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Da "Umanità Nova" n.38 del 4 novembre 2001

Feroci predoni
Quei "galantuomini" dell'Alleanza del Nord

Pubblichiamo alcuni significativi stralci, relativi all'Alleanza del Nord, del lungo articolo di Vijay Prashad sugli scopi della guerra in Afganistan. L'articolo è stato pubblicato in inglese nel sito http://www.zmag.org/

E per rimpiazzare i Talebani (il governo USA) riporta alla luce il vecchio Zahir Shah, sepolto nei sobborghi romani, e quel che è rimasto della famigerata Alleanza del Nord, gli stessi individui che avrebbe voluto al potere già nel 1980. Zahir Shah è vissuto a Roma dal 1973 in poi e ha tentato a più riprese, l'ultima volta nel 1999, di riunire un Loya Jirga (consiglio degli anziani) che includesse anche i banditi rimasti chiusi fuori da Kabul. Shah, che viene spesato da uno stato del Golfo non meglio identificato, a quanto pare è il riluttante e quasi involontario protagonista, ma quelli che lo hanno finanziato per tre decenni probabilmente non vedono l'ora che lui riprenda il potere perché ricambi i loro sforzi con diritti sul condotto di gas naturale dal Turkmenistan al Pakistan, o qualcosa di simile.

Proprio come negli anni '90 gli USA strinsero un patto con lo sgradevole Iraqi National Congress, ora a quanto sembra il cavallo di Troia per l'imperialismo statunitense sarà l'Alleanza del Nord, una banda disordinata di guerriglieri che hanno impiegato gran parte del loro tempo combattendosi a vicenda dopo il ritiro delle truppe sovietiche, e il cui breve regime del terrore a Kabul si era distinto per la ferocia.

Le origini dell'Alleanza del Nord possono essere ricondotte alla defezione del generale Abdul Rashid Dostam con la sua milizia uzbeka (in Afganistan vivono ca. 2 milioni di Uzbeki, ndt), che abbandonò la fazione di Najibullah nel marzo del 1992. Con questo atto il decimato Partito Democratico Popolare aveva i giorni contati. I Mujahiddin entrarono a Kabul e, a metà Aprile, elusero di misura un'immediata ripresa della guerra grazie a un'alleanza a Peshawar, capeggiata dal boss dei Jamait-i-Islami (Società Islamica), il professore Burhanuddin Rabbani (che è tutt'ora il leader formalmente riconosciuto del paese).

Nell'agosto del 1992 la guerra ricominciò quando la fazione Hezb-i-Islami (Partito Islamico) di Gulbuddin Hikmatyar cercò di sostituirsi al regime del Professore, e la conseguente instabilità provocò la definitiva caduta del governo di Najibullah in dicembre. Nel marzo del 1993, le diverse fazioni conclusero l'Accordo di Islamabad: Rabbani rimaneva presidente, mentre Hikmatyar diventava primo ministro.

Ma Hikmatyar era un alleato inaffidabile, visto che continuò nelle sue azioni terroristiche, assieme agli alleati dello Hezb-i-Wahdat (Partito dell'Unità Islamica) e contro Rabbani (che collaborava con l'ex-comunista Dostam, anche se le truppe di Rabbani continuavano a essere comandate da Ahmed Shah Masood). Nel gennaio del 1994 Hikmatyar si alleò con Dostam, e il gioco delle sedie continuò fino ad oggi in questa maniera. Hikmatyar, con Dostam, poi con Masood, poi Rabbani sullo sfondo... e nel frattempo i Talebani consolidarono il proprio potere, presero Mazar-i-Sharif nel 1997 e alla fine Kabul.

Mentre il paese si dibatteva nella guerra civile, l'Alleanza del Nord inflisse enormi sofferenze al popolo afgano. Nel gennaio del 1997 le forze di Dostam bombardarono brutalmente Kabul e le forze di Masood continuarono a farlo, perfino il giorno dopo gli attentati dell'11 settembre, come rappresaglia per il suo assassinio tre giorni prima. Un lettore interessato può studiare i rapporti pubblicati nel 1995 da Amnesty International sui crimini più gravi compiuti dalla Jamait-i-Islami di Rabbani, lo Hezb-i-Islami di Hikmatyar, lo Junbest-i-Melli Islami (Movimento Nazionale Islamico) di Dostam e lo Hezb-i-Wahdat:

1) Afghanistan: Responsabilità internazionale per il disastro umanitario [Indice AI 09/11/95]

(2) Le donne in Afghanistan: una catastrofe dei diritti umanitari [Indice AI 03/11/95]

Quando i Talebani entrarono a Kabul, questa storia venne riscritta dalle grandi potenze soprattutto perché ora l'Alleanza del Nord appariva un'alternativa ragionevole ai Talebani sui quali (il governo USA) non aveva alcun controllo. Che molti nell'Alleanza del Nord guardassero con favore all'Iran non doveva essere motivo d'inciampo, particolarmente dopo il lento, ma costante riavvicinamento USA-Iran.

Gli scopi della guerra USA in Afganistan sono dunque altrettanto brutali e indistinti come lo erano in Iraq: rovesciare un regime corrotto e sostituirlo con un altro regime corrotto, ma bendisposto verso gli USA. La sinistra statunitense deve protestare non solo contro la guerra, ma anche contro gli scopi che cominciano a essere formulati, e sicuramente contro una "stabilità" ristabilita nel nome del capitale. L'Alleanza del Nord non è "perlomeno meglio" dei Talebani, come i liberal vorrebbero credere: sono altrettanto deleteri per il popolo afgano.

Vijay Prashad, trad. di mma



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