![]() Da "Umanità Nova" n. 2 del 20 gennaio 2002 Migranti, Profughi, Lavoratori... per il diritto di vivere senza leggeUna storia come tante è stata raccontata dalla trasmissione televisiva "Chi l'ha visto?" martedì 8 gennaio: Mohamed Sow, un senegalese misteriosamente scomparso alcuni mesi fa, in realtà era stato picchiato a morte dal padrone della fabbrichetta in cui lavorava a Invorio, un piccolo paese della provincia di Novara, e quindi, con la complicità di un operaio-kapò, il suo corpo era stato fatto sparire. All'origine della mortale aggressione, le proteste del senegalese riguardanti le sue spettanze salariali. I due presunti assassini - peraltro inchiodati da prove tutt'altro che labili - sono in libertà, in attesa del processo. Una storia come tante, dato che secondo gli ultimi dati in Italia gli immigrati che lavorano "regolarmente" sono 840 mila ed altri 350/400 mila lavorano "al nero" subendo ricatti, discriminazioni e persino vere e proprie violenze, dato che ogni 25 ore viene commessa un'aggressione contro un immigrato o un'immigrata, senza contare gli innumerevoli episodi di violenza non-denunciati o non-segnalati. È in questo contesto che s'inserisce la legge Bossi-Fini sull'immigrazione, una legge che renderà ancora più "normali" simili fatti, dato che la cosiddetta politica dei flussi contingentati - già introdotta dal precedente governo di centro-sinistra con la legge Turco-Napolitano - strettamente vincolata a contratti di lavoro della durata massima di pochi anni, determinerà sia un aumento del numero degli immigrati forzatamente "clandestini" sia una crescita del loro sfruttamento "al nero" da parte di padroni e padroncini, sempre più liberi di imporre orari, retribuzioni, condizioni di lavoro e obbedienza ai meno difesi tra i meno garantiti. Il clima di terrore e ricatto sarà quindi istituzionalizzato dalle espulsioni forzate entro le 48 ore, dall'inasprimento delle pene contro l'immigrazione clandestina e dallo spettro della detenzione, fino a 2 mesi, all'interno del famigerato kampo di permanenza temporanea. Questa è, in sintesi, la logica razzista e ferocemente di classe della legge Bossi-Fini voluta dal governo, in sintonia con le direttive europee che, a partire dal trattato di Schengen, assegnano allo Stato italiano il ruolo di guardiano delle frontiere mediterranee, ruolo svolto con particolare inumanità tale da negare persino il diritto all'asilo per i profughi di guerre, persecuzioni e genocidi, visto che su 495.000 richieste d'asilo presentate nel 2000 all'Unione Europea solo 16.000 (3%) hanno riguardato l'Italia notoriamente poco accogliente. Così gli italiani-brava gente, dimenticando la storia dei loro migranti, appaiono sempre più intossicati culturalmente da un razzismo strisciante seminato a piene mani da forze politiche quali la Lega Nord che per calcolo elettorale fomentano il pregiudizio e la xenofobia; ma, soprattutto, con l'esecutivo capeggiato da Berlusconi questo razzismo diviene elemento costitutivo e portante del programma di governo, elevando le teorie "differenzialiste" di Alain De Benoist a strumenti di analisi sociologica. Opporsi alla legge Bossi-Fini diventa quindi sia parte e versante dell'opposizione sociale al governo sia momento interessante per costruire ipotesi e pratiche per un'altra società di eguali nella quale nessuna legge stabilisca e decida la vita delle persone. Il permesso di vivere, infatti, non può essere chiesto ad alcuna autorità. ANTI
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