unlogopiccolo

Da "Umanità Nova" n.42 del 2 dicembre 2001

Corrispondenza dall'America
La Borsa e i mendicanti

L'americano comune segue le vicende finanziarie osservando gli sbalzi quotidiani del Dow Jones, del Nasdaq o di qualche altro indice borsistico. C'è invece chi preferisce valutare la situazione da un punto di vista più umanistico e, nel contempo, più umanitario, e adotta un sistema che potremmo battezzare "elemosinometro", un indicatore economico al quale non aveva forse mai pensato quel mago politico dell'econometria che seguivamo in gioventù, il polacco Oskar Lange, allora molto ascoltato ed ammirato.

In America, trent'anni fa, un mendicante tendeva la mano e pronunciava il fatidico "Brother, do you have a spare nickel?" accontentandosi di 5 centesimi. Vent'anni or sono, la richiesta era aumentata allo "spare dime" (dieci cents). Passò un decennio e ormai il più misero degli accattoni richiedeva lo "spare quarter" (cioè un quarto di dollaro. Poi è successo il fattaccio dell'11 settembre e la nenia è cambiata, le pretese sono tornate quasi a quota zero e la carità domandata, con maggior fervore del solito, si limita a "some spare pennies", cioè centesimi.

Questo dà un'idea della disperazione regnante: abbassamento del tenore di vita, licenziamenti, serrata di aziende, fallimenti e via di seguito. Il tasso ufficiale di disoccupazione ha superato il 6% (il che farà sorridere italiani ed europei avvezzi a ben altri primati) ma da uno studio dell'Università Statale dell'Oregon che risale al 2000, la disoccupazione (statistiche del 1998) era già del 13% mentre la stessa ricerca ammette che il 20% dei bambini al di sotto dei 5 anni vive in povertà.

Figurarsi adesso e soprattutto se si aggiungono gli immigrati clandestini, i precari, i sottopagati (cioè una gran parte della popolazione) si giunge a livelli che si avvicinano al 40% o lo superano.

Ovviamente non tutti subiscono i disagi atroci della situazione che si è venuta a creare. L'oligarchia finanziaria non ha nulla da temere perché il governo è sempre pronto ad iniettare fondi d'ogni genere nelle sue casse. Recentemente sono stati stanziati (secondo "Moveon") 1 miliardo e 400 milioni di dollari a favore dell'IBM come incentivo di produzione. Una fetta considerevole dei fondi pubblici è stata regalata alle compagnie aeree che hanno così guadagnato su tre fronti: i risparmi sugli stipendi provenienti dai licenziamenti, le penalità riscosse dai viaggiatori costretti a rimandare o sopprimere i loro spostamenti e un lauto sussidio del governo.

I mendicanti a cui allude il titolo vivono in tutt'altre sfere, anche se alcuni di loro non disdegnano andarsi a leggere queste notizie alla Biblioteca Comunale. Essi si sono organizzati molto meglio di quanto abbiano saputo fare altre categorie. Hanno addirittura i loro portavoce e quello di Portland, Street Roots, tira a 18.000 copie, vendute per strada da strilloni (silenziosi ed educati) a un dollaro la copia (la redazione trattiene soltanto un 25% per le spese di stampa e amministrazione). Percorrendo il giornale si nota una pubblicità per l'IWW (organizzazione anarcosindacalista) e qualche allusione a pensatori anarchici. Il redattore intervistato (Bob Healy) frena il mio giubilo: "Non stia a dire, per carità, che siamo anarchici. Il nostro è un movimento apolitico e se ha trovato qualche riferimento all'anarchismo si tratta di opinioni personali".

Gli faccio comunque osservare che la struttura del movimento è autogestita, che il suo giornale collegato com'è con altre sessanta testate simili (Stati Uniti, Canada e Messico) rassomiglia ad una federazione libertaria. Gli articoli sono comunque spesso di alto livello e non mancano illustrazioni, vignette e poesie dalle quali si sprigiona arte e intellettualità.

Street Roots sponsorizza una tendopoli chiamata sintomaticamente "Villaggio della Dignità" e uno degli articoli che mi cadono sotto gli occhi vanta il primato ecologico dei mendicanti. Dice che son stati loro i primi a praticare il riciclaggio. Ho pensato allora allo scrittore oriundo calabrese Franco Albi che, in un suo recente dramma (ancora in corso di stampa) ha creato un personaggio aduso a vivere per la strada e "di strada", cioè di tutto quello che può offrire la strada: lattine di aranciata abbandonate, bottigliette di birra vuote, scatole, polistirolo, rifiuti alimentari. C'è chi scava nei bidoni dell'immondizia e ne ricava qualcosa per sfamarsi o da recuperare e rivendere. Sempre su Street Roots, Norman Wickes Sr. racconta come per sei anni ha riciclato computer e ha insegnato a suo figlio a farlo, esortandolo a non vergognarsi, anche se il lavoro insudicia e rende poco, l'essenziale è vincere la miseria e diventare autosufficienti, un tipo di autarchia che non può dispiacere agli anarchici. Il riciclaggio è praticato dai poveri, dagli ecologisti e anche dagli artisti, come Lex Loeb che ha dato prova di gran creatività in questo campo e si è reso noto anche con qualche mostra internazionale.

Mentre i capitalisti non fanno altro che pensare ai soldi (persi o guadagnati) i poveri mostrano molta più solidarietà (c'è sempre qualcuno con cui condividere la mela semimarcia), onestà (il caso di un mendicante che vuol rimborsare una mia amica che gli ha offerto un'elemosina più generosa del solito e che lui considerava un prestito), pulizia (aspettano l'apertura delle Biblioteche o dei Centri Commerciali per andarsi a radere e a lavare) e cultura (con Albi ne avevamo conosciuto uno che era laureato, parlava spagnolo, francese e portoghese e aveva visitato mezzo mondo: alla nostra richiesta di un biglietto da visita ci indicò il cespuglio dietro il quale potevamo trovarlo fra il tramonto e l'alba).

Il mendicante di oggi può essere il conferenziere o lo scrittore di domani e l'ingegnere di oggi può perdere il lavoro domani e trovarsi costretto a dormire sotto i ponti. Questa è l'America odierna, per il bene e per il peggio.

Pietro Ferrua



Contenuti UNa storia in edicola archivio comunicati a-links


Redazione: fat@inrete.it Web: uenne@ecn.org