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Da "Umanità Nova" n.38 del 4 novembre 2001

Il vertice del WTO in Qatar
Brevetti sugli organismo viventi

In genere si pensa che gli uffici brevetti siano dei posti un po' particolari, affollati di improvvisati inventori convinti di cambiare il mondo con il laser per tagliare il burro o il dosatore di cibo per gatti.

Sui diritti dei brevetti si sta invece combattendo una battaglia che determinerà, probabilmente, ulteriori squilibri tra il nord ed il sud del mondo.

Fino al 1980 era esclusa, in ogni paese del mondo, la possibilità di brevettare organismi viventi. Il motivo è abbastanza chiaro: il brevetto rappresenta un'opera dell'ingegno, non un'opera della natura. Nel 1980 la General Electric vinse una causa contro l'ufficio brevetti americano per avergli rifiutato il brevetto di un batterio mangiapetrolio geneticamente modificato e da quel momento è cominciata in tutto il mondo la rincorsa alla brevettabilità di qualsiasi cosa.

Nel 1985 è stata brevettata la prima pianta transgenica. Alla fine degli anni ottanta sono state brevettate per la prima volta cellule umane: quelle di John Moore che nel 1976 si ammalò di leucemia, il medico che lo curava isolò una cellula di Moore e la brevettò. Moore venne a sapere solo più tardi che il suo medico aveva brevettato una cellula del suo corpo e che poteva venderla a qualsiasi interessato.

È da tener presente che, spesso vengono modificati solo 2 o 3 geni di un organismo vivente, il quale magari ne ha 100 000 o più. Ciò nonostante il brevetto considera lo scienziato come l'inventore di tutta la pianta o dell'animale. Insomma è come mettere un nuovo specchietto retrovisore in un'automobile e poi brevettare l'intera automobile come una propria invenzione.

Ovviamente quello che interessa del brevetto non è la gloria per la scoperta scientifica, ma i soldi derivanti dalle royalties: quelli che ognuno paga ogni volta che utilizza una cosa brevettata.

Questo esclude dalla possibilità di poter utilizzare alcuni farmaci moltissime nazioni del sud del mondo che li potrebbero produrre a costi sostenibili per le popolazioni locali e che, dovendo pagare i diritti di brevetto, sono costretti a rinunciare all'utilizzo.

Abbastanza clamoroso è stato il caso del SudAfrica che, avendo un'altissima percentuale della popolazione malata di AIDS, ha deciso di produrre i farmaci per la cura senza pagare i diritti di brevetto alle case produttrici dei medicinali. Queste hanno, alla fine, deciso di concedere il quasi azzeramento dei costi dei diritti purché non fosse messo in discussione il principio della loro titolarità delle royalties. Un episodio analogo si è verificato nei giorni scorsi negli USA ed in Canada quando, di fronte ad una fortissima domanda del farmaco Cipro dovuta alla psicosi da Antrace, hanno deciso di dimezzare i diritti di brevetto (da 1,83 Dollari a 95 centesimi la confezione) e di garantirne gigantesche forniture a prezzi scontati.

Dalla brevettabilità degli organismi modificati si è passati alla brevetti delle semplici sequenze di DNA di organismi viventi, anche di uomini ed anche se chi le brevettava non aveva idea della loro funzione.

Sono state brevettate, tanto per fare qualche esempio, le sequenze del DNA degli indiani guaymi di Panama, nelle cui tribù la leucemia è una malattia sconosciuta. Non sanno ancora perché questi indiani ne siano immuni, ma d'ora in avanti chi vorrà studiare un rimedio genetico contro la leucemia dovrà versare le royalities ai titolari del brevetto, con l'ovvio risultato che nessuno, tranne i titolari del brevetto, farà più ricerche sulla malattia per il rischio di scoprire una sequenza già brevettata (anche se non si sa quale sia). Ed ancora, negli USA la Byocite ha ottenuto il brevetto delle cellule del cordone ombelicale umano. Da allora qualsiasi medico usi il cordone ombelicale per un trapianto o una terapia (è molto usato per la cura delle lesioni del midollo osseo) deve pagarne i diritti alla Byocite, anche se questa, quando l'ha brevettato, ignorava completamente che potesse essere usato così.

Oltretutto negli USA è ammessa la brevettabilità di prodotti non ancora usati negli USA seppur noti ed usati da secoli nei loro paesi d'origine.

È il caso, ad esempio, del riso basmati che, prodotto da qualche millennio in India, è stato sequenziato geneticamente dalla Monsanto deve pagare le royalties alla pepe neem.

La legge consente inoltre al titolare dei diritti di brevetto la possibilità di vietare la possibilità di usare il materiale brevettato per 20 anni, bloccando così qualsiasi tipo di ricerca scientifica.

È il caso della Boehringer, titolare del brevetto base sull'interferone, che ha vietato ad un'altra società che ne aveva sviluppato una variante adatta a combattere i reumatismi, di utilizzare la sua licenza.

In questa situazione ogni paese del mondo sta rendendo sempre più elastica la propria legislazione sui brevetti con pesanti conseguenze economiche per tutti, conseguenze che diventano tragiche nei paesi del sud del mondo. E siccome la farsa è l'altra faccia della tragedia abbiamo assistito, nel maggio di quest'anno, ad un brevetto regolarmente concesso in Australia al signor John Keoghper un "dispositivo circolare per facilitare i trasporti" in parole povere: la ruota!

Nell'ottica di far accettare a tutto il pianeta questa situazione, nel 1994 a Marrakech i rappresentanti dei maggiori paesi industrializzati hanno deciso di integrare nella loro legislazione nazionale la protezione dei diritti dei brevetti rilasciati dagli altri stati: nacquero così gli accordi denominati TRIPS (Diritti di proprietà intellettuale relativi al commercio).

La rivolta di Seattle, nel 1999, ha impedito che questi accordi fossero fatti propri dal vertice del WTO (l'organizzazione del commercio mondiale) tenuto in quella città. Ora, approfittando anche della guerra in corso il problema verrà riproposto alla prossima conferenza internazionale del WTO che si terrà dal 10 novembre a Doha, in Quatar.

È importante intensificare la lotta su questi aspetti della globalizzazione perché rappresentano, più di altri, un danno a tutti per il profitto di pochi.

Questo sempre che non siate uno dei 477 uomini più ricchi del mondo il cui patrimonio equivale alle entrate annuali dei 2,8 milardi di persone più povere dell'umanità.

Fricche



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