Da "Umanità Nova" n.44 del 16 dicembre 2001
Un altro cinema è possibile
G8: 33 registi per un copione orwelliano
Domenica 25 novembre, alle ore 23,05 RAI TRE ha trasmesso il documentario "Un
modo diverso è possibile" sulle giornate di Genova, firmato da ben 33
registri democratici e di "sinistra" coordinati da Maselli e realizzato in
collaborazione col Genoa Social Forum.
Su tale film-inchiesta ci sarebbe da scrivere ben più di queste brevi
considerazioni, perché appare a tutti gli effetti un'operazione politica
che ben poco ha a che vedere con l'informazione o la documentazione.
Basti un piccolo esempio.
Sulla Guida TV della settimana, nella pagina relativa alla programmazione
televisiva del 25 novembre, è stata pubblicata un foto relativa alla
messa in onda del film in cui si vedono chiaramente due cineasti con la casacca
rossa del Cinema italiano a Genova che riprendono con la telecamera il grande
striscione nero degli Anarchici contro il G8, poi andato perduto durante le
cariche di sabato 21 luglio, con la famosa scritta "padroni di NIENTE, servi di
NESSUNO, all'arrembaggio del Futuro".
Inutilmente cercherete tale scena nel film, sapientemente realizzato con tagli
e manipolazioni degne degli stessi faziosissimi reportage filogovernativi
realizzati da Mediaset; la "regia" ideologica che vi si riscontra è fin
troppo chiara e finalizzata all'interpretazione dei fatti fornita da quelle
forze politiche che si sono riconosciute nel GSF, per cui tutto quello che
poteva incrinare tale visione e lettura è stato cancellato oppure
mistificato, alle faccia del tanto declamato "Un mondo, tanti mondi" da coloro
che si ritengono ispirati dalle parole di Marcos.
La costruzione del film vede innanzitutto privilegiare la grande e pacifica
manifestazione dei migranti del 19 luglio, con un'attenzione smisurata agli
aspetti comunicativi e di festa, senz'altro presenti dentro tale corteo ma che,
privati dei loro contenuti sociali radicali, finiscono per apparire quasi come
ingenuo folklore di un'indefinita e beata umanità varia; poiché
altre presenze più radicali (vedi ad esempio lo spezzone anarchico con
diverse migliaia di compagni e compagne) avrebbero in qualche modo turbato tale
rassicurante "quadretto" queste realtà sono state semplicemente
oscurate, a partire dalle numerosissime bandiere nere e rosso-nere destinate a
svolgere in un secondo tempo un significato soltanto negativo, mentre invece
abbondano le bandiere rosse, quelle pacifiste e di Rifondazione Comunista.
Il racconto del tragico venerdì 20, quello dell'assassinio di Carlo
Giuliani, viene quindi "attaccato" in molto semplicistico alla narrazione della
prima giornata; la causa della feroce repressione poliziesca è quindi
spiegata come provocata dalle azioni del Black Bloc associate al nero dei
carabinieri. Il fatto che si trattava in realtà di una repressione
ampiamente programmata e prevista e che gli scontri con le forze dell'ordine
avrebbero visto il coinvolgimento diretto di decine di migliaia di persone non
assimilabili al Black Bloc è stato elegantemente eluso in quanto scomodo
politicamente per i dirigenti del GSF preoccupato di apparire egemone del
movimento no-global ed unica vittima del governo Berlusconi.
Per cui tutti quei soggetti e quelle organizzazioni che non si sono
riconosciute in tutto e per tutto nel GSF, dagli anarchici a settori
dell'autonomia, da gruppi comunisti internazionalisti al sindacalismo
autogestito (la cui manifestazione ovviamente risulta scomparsa), dagli
antimperialisti ai punk o a collettivi femministi, sono stati - come per
incanto - eliminati e le loro posizioni ignorate.
Anche le immagini della sistematica ferocia poliziesca sono state selezionate
con cura, forse per non turbare troppo gli spettatori e quindi evitare il
radicalizzarsi della rabbia e della consapevolezza di quanto può essere
terroristica e violenta anche la democrazia; eppure, paradossalmente, questo
film viene presentato come un esempio di libertà artistica, impegno
sociale e indipendenza del cinema italiano.
Di certo non è meno orwelliano del regime che si dice di avversare.
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