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Da "Umanità Nova" n. 1 del 13 gennaio 2002
Ricordando...
Horst Fantazzini
LIBERI TUTTI. Con questo striscione che ne precedeva il carro funebre, Horst
Fantazzini ha lasciato i compagni, le compagne, amici e parenti.
Si é svolto sabato 29 dicembre il funerale in forma a-religiosa. Presso
il cimitero della Certosa di Bologna si sono riunite oltre 200 persone, in
massima parte compagne e compagni anarchici. Nella sala del Pantheon si
é svolta la cerimonia di commiato dove hanno preso la parola Patrizia,
Chiara, Giorgio, Sabatino, Salvatore, Laura e Walter, ognuna ed ognuno con un
ricordo di Horst. Si é poi formato un piccolo corteo che ha accompagnato
per un breve tratto il carro funebre, con le note di "Addio Lugano bella"
prodotte dalla fisarmonica di Gloria e dalla tromba di Giorgio e lo striscione
"Liberi tutti" che apriva il corteo. C'era anche lo striscione dei compagni del
Movimento Anarchico Fiorentino "né stati, né religioni, né
servi, né padroni". C'erano tante bandiere ed ovviamente anche quella
della Federazione Anarchica Bolognese che suo padre, Alfonso "Libero", aveva
lasciato ai compagni.
Horst é morto il 24 dicembre intorno alle 20 a causa di un aneurisma
addominale. La morte lo aveva colpito nel carcere della Dozza dove dimorava
ormai da due anni. Ma la sua condizione di detenuto era cambiata. Dopo un breve
periodo di semilibertà, di vita seminormale, da alcuni giorni era
tornato ad essere un detenuto a tempo pieno, un rapinatore "gentile", un
bandito dalla società. Il 19 dicembre, infatti, era stato arrestato
assieme a Carlo Tesseri, in fondo a via Mascarella con l'accusa di aver tentato
una rapina alla Banca Agricola Mantovana.
Al diffondersi della notizia della morte di Horst si sono diffuse le voci
più varie, anche quelle di una sua morte "incidentale". L'autopsia che
si é svolta alla presenza di un medico di parte nominata dai figli Luigi
e Loris e le testimonianze di alcuni reclusi, hanno fugato ogni dubbio e
preoccupazione. Horst é stato subito soccorso e rianimato ma un secondo,
fatale attacco, lo ha stroncato. Una morte banale ma una fine dignitosa di una
vita in cui la dignità con la quale ha affrontato mille traversie
é stato il tratto caratteristico della sua figura.
È nota, soprattutto ai lettori di Umanità Nova, la sua vicenda
umana. Giovane operaio alla fine degli anni sessanta mise in pratica le
considerazioni di Bertold Brecht "é più criminale fondare una
banca che svaligiarla". Ma, contrariamente alle cronache rosa-nere che lo hanno
reso famoso non fu mai un uomo della "mala". Agiva sempre da solo o con pochi
amici. Rispondeva sempre in prima persona del suo operato, non incitava altri
ad emularne le gesta, non usava armi da fuoco e prendeva ciò che
riteneva "strettamente necessario".
La sua lunga detenzione é iniziata nel 1973 dopo il suo tentativo di
evasione dal carcere di Fossano culminato con il suo linciaggio da parte dei
carabinieri del generale Dalla Chiesa. Questo fatto era stato da lui raccontato
nel libro "Ormai é fatta" dal quale é stato tratto l'omonimo film
proiettato in pochissime sale cinematografiche nell'estate del 1999. Aveva
conosciuto le galere europee già diverse volte negli anni precedenti. Ma
ha fatto 16 anni di carcere continuativo e senza permessi, fatto talmente raro
da averne fatto un caso giudiziario. Aveva infatti ottenuto un permesso
nell'inverno del 1989 e ne aveva approfittato per riprendersi un po' della sua
vita. Era stato nuovamente arrestato nell'estate del 1991 in un'operazione che
aveva dato il via alle montature antianarchiche degli anni '90. Da questo
episodio la sua nomea di "terrorista" che ha portato molti giornali ad
accomunarlo o addirittura ad affiliarlo alle Brigate Rosse. Proprio lui che,
attivo partecipe di tutte le rivolte carcerarie, aveva combattuto non solo il
potere dei secondini "di stato" ma anche quello dei secondini del "potere
rosso" e, per questo, era stato oggetto di percosse da parte di detenuti
istigati dal "fronte delle carceri".
Un uomo libero, indomito fino alla fine. Una vita vissuta con dignità,
una dignità che, alla fine, gli hanno dovuto riconoscere anche i
forcaioli ed i borghesi. Se qualche ombra resterà sulla sua vita, questa
sarà determinata esclusivamente dalla sua grande generosità.
Per chi volesse approfondire le tematiche consultare la lunga intervista
pubblicata su Umanità Nova nel numero 3 del 30 gennaio 2000 ed ora sul
sito www.ecn.org/contropotere.
Sul numero 19 di U.N. del 30 maggio 1999, commentando l'uscita nelle sale
cinematografiche del film "Ormai é fatta" scrivevamo: "Un giorno o
l'altro vi tedierò con la loro storia. Così come della storia di
Horst né il libro né il film dicono tutto quel che c'è da
sapere ma, Ormai é fatta." Per ora, gli eventi ci hanno impedito di
entrare più diffusamente sulla questione ma, rinnoviamo l'impegno e, per
altro, segnaliamo l'attività del Dizionario Biografico degli anarchici
italiani sulle cui pagine é prossima la pubblicazione della scheda su
Alfonso "Libero" Fantazzini e dove, ormai, sarà presto curata anche una
scheda su Horst, suo figlio, che "libero" lo é stato per brevi periodi.
redb
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