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Da "Umanità Nova" n.40 del 18 novembre 2001

Come bolle il pianeta
Marrakesh, settima conferenza dell'ONU sul clima

Alle prime luci dell'alba del 9 novembre, dopo una estenuante trattativa, i rappresentanti dei 164 Stati convenuti a Marrakesh per la settima conferenza dell'ONU sul clima, hanno trovato un accordo per applicare il protocollo sulla riduzione delle emissioni siglato a Kyoto nel 1997. Durante la conferenza, alla quale non hanno partecipato gli Stati Uniti, si è più volte sfiorato il fallimento per l'ostruzionismo del cosiddetto "gruppo ombrello" (Canada, Giappone, Australia e Russia). Gli ambientalisti hanno osservato che quello di Marrakesh è comunque un accordo che si pone appena un gradino sopra quello del completo fallimento.

L'effetto serra

L'effetto serra è un fenomeno naturale che assicura il riscaldamento della terra grazie a gas presenti nell'atmosfera come anidride carbonica, ozono, perossido di azoto, vapore acqueo e metano. La continua, perpetua emissione di gas di scarico dovuta alla combustione di petrolio e carbone e la contemporanea distruzione delle foreste ha portato a quella che è sicuramente la più grave crisi ambientale che ha di fronte l'umanità. In pratica il calore del sole viene intrappolato causando un aumento della temperatura sul pianeta che provoca eventi meteorologici sempre più violenti a catastrofici (1).

Nel 1990 l'IPCC realizza il suo primo rapporto che dimostra l'evidenza del riscaldamento della terra, prevede un ulteriore grave peggioramento entro il 2100 e pone l'accento sulle attività umane come le responsabili di tale situazione (2). La conseguenza è la convocazione da parte dell'ONU della prima conferenza mondiale sul clima (Rio de Jainero, 1992) che si conclude con un accordo di programma che rinvia le decisioni concrete. Nel 1995 l'IPCC pubblica il secondo rapporto che conferma, aggravandole, le conclusioni di quello del 1990.

L'accordo di Kyoto

Nel dicembre 1997 la quarta conferenza sul clima, convocata dall'ONU nell'antica capitale giapponese, si conclude con un accordo che indica gli obiettivi internazionali per la riduzione dell'emissione dei sei gas individuati come i principali responsabili dell'effetto serra. L'obiettivo fissato è tutt'altro che rivoluzionario: ridurre mediamente del 5,2% entro il 2010 i livelli di emissione del 1990, anche se per alcuni paesi la riduzione è maggiore mentre per altri paesi considerati in "via di sviluppo" sono fissati obiettivi minori (3). L'accordo però non prevede soltanto una diminuzione delle emissioni; gli Stati escogitano un complesso sistema di "commerci" grazie al quale i paesi che riescono a diminuire le emissioni ancor più di quanto fissato dagli obiettivi possono "vendere" queste quote eccedenti ad altri paesi meno "virtuosi". Lo stesso discorso vale per i paesi che avendo grandi quantità di foreste possono "vendere" quote dei loro "sink" (pozzi di foreste in grado di poter assorbire i gas serra) ai paesi industrializzati. Altro limite dell'accordo è che esso non prevede alcuna sanzione per gli Stati che non raggiungono gli obiettivi fissati.

Il rapporto 2000 dell'IPCC

Nell'ottobre 2000 l'IPCC diffonde la sintesi del suo terzo rapporto. Ecco le principali conclusioni.

* La temperatura media della superficie del pianeta è aumentata di 0,6 gradi C dal 1860 e questo valore è di circa 0,15 gradi C più elevato che nel 1995 in gran parte a causa della temperatura più elevata riscontrata fra il 1995 e il 2000. È probabile che gli anni '90 siano stati i più caldi del XX secolo.

* La copertura di neve e l'estensione dei ghiacciai stanno diminuendo.

* Il livello medio dei mari è cresciuto di 10/20 centimetri nel XX secolo.

* Le emissioni di gas serra e di aerosol dovute alle attività umane continuano ad alterare l'atmosfera in modo tale da influenzare il sistema climatico. Dal 1750 la presenza di anidride carbonica si è accresciuta di un terzo mentre il 75% della crescita di CO2 negli ultimi venti anni è dovuta ai combustibili fossili. Il resto è dovuto in gran parte alla deforestazione. Il tasso di aumento della concentrazione di CO2 nell'atmosfera è stato negli ultimi venti anni di circa lo 0,4% annuale (4)

Nelle conclusioni il rapporto sostiene senza mezzi termini che "ci sono prove ancora più chiare" dell'influenza umana sul clima ed è probabile che i gas ad effetto serra immessi dall'uomo nell'atmosfera "abbiamo già sostanzialmente contribuito al riscaldamento osservato negli ultimi 50 anni". Gli scienziati concludono che se non vi sarà una drastica riduzione di queste emissioni la media della temperatura della superficie della Terra potrebbe aumentare da 0,6 a quasi 5,6 gradi C, ancora di più di quanto stimato nel rapporto del 1995. Si tratta di affermazioni estremamente gravi che difficilmente si riscontrano nei rapporti ufficiali, solitamente molto moderati, e che aprono la strada a previsioni disastrose per il futuro dell'umanità: scioglimento dei ghiacci con ulteriore aumento del livello dei mari e il susseguente spostamento di milioni di persone che oggi abitano le città rivierasche, aumento delle precipitazioni nell'emisfero nord e una crescita della siccità in quello sud, un generale peggioramento degli eventi meteorologici (5).

Il fallimento de L'Aja: gli Stati Uniti se ne vanno

Nel dicembre 2000 si svolge a L'Aja la quinta conferenza dell'ONU sul clima. Non c'è accordo fra Unione Europea e Stati Uniti (e "gruppo ombrello"). La Conferenza viene sospesa insieme agli impegni presi a Kyoto. La nuova amministrazione americana decide di ritirarsi dall'accordo e il 13 marzo 2001 Bush scrive ad alcuni senatori del suo partito: "Mi oppongo al protocollo di Kyoto perché l'80% della popolazione mondiale ne è esentata, fra cui la Cina e l'India, e perché esso causerebbe un danno grave all'economia americana." Il 23 luglio 2001 si conclude a Bonn la sesta conferenza. Nonostante l'assenza degli Stati Uniti, 180 paesi approvano una "decisione" che rivendica la validità degli accordi internazionali come metodo per raggiungere obiettivi comuni. Il problema è che a Bonn si sviluppano e si specificano le forme di "commercio" fra i "grandi inquinatori" e gli altri paesi. Comunque, ancora una volta ogni decisione pratica viene rinviata.

Marrakesh: un gradino sopra il fallimento

Il compromesso raggiunto in estremis alla settima conferenza sul clima accoglie le richieste del "gruppo ombrello" che puntavano a rendere centrali il "commercio" delle cosiddette "sink". In pratica l'accordo permette ai "grandi inquinatori" di diminuire le emissioni di gas serra in misura minore di quanto previsto:

1. grazie all'uso di foreste e terreni agricoli;

2. investendo in tecnologie pulite nei paesi in "via di sviluppo";

3. comprando da altri paesi quote di riduzione di emissioni.

Forse uno dei pochi aspetti positivi è che l'accordo di Marrakesh stabilisce delle penalità per i paesi che non raggiungeranno gli obiettivi. Quando scriviamo non ci è dato sapere in cosa consistano queste penalità (6).

Nessuna fiducia negli Stati

I rapporti dell'IPCC "vengono considerati dalla comunità scientifica il documento più autorevole sulla ricerca del clima"(7). Gli scienziati hanno perciò ammonito i governi che a causa dei mutamenti climatici in gran parte dovuti alle attività umane moriranno milioni di persone e ci troveremo di fronte a migrazioni dovute a cause ambientali di milioni e milioni di persone ma ogni giorno questi ammonimenti vengono sistematicamente minimizzati in nome degli interessi delle multinazionali del petrolio, dell'automobile, ecc. Solo un forte movimento di lotta che prema sui governi perché traggano le conseguenze degli ammonimenti scientifici potrà favorire qualche sia pur minimo risultato. Il fatto che il compromesso di Marrakesh sia passato nella quasi totale indifferenza - anche fra i gruppi solitamente attenti alle problematiche ambientali - non lascia molto spazio alla fiducia.

Maurizio Zicanu


NOTE

1) Ricorderò, a mero titolo di esempio, l'uragano Mitch che causò 10mila morti e la distruzione di due paesi centroamericani nel 1998, gli uragani che nel giro di tre giorni hanno flagellato prime il nord e poi il sud della Francia nel 1999 e, per quanto riguarda l'Italia, le alluvioni che negli ultimi anni hanno colpito Piemonte e Campania.

2) L'IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change) è stato creato nel 1988 dall'Organizzazione mondiale della meteorologia e dal Programma delle Nazioni Unite per l'ambiente. Costituito da diverse centinaia di scienziati, esso è incaricato di valutare le conoscenze relative ai rischi dovuti ai cambiamenti climatici.

3) Esattamente - 8% per l'UE, - 7% per gli USA, - 6% per il Giappone mentre alla Russia viene chiesta una stabilizzazione sui livelli del '90.

4) Questa sintesi è stata tratta da "Le Monde" del 3.11.2000.

5) Nella riunione plenaria dell'IPCC tenutasi a Shanghai dal 17 al 21 gennaio 2001 il terzo rapporto è stato approvato con qualche modifica.

6) Le notizie sono riprese da "Il Manifesto" del 11.11.2001

7) Filippo Giorgi, fisico, Università di Trieste, "Il Sole-24 ore" del 11.11.2001.



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