unlogopiccolo

Da "Umanità Nova" n.43 del 9 dicembre 2001

Il pendolo del conflitto di classe
Dopo l'assemblea RSU del 1 dicembre a Bologna

Sabato 1 dicembre

Si è svolto a Bologna un incontro che ha visto la presenza di oltre un centinaio di delegati delle Rappresentanze Sindacali Unitarie (RSU) principalmente della corrente Cambiare Rotta della CGIL e della Confederazione Cobas ma anche di altri sindacati come CUB e SLAI Cobas.

Si è trattato del momento finale di un percorso cominciato alcune settimane addietro con incontri locali e con la diffusione di documenti che proponevano uno sciopero generale contro la guerra, la legge finanziaria, l'abolizione dell'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori. Una proposta, con ogni evidenza, impegnativa.

Gli scioperi di novembre

A novembre, come è noto, il quadro sindacale e sociale, si è vivacizzato: i Cobas della Scuola hanno scioperato il 31 ottobre, la CUB e lo SLAI Cobas il 9 novembre, la CGIL Scuola, la CUB, la Gilda, l'Unicobas il 12 novembre, la FIOM il 16 novembre.

Il 10 novembre, inoltre, si è svolta a Roma un'importante manifestazione dell'area no global in contemporanea con quella berlusconiana a favore della guerra.

Da molte parti si è rilevato che la presenza di diverse mobilitazioni indeboliva un possibile movimento unitario dell'opposizione sociale. L'iniziativa dei delegati RSU poteva essere, sottolineo poteva, un passaggio verso la ricomposizione di un fronte più vasto di lotta in una fase sociale certo non facile.

Il pendolo della dialettica nel sindacalismo di stato

Il fatto che la FIOM abbia scioperato da sola (nel senso di senza CISL e UIL) il 16 novembre e che la CGIL Scuola abbia fatto altrettanto il 16 non è, per chiunque conosca la storia sindacale, un fatto irrilevante. Decenni di "unità sindacale" hanno avuto, sembrerebbe, fine e lo scontro fra due settori del sindacalismo di stato è giunto a momenti decisamente caldi. Ovviamente l'unità fra CGIL, CISL e UIL non è mai stato un accordo amoroso e la lotta per l'egemonia è sempre stata la vera logica che ha regolato il rapporto fra CISL e CGIL (la UIL ha sempre giocato un ruolo di sostegno ora all'una ora all'altra).

Le ragioni della rottura sono note:

CISL e UIL considerano il fatto che la destra stia al governo una realtà con la quale misurarsi cercando di bloccare le tendenze liberiste della maggioranza, di rinsaldare io rapporti con i suoi settori "sociali", di proporsi come sindacati "neutri" e ragionevoli;

La CGIL rischia, in una situazione del genere, l'emarginazione e la collocazione nello scomodo ruolo di sindacato di "sinistra", ideologico, non capace di stare dentro il nuovo quadro concertativo al ribasso che si sta disegnando.

Una situazione del genere offre uno spazio maggiore che in passato alla sinistra sindacale della CGIL che trova nella maggioranza del suo sindacato un interlocutore disponibile a forzare la situazione almeno in alcuni momenti. La dialettica fra Cambiare Rotta e maggioranza, corrisponde, grosso modo, a quella fra PRC e DS ma la dialettica interna ai DS, con la maggioranza della CGIL schierata a sostegno della sinistra di questo partito, determina una situazione decisamente diversa rispetto al passato.

Il pendolo della dialettica nel sindacalismo alternativo

La guerra, la legge finanziaria, l'attacco ai diritti dei lavoratori ed alle pensioni parrebbero dover favorire l'unità, almeno nelle mobilitazioni, del sindacalismo alternativo. In realtà non è così per alcune precise ragioni:

Il giudizio sulla dialettica interna alla CGIL è diverso nelle varie organizzazioni del sindacalismo di base. Mentre la CUB e lo SLAI Cobas guardano con molta prudenza e, sovente, con sospetto allo "spostamento a sinistra" della CGIL e ritengono che l'attivismo dei sindacati di stato sia funzionale a ricostruire il vecchio quadro della concertazione, la Confederazione Cobas sembra decisamente più disposta a cercare un rapporto privilegiato con Cambiare Rotta ed a tentare di determinare una radicalizzazione delle iniziative del sindacato di stato;

Vi è anche un modo diverso di intendere il rapporto con il movimento no global che la Confederazione Cobas e, in particolare i Cobas della Scuola, paiono intenzionati ad assumere come interlocutore privilegiato mentre la CUB e lo SLAI Cobas, pur in presenza di un'attenzione maggiore che in passato verso movimenti della società, sono meno portati a puntare su di un generico "movimento".

Se consideriamo che questa differenza di approccio rispetto alla CGIL ed ai no global si intreccia con una differenza delle relazioni delle varie organizzazioni con il PRC, si comprende che la tanto desiderata "unità del sindacalismo alternativo" non è di facile realizzazione.

La dialettica fra sindacati e delegati RSU

L'assemblea di Bologna voleva essere o, almeno, dichiarava di essere un incontro fra delegati di base al di là delle organizzazioni di appartenenza.

Non ritengo né possibile né opportuno indagare sulla buona fede e sulla correttezza degli intervenuti e dei promotori di questa iniziativa. È, però, un fatto che oggi un movimento di massa dei delegati al di là delle organizzazioni semplicemente non esiste. Lo si può ritenere desiderabile, si può lavorare perché si sviluppi ma non si può assumerlo come punto di partenza.

I delegati RSU esprimono oggi le posizioni dei sindacati o delle componenti sindacali ai quali fanno riferimento e i margini di autonomia che hanno si danno, nella migliore delle ipotesi, a livello aziendale.

I delegati RSU presenti a Bologna, e in questo non vi è nulla di scandaloso, erano militanti politico sindacali portatori di diverse e convergenti ipotesi politiche e, nello specifico, di un tentativo di forzare rispetto agli scioperi di dicembre organizzati da CGIL CISL UIL.

La, molto provvisoriamente, ritrovata "unità sindacale"

Dopo la crisi novembrina, CGIL, CISL e UIL hanno trovato un, molto provvisorio, accordo:

La CGIL ha lasciato cadere la proposta dello sciopero generale contro il governo;

CISL e UIL hanno accettato di organizzare assieme alcuni scioperi categoriali su temi diversi.

In concreto i sindacati di stato hanno stabilito di organizzare scioperi di due ore nel settore privato fra il 5 ed il 7 dicembre con assemblee e uno sciopero dell'intera giornata per il 14 dicembre nel pubblico impiego ad eccezione della scuola nella quale hanno indetto lo sciopero della prima ora nella stessa giornata. Il fatto che proprio la scuola veda il minor impegno non casuale visto che si tratta del settore più visibile e vivace del settore pubblico e che in questo settore le divergenze fra CISL e CGIL sono maggiori.

Distinti e distanti od assieme ed avanti?

È ora possibile comprendere meglio, senza pretendere di avere un quadro completo della situazione, l'assemblea di Bologna e le sue decisioni.

La Confederazione Cobas ha proposto uno sciopero generale il 14 dicembre. Nei fatti, propone di forzare rispetto alle ambiguità ed alle contraddizioni di CGIL-CISL-UIL e di trovare un rapporto privilegiato con Cambiare Rotta della CGIL. Nelle intenzioni ritiene, o afferma di ritenere, che è possibile un grande movimento che metta assieme lavoratori, studenti, no global. Ad una valutazione realistica, potrà dar vita ad uno sciopero nella scuola ed ad una manifestazione assieme ad i no global.

La CUB e lo SLAI Cobas propongono una manifestazione a Milano il 15 dicembre essenzialmente contro l'attacco all'articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori e la costruzione assieme di uno sciopero generale per gennaio. Questa proposta deriva dalla valutazione che lo sciopero del 14 sarà inevitabilmente funzionale alla politica neoconcertativa di CGIL, CISL e UIL e che la costruzione di uno sciopero generale del sindacalismo di base richieda tempi di preparazione adeguati.

Ovviamente, l'assemblea di Bologna ha scelto lo sciopero del 14 dicembre. Per parte mia, non ritengo questa scelta scandalosa. Bastava guardare la sala per comprendere che tutto era già stato stabilito prima ancora che iniziassero gli interventi.

Sul piano del conflitto fra le classi, saranno i fatti a permettere una valutazione sull'opportunità di questa scelta.

Sul piano della costruzione di un'alternativa sindacale adeguata alle contraddizioni che si stanno sviluppando siamo di fonte all'ennesimo impasse.

Continuo, comunque, a pensare che legare le proprie scelte alla dialettica interna alla CGIL non porterà molto lontano i militanti e le organizzazioni che pensano di spiazzare l'apparato del sindacato di stato.

Come si suol dire, il futuro riposa sulle ginocchia degli dei ma sarebbe opportuno che noi tentassimo di disegnare un percorso che non ci porti a lavorare per il re di Prussia.

Cosimo Scarinzi



Contenuti UNa storia in edicola archivio comunicati a-links


Redazione: fat@inrete.it Web: uenne@ecn.org