro la guerra. O si va là dove le discussioni avvengono o si
organizzano momenti di discussione. Per dirla tutta: o si va nei Global Forum a
parlare o li si invita a parlare da noi; o chi sta da libertario nei sindacati
di base apre canali verso gli altri sindacati o si cercano occasioni di
confronto come FAI. Stiamo sul concreto.
Lavoro: 1) la legge sulla rappresentanza si è arenata nella scorsa
legislatura e la nuova maggioranza non la rispolvererà di certo;
l'attuale sistema di elezione delle rsu riserva ai confederali un terzo dei
posti; mi ha sempre colpito che la rappresentanza nel mondo del lavoro sia
espressa con quella che a tutti gli effetti va definita una "legge truffa":
prendendo ad esempio i metalmeccanici, che ne sarebbe di Fim e Uilm senza
questo terzo di riserva? Chi dice che se la Fiom oggi se ne va da sola sul
contratto nazionale, non sarà domani pronta a denunciare le rsu attuali?
Quanto riuscirà a sostenere la contraddizione tra un appello alla
democrazia per il referendum sul contratto e un sistema di elezione dei
rappresentanti dei lavoratori che prevede un "premio di maggioranza" che fa a
pugni con il "una testa un voto"? 2) Le terziarizzazioni sono passate e passano
in tutte le aziende grazie all'acquiescenza dei confederali. Proposte:
rappresentanze di stabilimento e contratto di prodotto (nel 1998 pure la Fiom
ne parlava). È urgente ricucire la frammentazione dei lavoratori che
lavorano fianco a fianco per produrre auto o far volare gli aerei o far
viaggiare i treni, dare unità di rappresentanza e di condizioni
giuridiche ed economiche di lavoro. C'è bisogno di una legge?
L'unità arriverà dal cielo? Tocca ai lavoratori ricostruirla.
Incominciamo con il proporre un coordinamento di stabilimento delle rsu e delle
rls, perché ci si parli dei problemi comuni; proponiamo assemblee di
stabilimento; proponiamo trattamenti economici uguali per tutti coloro che
lavorano per lo stesso prodotto e, in definitiva, per lo stesso padrone.
Pace: 1) il Nuovo Modello di Difesa non potrà fare a meno ancora per un
po' della leva: rilanciare l'obiezione di coscienza (anche non totale) come
concreto strumento per dire no alla guerra; le scuole superiori e i distretti
militari sono i nostri "obiettivi sensibili" dove organizzare continuative
campagne di controinformazione, previo contatto anche con tutti i centri
sociali cittadini, le organizzazioni come la Loc e le organizzazioni
studentesche "di partito", nonché i Global Forum locali e le
amministrazioni (Comuni) "di sinistra" che utilizzano odc; 2) rilanciare
l'attenzione sull'industria bellica e ad alta teconologia,
sull'università e la ricerca finalizzate anche al controllo sociale e
alla guerra: ci sono organizzazioni di scienziati e ricercatori pacifisti che
lavorano da decenni; ci sono i sindacati dei lavoratori delle fabbriche di armi
e ad alta tecnologia; ci sono i lavoratori dei trasporti e dei porti essenziali
in caso di guerra e di trasporto di strumenti bellici; ci sono le basi
militari, Nato e non, da "assediare" (altro che "zona rossa"...).
Gli anarchici hanno tutte le carte in regola per porsi come "agitatori"
all'interno degli attuali movimenti, per porsi, cioè, come catalizzatori
(acceleratori di reazioni) dell'attuale fase: hanno la lucidità di
analisi, hanno la radicalità di contenuti e fini. Tocca a noi, altri non
lo faranno.
Simone Bisacca
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