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Da "Umanità Nova" n.39 dell'11 novembre 2001
inform@zione
Palermo Goodmorning Afganistan
Mercoledì 24 ottobre si è svolta presso il Laboratorio
Zeta l'iniziativa "Goodmorning Afganistan", una giornata di riflessione sul
mondo arabo e contro la guerra, che si è articolata in diversi momenti,
e che ha visto una partecipazione e un interesse inaspettati.
Dalle 18 lo spazio-dibattiti è stato "invaso" per assistere al confronto
su "Guerre di religione e conflitti economici". Sono intervenuti tra gli altri:
Antonio Pellitteri, professore di cultura islamica della Facoltà di
Lettere e Filosofia di Palermo, che ha parlato dei diversi significati di
"Jihad". La mistificazione di questo termine, che nella cultura islamica
significa anche "sforzo interiore", è un esempio lampante di come si
continui a trattare le questioni islamiche da un punto di vista eurocentrico e
sostanzialmente razzista. Ogni giorno in Tv e sui giornali assistiamo alla
passerella di pseudo-intellettuali, che si avventurano in false disquisizioni
sull'Islam, a dimostrazione di come il mondo islamico si trovi culturalmente
"sotto-sequestro". Questa guerra, come tutte, del resto, si nutre di pregiudizi
e ignoranza a dir poco agghiaccianti. Basta ricordare le dichiarazioni del
presidente del consiglio sulla presunta superiorità della civiltà
occidentale per capire la gravità della situazione.
Appare chiaro come la campagna di guerra stia celando le reali intenzioni
dell'attacco dietro presunte ragione di "giustizia internazionale", erigendo le
democrazie occidentali a punitori del terrorismo. Non è inutile ribadire
invece come i terroristi siano frutto diretto e indiretto degli stessi
protagonisti dei bombardamenti.
Fatè, un palestinese che vive a Palermo da diversi anni, si è
soffermato sulle strumentalizzazioni della causa palestinese da parte anche di
presunti musulmani, Bin laden in testa, che nulla hanno a che spartire con la
guerra di liberazione dall'occupazione israeliana.
Antonio Cardella, giornalista, ci ha parlato invece della sua esperienza con
l'Algeria, dove ha vissuto. La questione algerina rappresenta un altro scenario
"caldo" del mondo arabo, ma anche un'altra possibile chiave "metaforica" per
cercare di accedere alla questione dei fondamentalismi religiosi, e di come
essi, foraggiati dai paesi ricchi, abbiano soppiantato le speranze di
liberazione soprattutto materiali del popolo algerino, in particolare delle
donne.
Dai vari interventi si può comunque giungere alla conclusione che ogni
situazione relativa al mondo arabo è un caso a parte, e va analizzata
con strumenti peculiari. Comune è invece il destino dei popoli arabi e
non: avere subito per anni la colonizzazione e la cancellazione forzata della
propria cultura; il tentativo ancora in atto operato dal mondo "occidentale" di
imporre una modernizzazione, che ha calpestato e calpesta i diritti dei popoli
all'autodeterminazione. Stessa triste sorte per i palestinesi, curdi, iracheni
e, non ultimo, il popolo afgano.
Si è riflettuto a lungo anche sulle prospettive del movimento riguardo
alle questioni internazionali. L'ambito dell'emigrazione dai paesi poveri verso
il ricco occidente e i drammi ad esso connessi risultano cruciali per
accostarsi concretamente alle problematiche internazionali. Un movimento come
quello siciliano, ma anche italiano, dovrebbe inoltre collegarsi con spirito
paritario ai movimenti di liberazione, che agiscono nei paesi dell'area del
mediterraneo. Anche il movimento soffre di "occidentalismo", utilizzando
categorie euro-centriche, che non rendono la complessità e le differenze
dei "mondi".
Durante il dibattito è stata molto visitata la mostra multi-mediale
(diapositive, Cd-rom, fotografie, libri) sulla Palestina, curata dal C.I.S.S..
Il cuscus preparato per la cena sociale è andato a ruba. E alle 22
è stato proiettato il film "Al Makadu-Un" (Gli ingannati) di
Tawfîq Sâlih (Egitto).
Abbiamo dato appuntamento a tutti per il quattro novembre, giornata di festa
delle forze armate, per ribadire che non c'è proprio nulla da
festeggiare. Semmai c'è da fermare subito la guerra.
Giuseppe
ZETA - Laboratorio sociale occupato, Via Arrigo Boito 7, zetalab@domeus.it
Spezzano Albanese in piazza contro la guerra
Sabato 27 ottobre si è tenuta a Spezzano Albanese una giornata di
mobilitazione contro la guerra convocata dal Comitato Studentesco del Liceo
Scientifico di Spezzano.
Alla manifestazione hanno aderito gli studenti dell'IPA di Spezzano Albanese,
la FMB di Spezzano Albanese (la cui sede è stato il luogo di ritrovo del
comitato studentesco per la preparazione della manifestazione), la FMB di San
Lorenzo del Vallo, la Federazione Anarchica "G. Pinelli" - FAI di Spezzano
Albanese, altri compagni anarchici e libertari del territorio, alcune
associazioni culturali della zona e Rifondazione Comunista.
Nel corso della mattinata, alcune centinaia di studenti e studentesse con
striscioni, cartelloni, fischietti si sono radunate davanti al Liceo
Scientifico "Bachelet" ed insieme a tutte le altre persone ivi convenute hanno
dato vita ad un vivacissimo corteo che ha attraversato le vie principali di
Spezzano Albanese e San Lorenzo del Vallo lanciando slogan contro la guerra,
contro il terrorismo e contro il guerrafondaio governo Berlusconi-Fini. Molto
letto è risultato il volantino contro la guerra e di adesione alla
manifestazione sottoscritto dalle locali F.A. "G. Pinelli" ed FMB, che
distribuito da alcune studentesse e studenti che mostrano simpatie libertarie
è andato in pochissimo tempo a ruba. Il corteo ha attirato l'attenzione
di moltissimi cittadini e non sono mancati dei chiari ed espressi segnali di
solidarietà in merito. La sera, nella centralissima Piazza della
Repubblica, la manifestazione è proseguita con un sit-in surriscaldato
(data la serata abbastanza fredda) da balli e canzoni antimilitariste che ha
visto la partecipazione di un discreto pubblico.
Era da anni che gli studenti del luogo non si mobilitavano su contenuti
politici e sociali di così largo respiro. Tutto ciò è
senza dubbio positivo, in quanto oltre ad aver evidenziato come sia viva in
molti giovanissimi anche dei piccoli centri una forte opposizione contro la
barbarie bellica in corso, ha fatto nello stesso tempo cogliere come anche la
sensibilità di tanta gente comune si sente fortemente offesa e toccata
dalle menzogne del Potere, che mentre si proclama pacifista a parole approva,
sostiene e porta avanti nei fatti una guerra che sta semplicemente uccidendo
uomini, donne, bambini, anziani. Uno dei cartelloni del corteo recitava: mai
nessuna guerra ha prodotto pace.
Grazie a questa giornata di lotta studentesca contro la guerra, riteniamo che
in molti nelle nostre comunità del comprensorio si siano convinti di
come il contenuto di questo cartellone sia profondamente vero e di come sia
invece cinicamente machiavellico, ambiguo e paradossale il linguaggio di cui il
Potere si serve per autoconservarsi e perpetuarsi nella barbarie che gli
è congenita.
Red. locale
Saluzzo contro la guerra
Un grande striscione con la scritta "no alla guerra" è stato
issato sabato tre novembre dal collettivo Vanzetti sulla Torre Civica, simbolo
di Saluzzo. L'azione dimostrativa, pacifica e nonviolenta, si è svolta
per attirare l'attenzione dei saluzzesi su quanto sta succedendo in Afganistan
e per esprimere dissenso sulla festa delle forze armate prevista per il quattro
novembre.
"La guerra ormai è entrata a far parte delle nostre vite: il rumore
assordante delle armi, i discorsi falsi e cinici dei signori della terra, i
silenzi disperati delle vittime innocenti sembrano non suscitare più
alcuna emozione. - denuncia il volantino distribuito per l'occasione - La
(dis)informazione dei media asserviti al potere ci fa apparire tutto lontano o
terribilmente normale. eppure basterebbe andare un po' più a fondo dei
problemi per svelare l'inganno che sta trascinando il mondo intero verso
l'autodistruzione.
Non ci sono motivazioni umanitarie, lotte al terrorismo o in difesa della
libertà (quale? di chi?): è il potere in tutte le sue forme la
sola ed unica ragione per cui si fa la guerra, ieri come oggi come sempre. Come
sempre però gli stati si devono giustificare quando si apprestano ad
uccidere ...
Visto dall'Italia tutto appare deformato e surreale: governo e opposizione
vanno a braccetto sventolando la bandiera americana, il vaticano benedice i
bombardieri, tuttologi televisivi ci spiegano perché è giusto e
doveroso radere al suolo mezzo mondo per difendere la democrazia e il libero
mercato, ogni arabo è un potenziale terrorista e la solita destra
razzista si prepara all'offensiva contro gli immigrati, le idiozie sulla guerra
batteriologica e l'allarme per possibili nuovi attacchi giustificano la
militarizzazione del territorio e la repressione interna.
Se grattiamo la superficie scopriamo una realtà di cui pochi parlano,
una realtà che non fa notizia e non suscita scandalo: è la
realtà della produzione e del commercio di armi, della spesa militare in
continuo aumento, delle manovre NATO e americane sul suolo italiano, della
propaganda militare e di tutto ciò che accade silenziosamente in tempo
di pace ma in tempo di guerra assume significati del tutto diversi e
inaspettati.
L'antimilitarismo oggi non è molto di moda, soffocato dal suo opposto
trionfante o annacquato da un pacifismo di facciata buono per tutte le
stagioni. (...). Gli eserciti servono per fare la guerra e le armi per
uccidere, a qualsiasi latitudine e con qualsiasi regime, democratico o
dittatoriale che sia La critica all'esistente deve dunque essere radicale e
mettere in discussione l'esistenza stessa degli eserciti e delle industrie
produttrici di morte: una posizione ambigua o troppo generica risulta inutile e
non riesce a scalfire l'immaginario militarista che tanto abilmente i potenti
della terra ci vogliono imporre. DISERTIAMO tutti gli eserciti, DISERTIAMO la
guerra!"
I turisti e i presenti hanno assistito curiosi al blitz pacifista. Qualcuno ha
lanciato un allarme immotivato: forse aveva guardato troppo i telegiornali
negli ultimi giorni.
elle O.
La Spezia corteo antimilitarista
L'Assemblea Antimilitarista Anarchica, composta da collettivi ed
individualità dell'area ligure apuana, aveva indetto la manifestazione
di sabato 3 novembre a La Spezia con l'obbiettivo di fare breccia nel muro di
silenzio e di sterile pacifismo, e di dimostrare, non solo contro la criminale
guerra imperialista in atto, ma contro tutte le guerre e tutti gli eserciti.
Per questo si è scelto La Spezia, dove territorio e popolazione sono
esemplarmente sacrificate e soggiogate al militarismo di stato ed all'industria
bellica. Perché è l'inquinatissima città-caserma in cui
vengono quotidianamente sperimentati, fabbricati e venduti gli armamenti
impiegati dagli eserciti di tutto il mondo; una produzione che si concretizza
altrove, in Palestina come in Iraq, Serbia, Cecenia e Somalia, sotto forma di
stragi e devastazioni. Perché è qua che avvengono esercitazioni
di sommergibili nucleari nell'assoluto disprezzo della sicurezza per la
popolazione civile. Ed inoltre perché è questa la città
dove nelle ultime settimane è stata particolarmente violenta la nuova
ondata repressiva. Una feroce macchina intenta ad allestire inesistenti
allarmi-terrorismo, sostituti odierni dell'emergenza-criminalità, col
duplice scopo, sia di legittimare la vergognosa "guerra santa" contro
l'Afganistan, sia di criminalizzare il dissenso ed annichilire le
libertà civili ed i diritti sociali.
In considerazione di questo difficile momento di guerra e repressione, è
da considerarsi positiva la risposta all'appello ed il corteo di trecento
persone (per lo più anarchici, ma anche molti di Giovani Comunisti,
alcuni di Ya Basta!) che ha sfilato, volantinato ed inneggiato alla diserzione,
nel cuore del tempio bellico spezzino, di fronte all'ammiragliato e ad altri
luoghi di morte.
Andrea
Ancona: contestato il 4 novembre
La mattina del 4 Novembre un gruppo di militanti del Gruppo Anarchico
"Malatesta" di Ancona e della Sezione locale dell' U.S.I.-A.I.T. (Unione
Sindacale Italiana) hanno contestato la manifestazione ufficiale militarista
che si è svolta davanti al monumento ai caduti tra autorità e
picchetti armati.
I dimostranti, con una grande bandiera rossonera, hanno diffuso un volantino e
sorretto uno striscione con su scritto: "contro la guerra, contro tutti gli
eserciti, padroni di nulla, servi di nessuno, disertare" firmata dalla "a"
cerchiata dell'anarchia.
Al termine i compagni sono riusciti anche a denunciare con un megafono le vere
ragioni della guerra, i massacri che si stanno compiendo e le
responsabilità criminali di stati e padroni.
Diseratre la guerra e boicottare il militarismo e la macchina bellica sono
state le parole d'ordine dell'iniziativa.
Nei giorni precedenti il 4, il Gruppo "Malatesta" e l'USI-AIT avevano dato vita
a due presidii contro la guerra nel centro della città (il 30 e il 31
Ottobre) con striscioni, cartelli, bandiere, lumini ed interventi con
l'altoparlante che hanno riscosso un certo interesse e tra i cittadini.
Gruppo Anarchico "Malatesta" e U.S.I.- A.I.T.
Parma assemblea e corteo antimilitaristi
Sabato 3 novembre si è tenuta a Parma un'assemblea
antimilitarista, promossa dal Coordinamento contro la guerra, a cui aderiscono
Gruppo Anarchico Cieri-fai, Ateneo Libertario, USI, Ya Basta, Laboratorio
marxista, Scuola Occupata, Giovani Comunisti, Circolo R. Luxemburg.
Dopo un intervento introduttivo di M. Ilari (gruppo Cieri), che ha tentato
d'individuare alcuni nuclei di discussione, è stato il turno di Pietro
Stara , della Commissione Antimilitarista della FAI, che ha illustrato, con
enorme precisione e perizia, i tanti motivi che, dal Kosovo ad oggi, ci portano
a perlomeno a diffidare sui veri obbiettivi anche di questa guerra.
L'incontro è stato molto apprezzato dai circa 80 convenuti, convinti
d'aver assistito ad un momento d'approfondimento come di rado capita.
La mattina seguente, circa 70 persone, tra compagni e "amici", si sono
ritrovati per contestare la consueta sfilata per la festa delle forze armate,
alla presenza delle autorità locali.
Un paio di momenti di tensione, dovuti ad alcuni coglioni esibitisi in saluti
romani, non sono riusciti a far naufragare l'iniziativa.
anarcomax
Cagliari manifestazione contro la guerra
Oltre 2000 persone provenienti da tutta l'isola hanno partecipato il 4
novembre alla contromanifestazione organizzata in opposizione alla guerra e ai
festeggiamenti per le forze armate.
Un corteo ha attraversato le vie del centro e del porto, con musica e
striscioni, dando voce ad un dissenso verso l'intervento bellico che appare
sempre più diffuso e d aperto. Il percorso è stato tenuto a
distanza dalla contemporanea cerimonia di ricordo dei caduti, e dunque non ci
sono stati significativi momenti di tensione.
La manifestazione di domenica chiude una settimana di mobilitazioni a vario
titolo caratterizzate dall'opposizione alla guerra: dallo sciopero della scuola
del 31 ottobre alla manifestazione degli immigrati di sabato 3.
Le mobilitazioni proseguiranno nei prossimi giorni con altre iniziative di cui
daremo informazione.
Guido Coraddu
Lucca in sciopero contro la flessibilità a 4 ruote
mercoledì 34 ottobre l'intera provincia di Lucca ha visto i quasi
trecento autisti della Clap, l'azienda che gestisce il servizio di trasporto
pubblico locale, rifiutarsi di salire sugli autobus e sulle navette che sono
soliti guidare. Alla base dello sciopero il mancato rinnovo dei contratti di
formazione lavoro di sette dipendenti ed il generale peggioramento delle
condizioni di lavoro in azienda. I lavoratori della Clap denunciano un clima
ricattatorio ed intimidatorio da parte della direzione aziendale, che obbliga
gli autisti a turni massacranti ("costretti a stare fuori casa 10/12 ore per
essere retribuiti solo per 6 ore e mezzo di lavoro") e si accanisce in
particolare con i giovani a contratto di formazione, i quali dopo due anni di
sacrifici, ricatti e retribuzione decurtata ("ci hanno subito sbattuto sui
mezzi - raccontano questi ultimi - dal primo giorno, su percorsi difficoltosi
che non conoscevamo ed andavamo a studiare da soli il giorno prima, con le
nostre auto, a nostre spese...") si vedono recapitare la lettera di
licenziamento. Dopo uno sciopero di 4 ore nei giorni precedenti, dopo il
rifiuto da parte dell'azienda di rinnovare i 7 contratti di formazione in
scadenza, gli autisti hanno deciso collettivamente ed autonomamente di alzare
di nuovo e con più forza la testa. Così, fin dalle prime luci
dell'alba del 24 ottobre, con uno straordinario ed efficacissimo passaparola,
tutti i lavoratori dell'azienda meno tre (i soliti crumiri...) si sono
autosospesi dal lavoro per l'intera giornata riunendosi in assemblea.
Nei giorni seguenti lo sciopero la direzione della Clap non ha mancato di
minacciare i lavoratori, dicendo di essere costretta a denunciarli per
interruzione di pubblico servizio, in quanto lo sciopero è avvenuto
senza il rispetto delle norme che lo regolano, cioè senza preavviso.
Tuttavia, riguardo ai licenziamenti, è stata costretta a tornare sui
suoi passi: due autisti il cui contratto di formazione scadeva il 26 ottobre
verranno confermati (l'azienda inizierà la pratica per l'assunzione a
tempo indeterminato) ed anche gli altri cinque licenziamenti dovrebbero
rientrare.
Lo sciopero degli autisti Clap della Provincia di Lucca ha quindi dato i suoi
frutti, dimostrando ancora una volta che solo la lotta paga. Anche contro la
flessibilità.
Giros
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