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Da "Umanità Nova" n.44 del 16 dicembre 2001

Dopo la resa di Kandahar
Una strana vittoria

La resa di Kandahar, come degli altri centri urbani afgani, significa poco sia sul piano politico che militare, in quanto la guerra voluta dal governo Usa risulta ancora più difficile a vincersi in modo spettacolare e a determinare un'effettiva normalizzazione interna sotto il suo controllo.

Gli attuali alleati delle forze americane in questa fase risultano sempre più divisi e le ipotesi di governo provvisorio a Kabul, sotto l'egida degli Usa, dell'Europa e dell'Onu, non sembrano facilmente praticabili.

Ma per cercare di capire qualcosa in tale scenario è necessario andare oltre la propaganda e la disinformazione di guerra.

Il conflitto armato in Afganistan tra opposte fazioni non è certo iniziato con l'intervento Usa. Infatti l'offensiva annuale decisa dal governo talebano contro le forze del Fronte Unito (poi Alleanza del Nord) era infatti iniziata il 1deg. luglio scorso, con l'impiego sul campo di circa 25.000 combattenti talebani, tra cui forse 10.000 volontari "arabi" (in realtà non solo arabi, ma anche pakistani, ceceni, sudanesi, etc.), nella provincia di Takhar e nell'Hazarajat.

Di fronte alle preponderanti forze talebane, i reparti dell'opposizione del Nord formati da non più di 10.000 uomini erano parsi in netta difficoltà e costretti alla difensiva.

Adesso ci viene invece raccontato che l'intero esercito talebano, forte almeno di 35.000 uomini, si è arreso e dissolto come neve al sole, mentre le sparute forze dell'Alleanza controllerebbero quasi totalmente il territorio afgano.

Evidentemente così non può essere.

Il lungo assedio di Kandahar e la sua capitolazione nascondono infatti con tutta evidenza alcuni fatti. Gran parte dei combattenti talebani e della Legione di bin Laden assediati hanno avuto il tempo e la possibilità di allontanarsi, rifugiandosi sulle montagne o passando in Pakistan dove hanno potuto contare sull'appoggio del servizio segreto pakistano, l'Isi, che peraltro ha raggiunto un accordo di cooperazione con la Cia, firmato a Islamabad il 5 dicembre.

In questo modo si è quindi evitato un controproducente bagno di sangue nella "città santa" di Kandahar che si sarebbe facilmente tramutato per l'integralismo islamico in un nuovo martirio da vendicare.

D'altra parte il mullah Omar ha ordinato ai suoi di consegnare la città nelle mani dei "pashtun che non si sono venduti agli Usa", ben consapevole che un accordo tra vincitori e vinti è inevitabile, così come è del tutto palese che non c'è fazione afgana che possa tollerare sul proprio suolo una presenza armata straniera, tanto meno americana, occidentale e non-islamica.

Su queste due questioni, partecipazione talebana al nuovo governo transitorio e contingenti militari stranieri, è subito andato in crisi l'accordo di massima raggiunto a Bonn, immediatamente boicottato dal generale Dostum, potentissimo signore della guerra uzbeko, da Sayed Ahmad Gailani, guida spirituale della maggioranza pashtun e da Karim Khalili a capo degli Hazara, la minoranza sciita che nelle scorse settimane si era riavvicinata ai Talebani.

E dietro di loro è facile immaginare la contrarietà all'accordo dei rispettivi tutori, quali la Russia, il Pakistan, l'Iran.

Il freddo inverno afgano intanto è arrivato come il miglior alleato di ogni possibile guerriglia e resistenza; lo stesso Pentagono ha dovuto ammettere che diverse sacche di resistenza dei guerriglieri talebani sono tutt'ora presenti nelle zone "liberate" nel Nord e anche in località vicine a Kabul. Si tratterebbe di alcune migliaia di combattenti sganciatisi dagli assedi di Mazar-i-Sharif, Kunduz e durante l'avanzata delle truppe uzbeke di Dostum verso Kabul.

Le ultime notizie diramate dalle agenzie-stampa sembrano confermare l'instabilità della situazione sopradescritta. Il comandante pashtun Gul Agha ha affermato che "a nessuna condizione accetterà" l'accordo stipulato tra il capo designato del nuovo governo Hamid Karzai e i Talebani per la consegna di Kandahar al mullah Naqib Ullah in quanto questi in realtà avrebbe firmato un'alleanza segreta col mullah Omar contro gli americani e le altre fazioni dell'Alleanza. Giunge anche la notizia di sparatorie a Kandahar tra i "liberatori" mentre il mullah Omar avrebbe annunciato l'inizio della guerriglia contro gli Stati Uniti e i suoi alleati.

Una strana vittoria per una strana guerra.

U.F.



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