![]() Da "Umanità Nova" n.38 del 4 novembre 2001 4 novembre antimilitarista4 novembre anniversario di un massacro. Uomini morti a milioni all'alba dell'altro secolo, vite spezzate dalla ferocia degli Stati, dalla logica spietata del militarismo che chiama eroi gli assassini legalizzati dalle divise, dalle gerarchie, dal diritto del più forte. In questo primo scorcio del nuovo secolo il giorno festivo ancora rammenta ed esalta quei giorni bui quando nel fango delle trincee d'Europa l'oppressione veniva detta libertà e la servitù valore. Di quei giorni a noi piace rammentare i tanti che gettarono le divise, voltarono le spalle alla guerra, disertarono i campi di battaglia. I tanti che sapevano che la guerra aveva bisogno di loro ma loro non avevano bisogno della guerra. Né degli Stati, dei padroni, dei mercanti di cannoni. Gli stessi Stati, gli stessi padroni, gli stessi mercanti di cannoni per i quali oggi, tra i monti dell'Afganistan, come ieri tra le Alpi, la guerra compie le sue stragi. In nostro nome gli Stati uccidono, affamano, torturano. Opporsi alla guerra, oggi come allora, non è mero auspicio di una pace che non è che tregua armata tra gli Stati, ma è rifiuto di combatterla, di accettare la vergognosa equazione tra giustizia e assassinio di massa. Siamo tutti, non solo i soldati, chiamati alla mobilitazione, alla scelta di campo. Oggi in Afganistan, ieri in Kosovo, ier l'altro in Iraq. A ciascuno viene imposta una divisa che irreggimenta le coscienze ancor più dei corpi. È quindi tempo di disertare. Disertare la guerra. Disertare gli Stati, i padroni, i mercanti di cannoni, perché senza giustizia non può esservi pace. eleonora
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