Da "Umanità Nova" n.41 del 25 novembre 2001
Assassini e stupratori
Alleanza del Nord: i nuovi amici degli americani
Donne afgane. Non in nostro nome
"Il popolo afgano non accetta la dominazione dell'Alleanza del Nord... Il mondo
dovrebbe capire che l'AdN è composta da bande che hanno già
dimostrato la loro natura criminale e disumana quando hanno governato
l'Afghanistan dal 1992 al 1996. La cacciate dei terroristi Taliban da Kabul
è uno sviluppo positivo, ma l'ingresso degli stupratori e saccheggiatori
dell'AdN è una notizia spaventosa e scioccante per i due milioni di
residenti a Kabul, le cui ferite degli anni 1992-96 non si sono affatto
rimarginate. Migliaia di persone che hanno abbandonato Kabul negli ultimi due
mesi dicevano di temere più il ritorno al potere dell'AdN che la
minaccia dei bombardamenti USA." (RAWA, Revolutionary Association of the Women of Afganistan, 13 novembre, www.rawa.org).
Il regime Taliban si è liquefatto e non saremo certamente noi a
dolercene. Anzi. Il problema è che la guerra rischia di far cadere il
popolo afgano dalla "padella alla brace". Americani, russi e inglesi sembrano
essersi messi d'accordo per costituire un governo formato dai vecchi signori
della guerra dell'Alleanza del Nord, come l'ex-presidente Rabbani, responsabili
insieme ai Taliban della guerra civile che ha ridotto l'Afganistan ad un cumulo
di macerie. Gli assassini taliban verranno sostituiti da altri assassini questa
volta "amici" degli occidentali (ma anche i taliban nel 1996 erano "amici"
degli occidentali!). La logica degli imperialisti è sempre e soltanto
quella di difendere i loro interessi, anche se oggi questi interessi sono
mascherati dietro la crociata antiterrorista.
Su chi siano i nuovi alleati degli Stati Uniti, Human Rights Watch,
organizzazione impegnata nella difesa dei diritti dell'uomo, ha diffuso lo
scorso 6 ottobre un lungo rapporto di cui pubblichiamo un ampio stralcio.
(M.B.)
IRAN E RUSSIA: I VECCHI AMICI DELL'ALLEANZA DEL NORD
Il Fronte Unito, ora noto come Alleanza del Nord, potrebbe usare eventuali
nuove risorse economiche per rimpinguare le sue scorte comprando armi dalla
Russia. Questa è stata infatti, con l'Iran, fra i principali fornitori
di armi al Fronte Unito negli ultimi anni. Entrambi i paesi hanno importanti
interessi strategici in Afganistan e ancora pochi giorni or sono hanno
riaffermato il loro sostegno al Fronte Unito. Il ministro russo della Difesa,
Serghiei Ivanov, ha dichiarato il 26 settembre che la Russia "ha fornito
costante appoggio all'Alleanza del Nord fin dal 1996". Il giorno prima, il
presidente Vladimir Putin aveva detto che la Russia "si apprestava ad
intensificare la collaborazione con il governo afgano di Rabbani,
internazionalmente riconosciuto, e intendeva fornire al suo esercito maggiore
aiuto sotto forma di forniture di armi". Il presidente russo faceva qui
riferimento al braccio armato del Fronte Unito, cioè allo Stato Islamico
d'Afganistan guidato da Burhanuddin Rabbani, che occupa il seggio
dell'Afganistan all'ONU fin da quando fu cacciato da Kabul, nel 1996.
In Iran, il ministro della Difesa Ali Shamkhani ha dichiarato ai giornalisti il
1.o ottobre: "Continuiamo a sostenere l'Alleanza del Nord come in passato" e ha
risposto affermativamente a chi gli chiedeva se questo appoggio implicasse
anche la fornitura di armi.
IL FRONTE UNITO DI MASSOUD E RABBANI
Nel 1996, quando i Taliban conquistarono la capitale Kabul, i gruppi a loro
avversi formarono un'alleanza chiamata Fronte Nazionale Islamico Unito per la
Salvezza dell'Afganistan, comunemente noto come Fronte Unito. Questa formazione
sostiene il governo che era stato deposto dai Taliban, denominato Stato
Islamico d'Afganistan (SIA). Il presidente del governo deposto Burhanuddin
Rabbani resta presidente dell'ISA e leader ufficiale del Fronte Unito.
Nell'ultimo anno la sua residenza ufficiale era nella città di Faizabad,
nell'Afganistan settentrionale. Ma il vero potere era nelle mani di Ahmad Shah
Massoud, il capo militare del Fronte Unito assassinato lo scorso settembre, che
ricopriva anche la carica di ministro della Difesa dell'ISA.
VIOLENZE INDISCRIMINATE CONTRO I CIVILI
Durante tutto il periodo della guerra civile in Afganistan, le maggiori
formazioni dei due opposti schieramenti si sono ripetutamente macchiate di
violazioni dei diritti umani e delle norme umanitarie internazionali, fra cui
assassinii, indiscriminati bombardamenti aerei e d'artiglieria, aggressioni
dirette contro la popolazione civile, esecuzioni sommarie, violenze carnali,
persecuzioni su base etnica o religiosa, reclutamento e impiego di bambini
nelle operazioni di combattimento, uso di bombe antiuomo.
Le violazioni commesse da gruppi che fanno parte del Fronte Unito sono state
ampiamente documentate. Molte di queste - descritte qui di seguito - risalgono
al periodo 1996-1998, quando le forze del Fronte Unito controllavano gran parte
delle regioni settentrionali ed erano a distanza di tiro (d'artiglieria) da
Kabul. In seguito a una serie di rovesci militari, le unità superstiti
del Fronte Unito sono state respinte su posizioni puramente difensive nei loro
ridotti d'origine, situati nelle zone nordorientali e centrali dell'Afganistan.
Vi sono comunque state numerose segnalazioni di violazioni anche in aree
temporaneamente occupate dalle diverse fazioni del Fronte unito: esecuzioni
sommarie, incendio di abitazioni civili e saccheggi, principalmente diretti
contro l'etnia Pashtun e contro chiunque fosse sospetto di sostenere i Taliban.
Ragazzi di età inferiore ai 15 anni sono stati reclutati come
combattenti e usati nelle operazioni contro le unità armate dei Taliban.
I vari gruppi che compongono il Fronte Unito hanno anche un deplorevole
curriculum di aggressioni alle popolazioni civili attuate fra la caduta del
regime di Najibullah nel 1992 e la conquista di Kabul da parte dei Taliban nel
1996.
Le violazioni della legge internazionale sui diritti umani commesse dalle varie
fazioni facenti parte del Fronte unito comprendono :
Fra la fine del 1999 e l'inizio del 2000: fuggiaschi provenienti da villaggi
appartenenti o vicini al distretto di Sangcharak hanno riferito di esecuzioni
sommarie, incendi di abitazioni e sistematici saccheggi avvenuti nei quattro
mesi in cui quell'area era sotto il controllo del Fronte Unito. Un certo numero
di esecuzioni erano state eseguite sotto gli occhi dei famigliari delle
vittime. Le aggressioni erano essenzialmente dirette contro persone di etnia
Pashtun e, in alcuni casi, anche Tajik.
Fra il 20 e il 21 settembre 1998: numerosi razzi d'artiglieria furono lanciati
contro i quartieri settentrionali di Kabul; uno di loro colpì un
affollato mercato notturno. Le vittime furono, secondo le diverse fonti, da 75
a 180.
Fine maggio 1997: circa 3.000 soldati Taliban fatti prigionieri furono vittime
di esecuzioni sommarie a Mazar-i Sharif e negli immediati dintorni, ad opera
delle forze Junbish agli ordini del Gen. Abdul Malik Pahlawan. Queste uccisioni
furono immediatamente successive alla rescissione di una breve alleanza con i
Taliban e alla cattura dei combattenti Taliban che erano rimasti intrappolati
nella città. Un certo numero di soldati Taliban furono condotti nel
deserto e abbattuti, altri furono gettati nei pozzi e dilaniati con bombe a
mano.
5 gennaio 1997: alcuni aerei del Junbish scaricarono bombe anti-uomo su
quartieri residenziali di Kabul. Numerosi civili furono uccisi o feriti in
seguito a questo attacco indiscriminato, nel quale furono anche usate bombe di
tipo convenzionale.
Marzo 1995: forze della fazione guidata dal Comandante Massoud, il Jamiat-i
Islami, commisero violenze carnali e saccheggi dopo la cattura del quartiere di
Karte Seh a Kabul, abitato prevalentemente da gente di etnia Hazara. A
conferma, un rapporto pubblicato nel 1996 dal Dipartimento di Stato americano
sulle violazioni dei diritti umani affermava che "le truppe di Massoud si
abbandonarono a saccheggi sistematici e a violenze carnali sulle donne".
Nella notte dell'11 febbraio 1993, le forze del Jamiat-i Islami congiuntamente
a quelle della fazione Ittihad-i Islami diretta da Abdul Rasul Sayyaf attuarono
un'incursione nei quartieri orientali di Kabul, uccidendo, "facendo scomparire"
gente di etnia Hazara e violentando su larga scala. Il numero dei morti fu
valutato fra 70 e 100.
In aggiunta a quanto già elencato, i vari gruppi che compongono il
Fronte unito hanno commesso un gran numero di altre violazioni dei diritti
umani internazionalmente riconosciuti. Negli anni che precedettero la presa del
potere da parte dei Taliban, quei gruppi si erano spartiti gran parte del
paese, continuando a battersi per il controllo della capitale, Kabul. Soltanto
nel 1994, circa 25.000 persone furono uccise a Kabul, in gran parte vittime
civili degli attacchi con razzi ed artiglieria. Un terzo della città fu
ridotto in macerie, il resto subì danni enormi. Nelle aree controllate
dalle varie fazioni non vi era in pratica alcuna norma di legge. Nella stessa
Kabul, le forze del Jamiat-i Islami, dell'Ittihad e dell'Hizb-i Wahdat si
macchiarono tutte indistintamente di violenze carnali, esecuzioni sommarie,
arresti arbitrari, torture e "sparizioni". A Bamiyan, i comandanti dell'Hizb-i
Wahdat praticavano correntemente la tortura a scopo di estorsione.
CRIMINI IMPUNITI
A tutt'oggi, non un solo capo Afgano è stato chiamato a rispondere di
violazioni delle leggi umanitarie internazionali. Il Fronte Unito, in
particolare, non ha mostrato alcuna intenzione di mettere sotto accusa alcuno
dei suoi comandanti con un passato di pesanti violazioni dei diritti umani.
Anzi, il rappresentante dello Stato Islamico dell'Afganistan (e del Fronte
Unito) negli USA, Mohammed Eshaq, ha dichiarato in risposta a una precisa
domanda rivoltagli in una pubblica riunione a Washington D.C. il 2 ottobre 2001
che le atrocità commesse dal Fronte Unito erano state ""esagerate" e che
mentre "i criminali saranno processati, non si può esigere che tutti i
dirigenti del Fronte siano chiamati a rispondere del loro operato"
poiché un simile progetto non sarebbe "praticabile".
(traduzione di Anita).
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