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Da "Umanità Nova" n.42 del 2 dicembre 2001

Letture
"I fantasmi di Weimar" di Marco Rossi

E' appena uscito per la casa editrice ZIC (Zero In Condotta), l'ultimo libro di Marco Rossi: "I fantasmi di Weimar. Origini e maschere della destra rivoluzionaria" ed è con grande piacere che mi accingo a recensirlo.

Lo faccio non solo e non tanto perché Marco è un compagno ed amico (tra l'altro non avrei alcun interesse a recensire un libro che non mi è piaciuto, dal momento che non sono pagato né per celebrare né per stroncare), ma soprattutto perché il suo libro me lo sono divorato in una serata. E questo è già un punto a suo favore: se la lettura scorre, non annoia, è puntuale e ben documentata questo fa già il 50%. Il resto è tutto contenuto. E' ovvio che se l'argomento non interessa o interessa poco allora nulla importa delle modalità con cui è scritto. Ma veniamo alle sue argomentazioni: la storia della destra rivoluzionaria, o ancora meglio del nazional-bolscevismo sono l'oggetto dell'indagine di Marco. Potrebbe sembrare, di primo acchito, un buon libro di documentazione storica sulle forme politiche ed ideologiche che tale maldestro connubio "Comunismo Nazionale" o "Socialismo nazionale", variante proletaria del nazionalsocialismo, ha avuto nel corso di questo secolo. E ci tornerò brevemente sopra. L'elemento più interessante, invece, a mio parere, è che questa ricostruzione storiografica ci impone di ragionare sul presente e soprattutto sopra alcune "categorie" politiche adottate da gruppi e gruppuscoli dell'estrema sinistra. Sono temi, domande e problematiche di stringente contemporaneità: autodeterminazione dei popoli, liberazione nazionale, anti-americanismo, differenzialismo, Europa Nazione, multi-etnicismo e multiculturalismo eccetera.

Non è un caso, e non certo da oggi, che molti di questi contenuti siano diventati base costitutiva e fondante di organizzazioni storiche della destra nazista e rivoluzionaria ed anche di organizzazioni, che pur non rifacendosi alla summa della dottrina sociale del fascismo, erede diretta della Repubblica Sociale di Salò, come la lega Nord per la liberazione della Padania, utilizzano parole d'ordine di ambigua connotazione. Ecco perché scorrendo le pagine di questo libro, Marco ci induce continuamente a pensare ad alcune categorie semantiche sulle quali non abbiamo fatto appieno i conti neppure oggi: ad esempio alcuni sinistrorsi mondiali parlano di soluzione della questione Palestinese con uno slogan molto semplice e nello stesso tempo estremamente problematico: "due popoli due stati". Cos'è un popolo?: "etnia" (?), "razza"(?), lingua, cultura, religione, classe?

La destra rivoluzionaria continua ad avere buon gioco nella commistione terminologica -"internazionalismo degli Stati" direbbe Marcello Veneziani- e nella rivendicazione nazionale per evidenziare e rivendicare un socialismo razziale, etnico, religioso... di Stato, insomma. Ma tutto questo non riguarda, tra l'altro, una buona fetta della polemica anarchica e libertaria contro lo statalismo socialista sino alle sue estremizzazioni totalitarie di stampo staliniano? Credo proprio di sì.

Allora, ripercorrere, come ci induce Marco, le fasi del fascismo rivoluzionario, il nazional-bolscevismo, l'eredità politica di Thiriart, la sinistra nazionale in Italia, la provocazione nazi-maoista sino ad oggi, al differenzialismo anti-mondialista di componenti "autarchiche" del movimento di Seattle, ci serve al duplice scopo di "conoscere il passato attraverso il presente ed il presente attraverso il passato".

Pietro Stara



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