unlogopiccolo

Da "Umanità Nova" n. 1 del 13 gennaio 2002

Un 2002 di guerra

Che l'anno nuovo sarà un anno di guerra non è soltanto il presidente Bush ad annunciarlo, ma sono gli stessi eventi delle ultime settimane del 2001 a prospettarlo.

A Kabul si è insidiato il governo dei "liberatori" , mentre le truppe speciali anglo-americane rastrellavano le montagne, sperimentando ordigni micidiali, e pattugliavano le strade della capitale.

A governare un'improbabile normalizzazione sarà un esecutivo provvisorio composto di trenta persone, scelte in base al ventaglio etnico nazionale, secondo un criterio già sperimento nel `74 dopo il colpo di mano che spedì Mohammed Zahir Shah, il monarca legittimo, in esilio. Undici ministri appartengono all'etnia maggioritaria, quella dei pashtun, otto sono tagichi, cinque azara, tre uzbeki e tre rappresentano le altre minoranze. Presenti, simbolicamente, anche due donne ma questo elemento non ha minimamente attenuato l'opposizione a questo governo da parte delle donne rivoluzionarie del RAWA.

Dietro la distribuzione dei poteri all'interno del nuovo esecutivo, emerge in modo chiaro il ruolo determinante assunto dai tagichi, seguaci di Akhmed Shah Massud, che occupano i tre ministeri chiave: Interno, Esteri e Difesa.

Nel tentativo di costituire un caposaldo militare, è iniziata la missione del contingente internazionale, composto da un migliaio di militari, più altri due o tre mila impegnati nella logistica e nell'assistenza alle popolazioni; tale presenza straniera, per di più composta da truppe non-mussulmane, è stata osteggiata da tutte le componenti afgane e non appare in grado di svolgere una funzione significativa in un'area più ostile di quanto lo fu la casbah di Algeri per i parà francesi.

In considerazione dei pericoli insiti in un'occupazione militare del territorio afgano, gli Usa sembrano piuttosto intenzionati a continuare ad usare i bombardamenti aerei in azioni mirate, come quella che ha annientato (si parla di 65 morti) una colonna di veicoli che portavano notabili di tribù e comandanti mujaheddin del nord in viaggio verso Kabul, che ha tutte le apparenze di un "favore" compiuto per conto terzi.

Mentre le forze Talebane risultano misteriosamente dissolte, riparate in Pakistan o in stato di immersione, la situazione complessiva rimane del tutto instabile, come confermano i ricorrenti scontri tra ex-gruppi dell'Alleanza del Nord, come quelli segnalati tra milizie ismailite e quelle tagike di Rabbani, tanto da far ritenere l'Afganistan una terra ancora senza pace, dove è possibile ogni ribaltamento di fronte.

Il bilancio della campagna USA non appare certo brillante: da un punto di vista propagandistico la lotta contro i terroristi islamici in territorio afgano si è trasformata in una caccia a delle ombre e, invece di prendere "vivo o morto" bin Laden, si sono ritrovati tra i prigionieri di guerra un giovane americano, della middle class, votato alla causa della Jihad islamica. Da un punto di vista strategico l'obiettivo di controllare tale territorio, sottraendolo all'egemonia russa e alle mire iraniane e pakistane, appare tutto da raggiungere ed il risultato è che gli USA possono dirsi padroni solo degli azzurri cieli afgani.

E poiché la guerra nutre sé stessa ed il capitale lo impone, ci avviamo ormai verso uno stato di guerra permanente in tutta l'area. Da settimane si parla dei prossimi obiettivi militari di "Libertà Duratura". Dopo che la Repubblica Somala, di fronte ad un possibile intervento militare Usa o italiano contro il terrorismo e "l'anarchia", ha dichiarato minacciosamente che gli unici terroristi presenti in Somalia sono stati "i mercenari pagati da potenze straniere, che hanno cercato da anni di destabilizzare il governo legittimo", il mirino si è nuovamente spostato sull'Iraq e, secondo varie fonti, i comandi USA hanno pronto all'uso un piano operativo di penetrazione ed attacco articolato in tre fasi .

La ruota della roulette della guerra sembra così girare casualmente, ma la pallina si fermerà dove è già stato pianificato da tempo; l'unica variabile rimane l'ammontare delle quote puntate.

Uncle Fester



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